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Alexandra

Esistono mosche artificiali in commercio, o presenti nelle scatole dei pescatori, più efficaci di altre e capaci quindi di allettare i pesci nelle situazioni più varie e nei luoghi più disparati?
  Una domanda, questa, che ritengo si siano posti molti novizi nel campo della pesca con la canna da frusta, interessati a conoscere  approfonditamente i diversi aspetti della propria disciplina, magari con l'intento di effettuare acquisti in maniera mirata, o di imparare ad impostare opportune e rimunerative strategie di approccio al fiume. Una risposta assoluta ed esauriente ad un simile quesito penso che nessuno possa darla, se non altro perché il nostro sport è soggetto ad un'infinita quantità di fattori circostanziali, determinati in larga misura da agenti che potremmo definire di tipo esterno: condizioni climatiche, temperatura e livello dell'acqua, abitudini alimentari dei pesci condizionate dalla pressione alieutica, ecc.; a questi elementi vanno poi aggiunti quei fattori di tipo "interno", ovvero insiti nella natura di predatori dei salmonidi, che trovano ragione nelle esperienze soggettive, come cacciatrici, delle singole trote. In altre parole, un pesce, crescendo, può specializzarsi in un tipo di alimentazione composta da una limitata varietà di insetti, talvolta abboccandoli in maniera selettiva solo quando hanno raggiunto un preciso stadio di sviluppo, manifestando così una più o meno marcata repulsione ad attaccare altre potenziali prede. 
  Un'affermazione, la mia, che può essere confermata dai moschisti che si recano regolarmente sui fiumi frequentati in prevalenza dagli amanti delle tecniche con gli inneschi naturali. Su tali acque, infatti, chi adopra la coda di topo riesce sovente a conseguire le catture più consistenti, visto che tutte quelle trote propense ad accettare esclusivamente insidie che imitano gli insetti acquatici, possono cadere vittima solo se tentate con i particolari inganni piumosi dei pescatori a mosca.
  Da qui, considerando che di regola queste trote sono le più numerose, facendo parte del gruppo dei "superstiti" del fiume - pesci, in pratica, sopravvissuti alla tentazione di addentare esche che provocano più frequentemente la morte, quali, appunto, grassocci vermi di terra o succulenti camole - è comprensibile il maggiore successo dei moschisti.
  Posto in questi termini, e proiettato al settore della mosca, il mio discorso lascia intuire che nessuna imitazione può essere eletta ad insidia infallibile in qualsiasi occasione. Se una timida fario, ma anche una vorace iridea, ha la sventura di saggiare ripetutamente la pungente pericolosità di un determinato modello di artificiale, è molto probabile che sviluppi col tempo comportamenti di sospettosa selettività nei confronti di quella categoria di mosche, specie se simili imitazioni vengono azzannate principalmente per motivi di fame. Tuttavia, le cause che spingono un salmonide ad una reazione di predazione non sempre traggono origine da una necessità alimentare, ma possono essere invece cagionate anche da una serie di istinti incondizionati e che il pesce  a stento riesce a tenere a freno.
  Un luccicante streamer, ad esempio, se simile ad un piccolo pesciolino e fatto transitare presso la zona di riposo o di caccia della trota, può essere attaccato semplicemente per ragioni di territorialità: i salmoni di mal tollerano gli intrusi che invadono il loro territorio. Allo stesso tempo, se questa corposa imitazione è provvista di attributi brillanti e vivacemente colorati, può fomentare la curiosità o l'aggressività dei pesci, eccitandoli e riuscendo a farli abboccare violentemente anche quando appaiono apatici e sospettosi. Tale fenomeno ha luogo non solo con gli streamer, ma può verificarsi pure con le tradizionali wet flies di fantasia.
  Nel caso di artificiali sommersi tipo la Butcher, o la Teal Blue & Silver, oppure l'Alexandra, infatti, è difficile immaginare che il pesce li addenti perché convinto di ingoiare una preda appetibile e commestibile: queste mosche, con il loro splendente ed appariscente aspetto, si distinguono in maniera più che evidente da qualunque piccolo animaletto presente nei fiumi. Da qui è lecito supporre che la loro efficacia dipenda unicamente dalle capacità che posseggono di incuriosire le trote, o di suscitare in loro un irrefrenabile istinto alla predazione. Simili doti stimolanti si dimostrano talvolta così accentuate che una mosca può permetterci, in particolari circostanze e magari durante un determinato periodo dell'anno, di conseguire più catture di qualunque altro tipo di artificiale. Un caso storico che testimonia tale eventualità è dato proprio dall'Alexandra, le cui notevoli proprietà adescanti indussero in passato i gestori di certe fisheries a proibirne addirittura l'uso sulle loro acque, ritenendola troppo efficace.
  Questo fenomeno contribuì a rendere popolare la piccola wet fly ottenuta con la "spada" di pavone e diversi moschisti impararono a ritenerla forse la migliore mosca sommersa mai inventata: alcuni le assegnarono il nomignolo di Signora del Lago per la sua infallibilità sulle acque piatte. La leggendaria fama dell'Alexandra è andata comunque scemando con gli anni: oggi non esistono più divieti sul suo conto. Tuttavia, numerosi appassionati della canna da frusta non rinunciano ad includerla sempre nei propri "treni" di mosche per pescare sotto e molti continuano a considerarla un'esca risolutrice per svariate situazioni apparentemente difficili.
  Come tante wet flies dalla brillante livrea, anche l'Alexandra si dimostra adatta alla pesca della trota di mare su fiumi e laghi e molti pescatori scandinavi la realizzano in molteplici varianti per tentare le sea trout di tanti corsi d'acqua.



