Una delle caratteristiche più singolari che contraddistingue il settore della costruzione delle mosche è il continuo processo di evoluzione degli artificiali. Ogni anno, nel mondo, nascono sulle ganasce dei morsetti migliaia di nuovi esemplari di insidie, concepiti elaborando particolari tecniche di montaggio, o ricorrendo a singolari materiali. Alcune di queste mosche hanno poi la fortuna di diffondersi prepotentemente sulle acque di molti fiumi, dimostrandosi decisamente efficaci e aiutando i moschisti a catturare pesci quando altri modelli di artificiale si rivelano improduttivi.
In termini di popolarità, a cagionare il successo di un artificiale, oltre alla sua attrattiva, giocano un ruolo la sua eleganza e la facilità con cui è possibile realizzarlo sull’asse di un amo. La prima “vittima” di qualunque tipo di insidia è il pescatore, che giudica la bontà della mosca attraverso un’ottica che non sempre corrisponde a quella del pesce. Nel caso degli artificiali per pescare le trote, i criteri di selezione dell’esca dovrebbero attenersi unicamente a parametri di verosimiglianza con gli insetti presenti in acqua; in realtà, la nostra preferenza tiene in considerazione anche l’elemento bellezza, giacché quasi tutti noi preferiamo utilizzare splendide insidie, piuttosto che brutti sgorbi. Ovviamente, questi bei fiocchi pelosi devono distinguersi per la semplicità del loro dressing, altrimenti la fatica richiesta per assemblarli potrebbe dissuaderci dall’utilizzarli liberamente.
Con gli artificiali per il salmone atlantico, il fattore eleganza prende spesso il sopravvento su qualunque altro componente che contribuisce a rendere attrattiva la mosca. Il Salmo salar, quando risale i fiumi per riprodursi, smette di alimentarsi e il fatto che possa attaccare una nostra insidia trova ragione in tutta una serie di reazioni istintive che prescindono dalle necessità alimentari. Per insidiarlo, quindi, i pescatori ritengono inutile servirsi dell’imitazione di una sua preda e preferiscono “innescare” una bella mosca di fantasia, che li ponga nel migliore stato d’animo per affrontare il fiume con la massima concentrazione e fiducia: condizione essenziale per riuscire a conseguire risultati positivi in una disciplina alieutica particolarmente estenuante e dagli esiti incerti.
La scelta di questa insidia tiene in considerazione, solitamente, il colore dei piumaggi e dei filati, e le dimensioni dell’amo, o del tubetto, impiegati per il suo dressing. Diversi moschisti sostengono che ci debba essere sintonia tra i colori e la brillantezza dell’artificiale e le tinte e la luminosità della giornata, vale a dire che le mosche chiare e splendenti funzionano meglio se splende il sole, mentre quelle con i colori scuri sono più efficaci se il cielo è coperto. La misura dell’amo, invece, dipende dalla temperatura dell’acqua, che influenza le funzioni metaboliche del salmone, rendendolo più o meno attivo; in altre parole, le mosche più piccole si prestano alla pesca nelle calde giornate estive, presentandole poco sotto la superficie, mentre i tubes più pesanti sono indicati per tentare il Salmo salar ad inizio stagione, quando il freddo impigrisce i pesci e li induce a muoversi presso il fondale delle buche più profonde.
Anche se belle da vedere ed estremamente “attrattive” nei confronti dei pescatori, molte mosche da salmone manifestano una rigidità strutturale, dovuta alle caratteristiche di certi materiali, che penalizza la loro vitalità quando si muovono nel fiume. Esaminando le capacità natatorie delle tube flies montate sui cilindretti di ottone e con la struttura alare preparata con il bucktail, è facile accorgerci di quanto poco sinuoso e, forse, relativamente adescante sia il loro aspetto in acqua. È lecito supporre, perciò, che esche così inarticolate e pesanti riescano a stuzzicare l’aggressività o la curiosità del pesce soltanto perché riflettono lampi di luce colorata. In virtù di questo fatto, alcuni anni fa, Hakan Norling, un costruttore scandinavo, realizzò le sue straordinarie Templedogs: tube flies concepite per esaltarne al massimo la mobilità in acqua, rendendole agili e flessuose e capaci di far tremolare e pulsare il loro soffice palco alare sotto la spinta della corrente. Le Templedogs, o Templehairs come qualcuno preferisce chiamarle, sono le mosche più adoprate oggigiorno dai moschisti che pescano il salmone, e in qualche caso la trota di mare, sui fiumi della Norvegia e della Svezia. Belle da vedere e armoniose nelle forme, queste tube flies incantano qualunque pescatore che riesce a costruirle o a procurarsele, rivelandosi allo stesso tempo molto efficaci, soprattutto per insidiare i grossi spring salmon che risalgono i fiumi ad inizio stagione. È interessante notare che le Templedogs stanno attraversando un particolare processo evolutivo, determinato dalle singolari personalizzazione apportate ai vari esemplari dagli appassionati dei lavori al morsetto. Originale è quel sistema di costruzione che prevede l’utilizzo di due tubetti di plastica di diverso diametro, innestati l’uno nell’altro, che ci permettono di applicare un piccolo cono di metallo in testa alla mosca. Servendoci di questa tecnica, possiamo realizzare esemplari di tube fly come la Cone Orange Templehair, la cui caratteristica è di affondare di muso quando cade in acqua: compiendo richiami e rilasci di lenza, oscillando leggermente la vetta della canna, possiamo far muovere ritmicamente su e giù la testa della mosca che nuota nel fiume. Così animata, la nostra Cone Orange Templehair appare più “viva” e probabilmente più invitante per i salmoni.
