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Il Tapir è stato uno dei primi artificiali a entrare a far parte della mia selezioni di mosche jolly per affrontare i fiumi con flusso vorticoso e ancora oggi, a distanza di oltre vent’anni, questa mosca continua a essere una delle mie preferite per pescare in estate. Sotto l’aspetto imitativo, il Tapir vuole assomigliare a un grosso plecottero, soprattutto se costruito con hackles di colore rosso naturale o grigio e su ami del numero 10 o del 12, e dimostra un elevatissima attrattiva proprio sui corsi d’acqua in cui abbondano le stone flies. Tuttavia la sua peculiare fisionomia lo rende affine anche ai tricotteri e, di fatto, riesce a ingannare facilmente le trote, ma anche i temoli, che si alimentano di sedge: per imitare i tricotteri di medie e piccole dimensioni, ricorro a uncini di misura più contenuta e a materiali che riescono a riprodurre le diverse colorazioni di tali insetti. Le pellicce di cervo e le piume di collo di gallo che impiego più spesso si distinguono per le tonalità brunicce o grigiastre, giacché la stragrande maggioranza delle sedge ha la livrea di questi colori, ma nella mia collezione di Tapir non mancano modelli completamente neri, ottimi per pescare quando sono attivi i tricotteri più scuri, o quando scorgo sull’acqua qualche esemplare di Sialis flavilatera: animaletto assai simile alle sedge, ma appartenente alla famiglia dei sialidi, comune sui tratti meno impetuosi di molti fiumi della nostra Penisola.
Il Tapir nero, o Black Tapir, come io preferisco chiamarlo, è un artificiale piuttosto conosciuto in Italia, giacché Piero Lumini ne inserì un modello nel suo libro “Pesca con la mosca – Imitazioni di tricotteri”. Piero non adottò alcun nome per descrivere la mosca e mi scuso con lui, o con chi concepì questo genere di insidia – forse un costruttore americano – se l’ho battezzata Black Tapir.
Come tante imitazioni di tricottero, la Black Tapir si presta a forme di pesca statiche e dinamiche. Con le prime il moschista consente all’artificiale di transitare in modo inerme sopra la zona di bollata della trota, mentre con le seconde cerca di animare l’esca facendola pattinare per un breve tratto in superficie, oppure le fa picchiettare ripetutamente l’acqua prima di depositarla davanti al pesce. Queste tattiche hanno lo scopo di rendere l’insidia simile all’insetto non soltanto nell’aspetto, ma anche nel modo di muoversi sull’acqua, oltre a stimolare la trota e indurla a una decisa reazione d’attacco.
Tutti i Tapir, compresi quelli di colore nero, sono eccellenti per la pesca in caccia, vale a dire quando si ispezionano i vari tratti del fiume alla ricerca delle trote che in quel momento non stanno bollando. Infatti, grazie alla loro sostanziosa struttura e alla notevole galleggiabilità, queste esche riescono a mantenersi sulla superficie delle acque più vorticose anche dopo una lunga sessione di pesca, risultando al contempo ben visibili e facili da intercettare per il pesce che le vede transitare sopra la propria testa. Non solo.
Essendo imitazioni di insetti che abitualmente pattinano sul fiume, i Tapir non perdono efficacia se cominciano a dragare, anzi possono apparire ancora più invitanti. Ciò consente al moschista di svolgere l’azione di pesca con un po’ più di relax, senza essere ossessionato dai flussi anomali della corrente che potrebbero catturare la coda di topo o il finale e far sciare in maniera incontrollata la mosca: questo evento, quando avviene con le imitazioni d’effimera, rischia di mettere in allarme il pesce, provocando un suo rifiuto o inducendolo addirittura a fuggire.
Alcuni costruttori hanno difficoltà a realizzare la struttura alare delle imitazioni di tricottero e di plecottero con il pelo di cervo, perché questo tende a girare attorno all’asse dell’amo se non è ben fissato con un’appropriata tecnica di costruzione. Il segreto sta nel tenere fermo il mazzetto di peli sopra l’amo, passare due giri di seta di montaggio attorno all’amo e al ciuffetto di cervo e serrare il tutto tirando con un po’ di energia il bobinatore verso l’alto, senza allentare la presa delle dita che trattengono i peli. Soltanto dopo aver passato più volte il filato da costruzione sul punto di fissaggio possiamo esser certi che i peli non ruoteranno più.
Il Tapir nero, o Black Tapir, come io preferisco chiamarlo, è un artificiale piuttosto conosciuto in Italia, giacché Piero Lumini ne inserì un modello nel suo libro “Pesca con la mosca – Imitazioni di tricotteri”. Piero non adottò alcun nome per descrivere la mosca e mi scuso con lui, o con chi concepì questo genere di insidia – forse un costruttore americano – se l’ho battezzata Black Tapir.
Come tante imitazioni di tricottero, la Black Tapir si presta a forme di pesca statiche e dinamiche. Con le prime il moschista consente all’artificiale di transitare in modo inerme sopra la zona di bollata della trota, mentre con le seconde cerca di animare l’esca facendola pattinare per un breve tratto in superficie, oppure le fa picchiettare ripetutamente l’acqua prima di depositarla davanti al pesce. Queste tattiche hanno lo scopo di rendere l’insidia simile all’insetto non soltanto nell’aspetto, ma anche nel modo di muoversi sull’acqua, oltre a stimolare la trota e indurla a una decisa reazione d’attacco.
Tutti i Tapir, compresi quelli di colore nero, sono eccellenti per la pesca in caccia, vale a dire quando si ispezionano i vari tratti del fiume alla ricerca delle trote che in quel momento non stanno bollando. Infatti, grazie alla loro sostanziosa struttura e alla notevole galleggiabilità, queste esche riescono a mantenersi sulla superficie delle acque più vorticose anche dopo una lunga sessione di pesca, risultando al contempo ben visibili e facili da intercettare per il pesce che le vede transitare sopra la propria testa. Non solo.
Essendo imitazioni di insetti che abitualmente pattinano sul fiume, i Tapir non perdono efficacia se cominciano a dragare, anzi possono apparire ancora più invitanti. Ciò consente al moschista di svolgere l’azione di pesca con un po’ più di relax, senza essere ossessionato dai flussi anomali della corrente che potrebbero catturare la coda di topo o il finale e far sciare in maniera incontrollata la mosca: questo evento, quando avviene con le imitazioni d’effimera, rischia di mettere in allarme il pesce, provocando un suo rifiuto o inducendolo addirittura a fuggire.
Alcuni costruttori hanno difficoltà a realizzare la struttura alare delle imitazioni di tricottero e di plecottero con il pelo di cervo, perché questo tende a girare attorno all’asse dell’amo se non è ben fissato con un’appropriata tecnica di costruzione. Il segreto sta nel tenere fermo il mazzetto di peli sopra l’amo, passare due giri di seta di montaggio attorno all’amo e al ciuffetto di cervo e serrare il tutto tirando con un po’ di energia il bobinatore verso l’alto, senza allentare la presa delle dita che trattengono i peli. Soltanto dopo aver passato più volte il filato da costruzione sul punto di fissaggio possiamo esser certi che i peli non ruoteranno più.
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IL DRESSING

