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Appetizer
Ogni forma di pesca sportiva, dai più elementari sistemi col verme alle più complesse tattiche con la mosca artificiale, possiede un fascino tutto suo fatto di momenti emozionanti e suggestivi che nel loro insieme contribuiscono a rendere soggettivamente una tecnica più appassionante di un’altra. Affermare che una determinata disciplina alieutica sia la più bella non soltanto denota un’evidente faziosità, ma anche un presuntuoso modo di sostenere una falsità. A riprova di ciò basti pensare all’attimo in cui il fluorescente star-light scompare nel buio dell’acqua marina nella pesca notturna alla spigola, oppure alla breve sequenza di sussulti della vetta della canna, seguiti dal suo inarcamento, nella delicata fase dell’abboccata di una grossa carpa, o anche all’immediato inabissamento di un esile galleggiante al termine della trattenuta su un lungo correntone popolato da cavedani. Tutte situazioni che procurano uno stato di forte eccitazione al pescatore, identiche, per intensità e piacere, a quelle che si provano pescando con la coda di topo o a spinning. Tuttavia, l’aspetto che caratterizza molte tecniche con le esche artificiali, rendendole entusiasmanti e spingendo sempre più pescatori a praticarle in maniera esclusiva, è lo stretto contatto che consentono di instaurare con la preda, specialmente se praticate a vista, giacché esaltano ancor di più il piacere della cattura
  Cominciai a utilizzare gli streamers perché ero stanco di frustare inutilmente l’acqua in quei freddi pomeriggi di marzo che seguono la data di apertura della pesca alla trota. Per anni le mie uscite sul fiume a inizio stagione erano limitate al conseguimento di veloci catture nelle ore più calde della giornata, quando l’innalzamento della temperatura stimolava la schiusa di qualche effimera e le trote potevano cibarsi in superficie. Terminata la sciamatura degli insetti, il corso d’acqua tornava a essere un luogo apparentemente privo di vita, costringendo molti cultori della mosca secca a far fagotto e tornare a casa, oppure a volteggiare la lenza in aria con l’unico pretesto di fare un po’ di pratica. Sebbene già allora ritenessi frustrante trascorrere interminabili ore presentando imitazioni galleggianti su tutte le possibili postazioni di caccia dei pesci, consapevole che difficilmente ne avrei spinto uno a bollare, dedicavo tempo al lancio solo perché affascinato da quella teoria che poneva come scopo primario della pesca a mosca la capacità di saper eseguire il "tutto coda". Col tempo, tuttavia, mi accorsi di quanto fosse controproducente e ottuso quel modo di interpretare il mio sport e di quali ristrettezze comportasse la convinzione in certi assurdi dogmi. Giunsi a tale conclusione attuando le tecniche con gli artificiali affondanti e constatando i notevoli vantaggi che ne ottenevo, quantificabili non solo in termini di catture. Imparai, infatti, che per praticarle correttamente ero obbligato a prestare maggiore attenzione a tutto ciò che accadeva sotto e sopra la superficie dell’acqua, studiando il comportamento dei pesci al fine di stabilire dai loro movimenti quali fossero le prede abboccate e riuscire a selezionare un’appropriata imitazione.
  Tali osservazioni mi condussero a scoprire una nuova dimensione della pesca a mosca, in cui il successo del pescatore era spesso sinonimo di abilità interpretativa degli atteggiamenti dei pesci e di versatilità nella scelta delle strategie più adatte a insidiarli. Il divertimento procurato dalle catture conseguite con lo streamer, mi spinse a riconsiderare questo sistema di pesca, ritenendolo un’efficace soluzione alla noia dei mesi invernali. Quando il freddo pungente costringeva i pesci a ripararsi negli anfratti più profondi del corso d’acqua, riuscivo talvolta a ingannarli presentando davanti al loro muso un vaporoso streamer recuperato a strappetti, ricorrendo magari a una lenza affondante, per impostare un’efficace e azione di pesca anche su tratti d’acqua con corrente sostenuta. Adatti a tale tecnica si rivelavano tutti gli streamers piombati simili a un piccolo pesciolino, ma anche i modelli di fantasia e l’Appetizer si dimostrava spesso uno dei più adescanti.
  Concepita dal noto pescatore inglese Bob Church, questa splendida mosca si è guadagnata fama mondiale per la sua efficacia sui reservoirs, i laghetti sportivi popolati per lo più da trote iridee. L’Appetizer può essere catalogato a metà tra un’imitazione di avannotto e un artificiale di fantasia ed è indicato anche pesca sulle acque moderatamente veloci e trasparenti, tipo quelle dei chalk streams. Grazie alla capacità di stimolare l’istinto predatorio delle trote, riesce a stanare le fario più apatiche e timide, o a stuzzicare l’appetito delle iridee più sospettose e avvezze alle imitazioni del pescatore, inducendole ad abboccare anche nei momenti in cui non impegnate a cibarsi.