In termini di popolarità, a cagionare il successo di un artificiale, oltre alla sua attrattiva, giocano un ruolo la sua eleganza e la facilità con cui è possibile realizzarlo sull’asse di un amo. La prima “vittima” di qualunque tipo di insidia è il pescatore, che giudica la bontà della mosca attraverso un’ottica che non sempre corrisponde a quella del pesce. Nel caso degli artificiali per pescare le trote, i criteri di selezione dell’esca dovrebbero attenersi unicamente a parametri di verosimiglianza con gli insetti presenti in acqua; in realtà, la nostra preferenza tiene in considerazione anche l’elemento bellezza, giacché quasi tutti noi preferiamo utilizzare splendide insidie, piuttosto che brutti sgorbi. Ovviamente, questi bei fiocchi pelosi devono distinguersi per la semplicità del loro dressing, altrimenti la fatica richiesta per assemblarli potrebbe dissuaderci dall’utilizzarli liberamente.
Con gli artificiali per il salmone atlantico, il fattore eleganza prende spesso il sopravvento su qualunque altro componente che contribuisce a rendere attrattiva la mosca. Il Salmo salar, quando risale i fiumi per riprodursi, smette di alimentarsi e il fatto che possa attaccare una nostra insidia trova ragione in tutta una serie di reazioni istintive che prescindono dalle necessità alimentari. Per insidiarlo, quindi, i pescatori ritengono inutile servirsi dell’imitazione di una sua preda e preferiscono “innescare” una bella mosca di fantasia, che li ponga nel migliore stato d’animo per affrontare il fiume con la massima concentrazione e fiducia: condizione essenziale per riuscire a conseguire risultati positivi in una disciplina alieutica particolarmente estenuante e dagli esiti incerti.
La scelta di questa insidia tiene in considerazione, solitamente, il colore dei piumaggi e dei filati, e le dimensioni dell’amo, o del tubetto, impiegati per il suo dressing. Diversi moschisti sostengono che ci debba essere sintonia tra i colori e la brillantezza dell’artificiale e le tinte e la luminosità della giornata, vale a dire che le mosche chiare e splendenti funzionano meglio se splende il sole, mentre quelle con i colori scuri sono più efficaci se il cielo è coperto. La misura dell’amo, invece, dipende dalla temperatura dell’acqua, che influenza le funzioni metaboliche del salmone, rendendolo più o meno attivo; in altre parole, le mosche più piccole si prestano alla pesca nelle calde giornate estive, presentandole poco sotto la superficie, mentre i tubes più pesanti sono indicati per tentare il Salmo salar ad inizio stagione, quando il freddo impigrisce i pesci e li induce a muoversi presso il fondale delle buche più profonde.
Anche se belle da vedere ed estremamente “attrattive” nei confronti dei pescatori, molte mosche da salmone manifestano una rigidità strutturale, dovuta alle caratteristiche di certi materiali, che penalizza la loro vitalità quando si muovono nel fiume. Esaminando le capacità natatorie delle tube flies montate sui cilindretti di ottone e con la struttura alare preparata con il bucktail, è facile accorgerci di quanto poco sinuoso e, forse, relativamente adescante sia il loro aspetto in acqua. È lecito supporre, perciò, che esche così inarticolate e pesanti riescano a stuzzicare l’aggressività o la curiosità del pesce soltanto perché riflettono lampi di luce colorata. In virtù di questo fatto, alcuni anni fa, Hakan Norling, un costruttore scandinavo, realizzò le sue straordinarie Templedogs: tube flies concepite per esaltarne al massimo la mobilità in acqua, rendendole agili e flessuose e capaci di far tremolare e pulsare il loro soffice palco alare sotto la spinta della corrente. Le Templedogs, o Templehairs come qualcuno preferisce chiamarle, sono le mosche più adoprate oggigiorno dai moschisti che pescano il salmone, e in qualche caso la trota di mare, sui fiumi della Norvegia e della Svezia. Belle da vedere e armoniose nelle forme, queste tube flies incantano qualunque pescatore che riesce a costruirle o a procurarsele, rivelandosi allo stesso tempo molto efficaci, soprattutto per insidiare i grossi spring salmon che risalgono i fiumi ad inizio stagione. È interessante notare che le Templedogs stanno attraversando un particolare processo evolutivo, determinato dalle singolari personalizzazione apportate ai vari esemplari dagli appassionati dei lavori al morsetto. Originale è quel sistema di costruzione che prevede l’utilizzo di due tubetti di plastica di diverso diametro, innestati l’uno nell’altro, che ci permettono di applicare un piccolo cono di metallo in testa alla mosca. Servendoci di questa tecnica, possiamo realizzare esemplari di tube fly come la Cone Orange Templehair, la cui caratteristica è di affondare di muso quando cade in acqua: compiendo richiami e rilasci di lenza, oscillando leggermente la vetta della canna, possiamo far muovere ritmicamente su e giù la testa della mosca che nuota nel fiume. Così animata, la nostra Cone Orange Templehair appare più “viva” e probabilmente più invitante per i salmoni.
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IL DRESSING