Passiamo in larghe spire il calamo dell’hackle attorno al corpo così da formare l’anellatura della mosca

Da una pelliccia di cervo tinta di nero tagliamo un consistente ciuffo di pelo e lo poniamo sopra l’amo, fissandolo poi subito davanti al corpo e in modo che gli apici dei peli si protraggano all’indietro per una lunghezza quasi doppia rispetto al gambo dell’uncino. A operazione ultimata, i peli dovranno avere approssimativamente la forma delle ali aperte di un plecottero o di un tricottero

Tagliamo le eccedenze anteriori dei peli di cervo e copriamo i moncherini con alcuni stretti giri del filato nero. Selezioniamo da un collo di gallo nero due hackles che abbiano le fibre lunghe quanto l’asse dell’amo e le leghiamo per il loro tratto basale in prossimità dell’inizio del corpo, ponendole col dorso rivolto verso l’esterno: il dorso è la parte interna meno lucida

Creiamo una piccola testina con ripetuti giri della seta da costruzione dietro l’occhiello e completiamo il montaggio con il nodo finale

Distribuiamo una goccia di colla sul capo della Black Tapir, in modo da impedire alle spire di seta di sciogliersi anche dopo molte uscite di pesca
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: a gambo dritto dal n. 16 al n. 12
SETA DI MONTAGGIO: nera CORPO: pelo di foca, o sostituto, di colore nero ANELLATURA: calamo di hackle di collo di gallo nero HACKLE: di collo di gallo nero |
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