IL DRESSING

 

Alexandra 01
Cominciamo l'assemblaggio della Alexandra innestando l'amo sulla ganascia del morsetto e applicando sul suo gambo la seta di montaggio nera, con la quale andiamo a legare, in prossimità della curva, due piccoli segmenti di fibre di penna d'oca tinta di rosso. Tali segmenti vanno appaiati schiena contro schiena prima di essere bloccati all'amo e le loro punte devono protrarsi dalla curva per una lunghezza leggermente superiore a quella della metà dell'asse dell'uncino

 

Alexandra 02
Sul punto di fissaggio delle codine, fermiamo, col filato da costruzione, le estremità di due spezzoni di tinsel argentato: il primo di sezione fine ed ovale e il secondo piatto e di media larghezza. Con la seta nera poi componiamo un sottile sottocorpo lungo i tre quarti posteriori del gambo dell'amo

 

Alexandra 03
Avvolgendo il tinsel piatto attorno al tratto di amo ricoperto dal filato di montaggio, girandolo in spire perfettamente accostate l'una all'altra, realizziamo il corpo dell'Alexandra

 

Alexandra 04
A questo punto eseguiamo l'anellatura, passando in ampi giri il fine tinsel ovale lungo il corpo appena preparato

 

Alexandra 05
Da un collo di gallo tinto di nero, stacchiamo un'hackle che abbia le fibre lunghe quanto il busto della mosca; quindi la "doppiamo", ovvero lisciamo le sue fibre con i polpastrelli di una mano indirizzandole tutte verso un lato del calamo, e la leghiamo per la punta davanti al corpo in tinsel

 

Alexandra 06
Servendoci dell'apposita pinzetta, avvolgiamo l'hackle attorno alla porzione di uncino interposta tra il corpo e l'occhiello. Fatto ciò, aiutandoci con i polpastrelli del dito indice e del pollice della mano sinistra, spingiamo tutte le fibre del collarino in hackle verso il basso e in direzione della punta dell'amo, bloccandole in posizione con alcuni giri della seta nera

 

Alexandra 07
Da penne opposte della "spada" del pavone, tagliamo due segmenti di fibre di dimensioni appropriate alla misura dell'uncino che stiamo adoprando. Il taglio non va eseguito direttamente sulle fibre, ma sulla sezione di calamo dal quale queste si erigono: tale espediente ci permetterà di semplificare la realizzazione di una struttura alare ben composta. Appaiamo quindi i segmenti di penna  schiena contro schiena e li poniamo sull'amo, legandoli subito dietro l'occhiello e in maniera che le fibre si protraggano all'indietro fino a raggiungere un'ipotetica verticale passante più o meno per il centro della coda

 

Alexandra 08
Ai fianchi delle ali , collochiamo ora due strette strisce di penna d'oca tinta di rosso



Alexandra 09
Eliminate le eccedenze dei materiali utilizzati per le ali, completiamo il montaggio dell'insidia formando una piccola testina con alcuni giri di seta nera ed effettuando il nodo finale con l'apposito accessorio

 

Alexandra 10
Una goccia di colla distribuita uniformemente sulle spire del filato attorno alla testina conferirà maggiore solidità a tutto il montaggio, permettendoci di adoprare a lungo nel tempo la nostra piccola Alexandra


MATERIALI PER IL DRESSING

AMO: a gambo dritto con asse pesante dal n.14 al n.8
SETA DI MONTAGGIO: nera
CODA: segmenti di fibre di penna d'oca tinta di rosso
CORPO: tinsel argentato piatto di media larghezza
ANELLATURA: fine tinsel argentato ovale
GOLA: hackle di collo di gallo tinto di nero
ALI: segmenti di fibre di penna della "spada" di pavone
FIANCHI: segmenti di fibre di penna d'oca tinta di rosso

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