Iniziamo la costruzione della Cone Orange Templehair tagliando due pezzetti di innertubing e di outertubing della stessa lunghezza (la loro misura dipende dalle dimensioni della mosca che intendiamo assemblare) e inseriamo il primo, dopo averlo trattato con una goccia di colla cianoacrilica, all’interno del secondo, lasciando in coda al tubetto esterno lo spazio sufficiente per alloggiare l’occhiello dell’ancoretta che applicheremo in fase di pesca. Infiliamo poi il retro dei due cilindretti di plastica su un ago da cucito precedentemente legato e incollato su un amo doppio per tube flies del numero otto (la funzione dell’ago e dell’uncino è di sorreggere la mosca in fase di costruzione). Quindi innestiamo una delle curve dell’amo sulla ganascia del morsetto e applichiamo la seta di montaggio all’outertubing, impiegandola per fissare, a circa un centimetro dalla sua estremità posteriore, un pezzetto di fine tinsel argentato ovale. Girando in strette spire il tinsel lungo una breve porzione del cilindretto, formiamo la prima porzione del tag

Con uno spezzone di seta floss arancione, costruiamo la seconda parte del tag davanti a quella in tinsel. Anteriormente al tag, leghiamo un folto ciuffo di antron rosso, ponendolo in modo che si protragga all’indietro per circa un centimetro e mezzo

Sul punto d’innesto della codina, blocchiamo col filato di montaggio l’apice di un’hackle di collo di gallo tinto di rosso e il capo di due spezzoni di tinsel argentato: il primo sottile e a sezione ovale e il secondo piatto