IL DRESSING

Appetizer 01
Fissiamo la seta di montaggio nera all’amo e avvolgiamola fino all’inizio della curva; se si desidera appesantire la mosca, magari per utilizzarla su acque veloci o profonde, prima di applicare la seta, zavorriamo il gambo dell’amo con strette spire di sottile filo di piombo

Appetizer 02
Da un’hackle rossa e da una verde e da una piuma di fianco di germano strappiamo un ciuffo di fibre e montiamolo poco sopra la curva dell’uncino, formando una codina lunga circa un centimetro

Appetizer 03
Con il filo di montaggio fermiamo sopra il punto di fissaggio della coda l’estremità di uno spezzone di tinsel argentato ovale e di uno di ciniglia bianca. Quindi componiamo il corpo della mosca passando la ciniglia in stretti giri lungo quasi tutto il gambo dell’amo

Appetizer 04
Avvolgendo il tinsel in ampie spire su tutto il corpo per realizzare l’anellatura dell’artificiale

Appetizer 05
Eliminiamo l’eccedenza del tinsel, quindi applichiamo alcuni ciuffi di fibre di hackle rossa e verde e di piuma di fianco di gemano sotto l’occhiello, collocandoli in modo che l’apice delle fibre entri quasi in contatto con la punta dell’amo

Appetizer 06
Selezioniamo una vaporosa piuma di marabù bianco e tagliamo alcuni ciuffi di fibre che ci serviranno per preparare le sottoali dello streamer

Appetizer 07
Posizioniamo il mazzetto di fibre di marabù sopra il corpo e leghiamolo in prossimità dell’occhiello, permettendo alle barbe di protrarsi posteriormente per una lunghezza più o meno corrispondente a quella della codina

Appetizer 08
Dalla coda di scoiattolo grigio tagliamo un abbondante ciuffo di peli, pareggiamolo con l’apposito accessorio e montiamolo sopra il marabù, la sua lunghezza dovrà essere simile o poco più grande di quella delle sottoali

Appetizer 09
Realizziamo la testina della mosca con alcuni giri della seta e saldiamola con il nodo finale

Appetizer 10
Distribuiamo un leggero strato di colla sulla testina per impedire alle spire del filato di montaggio di sciogliersi

Appetizer 11
La costruzione dell’Appetizer è completata e l’insidia può essere inserita nella scatola porta streamers, pronta ad aiutarci a catturare qualche grossa trota


MATERIALI PER IL DRESSING

AMO: gambo lungo dal n. 10 al n.8
SETA DI MONTAGGIO: nera
CODA: fibre di hackle rossa e verde e di piuma di fianco di germano
ANELLATURA: tinsel argentato ovale
GOLA: fibre di hackle rossa e verde e di piuma di fianco di germano
SOTTOALI: marabù bianco
ALI: coda di scoiattolo grigio

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