Con la seta da costruzione, componiamo un uniforme sottocorpo lungo i due quarti centrali dell’outertubing e vi avvolgiamo sopra il tinsel piatto

Davanti al corpo in tinsel, fissiamo il capo di un rocchetto di seta floss rossa e lo impieghiamo per realizzare la seconda parte del corpo, girandolo attorno a quasi tutto il quarto anteriore dell’outertubing

Dalla coda di vitello tinta di rosso, preleviamo un mazzetto di peli e lo leghiamo anteriormente al corpo, posizionandolo in modo che i suoi apici si protraggano all’indietro fino a raggiungere l’estremità posteriore del ciuffo di antron. Alcuni costruttori legano il ciuffo di peli sull’outertubing, altri sull’innertubing; la scelta di uno o dell’altro sistema è soggettiva, tuttavia, optando per la seconda soluzione, si permetterà al cono di metallo che applicheremo al finale di coprire completamente le spire di seta di montaggio sul capo della mosca

Sopra le sottoali, montiamo alcuni filamenti di Flashabou color lavanda e di Crystalhair perlescente e argentato, disponendoli in maniera che si estendano poco oltre le punte dei peli di vitello

Sul punto di fissaggio delle sottoali, blocchiamo il tratto apicale di un’hackle di collo di gallo tinto di nero e l’avvolgiamo attorno a un breve tratto del tubicino di plastica per formare un piccolo collarino

Con le dita della mano sinistra, spingiamo tutte le fibre del collarino verso il basso e leggermente all’indietro e le blocchiamo in tale posizione con la seta da costruzione. Fatto ciò, tagliamo un folto ciuffo di pelo da un vaporoso pezzo di templehair, o di coda di volpe artica, tinto di arancione e lo fissiamo sopra le sottoali: i peli di templehair devono essere due o tre centimetri più lunghi di quelli di vitello

Stacchiamo da un collo di gallo della giungla due piume di medie dimensioni e le montiamo ai fianchi delle ali

Inseriamo un cono di metallo di appropriata misura sul breve tratto di innertubing in testa all’artificiale, lo spingiamo con energia e tagliamo la parte eccedente del tubetto di plastica, lasciandone circa un millimetro che scaldiamo con la fiamma di un accendino: squagliandosi, l’estremità dell’innertubing si dilaterà e orlerà, impedendo al cono di metallo di sfilarsi. La Cone Orange Templehair è pronta per essere “innescata” nella prossima spedizione di pesca al salmone, magari per tentare un grosso pesce su imponente fiume della Norvegia
MATERIALI PER IL DRESSING
TUBETTO: di plastica lungo dai due ai cinque centimetri (se possibile, è preferibile servirsi del kit composto dall’innertubing e dall’outertubing)
SETA DI MONTAGGIO: nera
TAG: fine tinsel argentato ovale e seta floss arancione
CODA: antron rosso
CORPO: due terzi posteriori preparati con largo tinsel argentato piatto (o mylar); terzo anteriore realizzato con seta floss rossa
PALMERATURA: hackle di collo di gallo tinto di rosso
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
SOTTOALI: pelo di coda di vitello tinta di rosso e filamenti di Flashabou color lavanda e di Crystalhair perlescente e argentato
GOLA: hackle di collo di gallo tinto di nero
ALI: templehair, o pelo di coda di volpe artica, tinto di arancione
GUANCE: gallo della giungla
TESTA: cono di metallo dorato
SETA DI MONTAGGIO: nera
TAG: fine tinsel argentato ovale e seta floss arancione
CODA: antron rosso
CORPO: due terzi posteriori preparati con largo tinsel argentato piatto (o mylar); terzo anteriore realizzato con seta floss rossa
PALMERATURA: hackle di collo di gallo tinto di rosso
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
SOTTOALI: pelo di coda di vitello tinta di rosso e filamenti di Flashabou color lavanda e di Crystalhair perlescente e argentato
GOLA: hackle di collo di gallo tinto di nero
ALI: templehair, o pelo di coda di volpe artica, tinto di arancione
GUANCE: gallo della giungla
TESTA: cono di metallo dorato