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IL NODO DEL SANGUE
Sebbene non utilizzi più il blood knot per attaccare il
terminale alle mie lenze, talvolta mi servo di questo nodo per congiungere le
sezioni intermedie dei finali, soprattutto quando devo legare due fili di diametro
piuttosto diverso tra loro. Il nodo del sangue è veramente semplice e di
solito è il primo che i pescatori novizi imparano a eseguire.
Per rendere più chiare tutte le fasi di annodatura ho realizzato la sequenza fotografica con due spezzoni di backing di diverso colore: il backing bianco rappresenta l’estremità inferiore del finale, mentre il giallo è il tip da aggiungere
Per rendere più chiare tutte le fasi di annodatura ho realizzato la sequenza fotografica con due spezzoni di backing di diverso colore: il backing bianco rappresenta l’estremità inferiore del finale, mentre il giallo è il tip da aggiungere

La prima fase della sua preparazione ci impone di porre in modo incrociato le estremità dei due fili, facendo sì che queste siano rivolte verso l’alto, quindi giriamo quattro volte l’estremità di destra attorno alla sezione di filo sottostante, la ruotiamo all’indietro e la collochiamo in mezzo all’intersezione tra i due fili.

Giriamo ora quattro volte l’estremità di sinistra attorno al filo sottostante, la ruotiamo all’indietro e la inseriamo nell’asola che si è creata dove i fili si incrociano, facendo attenzione di introdurla in senso opposto rispetto all’estremità dell’altro filo.
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IL NODO DELL'ACQUA A QUATTRO GIRI
Il nodo dell’acqua è ancor più facile da preparare
e a mio giudizio è imbattibile per rimpiazzare il terminale dei nostri finali,
giacché è il più efficiente e richiede davvero un attimo per essere completato. Questo sistema di congiunzione mantiene elevato il carico di rottura del filo, giacché il nailon perde circa il 5% della sua resistenza.

Per realizzare il nodo dell’acqua a quattro giri dobbiamo appaiare il capo del finale e una delle estremità dello spezzone di monofilo che abbiamo scelto come terminale.

Ruotiamo su se stessi i due fili e formiamo un nodo semplice.

Facciamo passare per altre tre volte il capo del finale e il terminale all’interno dell’asola del nodo.

Afferriamo le estremità di destra e di sinistra dei fili e le tiriamo contemporaneamente per serrate il nodo, evitando di far sovrapporre le spire della legatura: questo inconveniente può accadere se aumentiamo o riduciamo la tensione di uno dei quattro fili che tiriamo. Ricordiamoci di inumidire sempre la legatura prima di cominciare e stringerla.

Se desideriamo lasciare un bracciolo sul finale per utilizzare contemporaneamente due mosche, è importante recidere lo spezzone di filo che si protrae dalla parte superiore del nodo, giacché questo rischierebbe di spezzarsi, facendo pressione in maniera anomala sulla legatura, qualora vi applicassimo un’artificiale e allamassimo un bel pesce.
IL NODO A CAPPIOLA
Per “innescare” le mosche mi avvalgo quasi sempre di due nodi
che scelgo in base al modello di artificiale che intendo adoprare. Per le
imitazioni di superficie, utilizzo il nodo detto a cappiola, che riesce a
nascondersi all’interno dell’occhiello dell’amo, risultando così poco visibile
e non può riflette anomali e allarmanti bagliori di luce. Questa legatura
facilita l’assetto della mosca sull’acqua, giacché il filo resta sempre
parallelo all’asse dell’amo, e la sua resistenza è piuttosto buona: il carico
di rottura del filo, seppur leggermente ridotto, rimane tale da consentirci di
impiegare monofili sottili per tentare prede di taglia ragguardevole.

Per eseguirlo inseriamo il capo del terminale nell’apertura superiore dell’occhiello dell’amo e realizziamo un nodino di sicurezza sulla punta del filo: la sua funzione è di impedire alla cappiola si sciogliersi quando la mettiamo in tensione. Formiamo lungo il tratto apicale del terminale un cappio semplice e stringiamo il suo nodo contro il nodino di sicurezza.

Tagliamo l’eccedenza di filo e facciamo passare l’amo all’interno della cappiola.

Stringiamo la cappiola dietro l’occhiello dell’amo, facendo sì che le spire del nodo vadano a incunearsi nell’apertura dell’occhiello: nella foto ho utilizzato un amo da streamer, che ha l’occhiello parallelo al gambo dell’amo, quindi il filo non si pone in asse con l’uncino. Con un amo da trota, il cui occhiello è all’ingiù, questo inconveniente non accade, giacché il filo rimane parallelo al gambo, contribuendo alla buona posa dell’artificiale sull’acqua. Attenzione: se il nodo scivola dalla testina della mosca e si serra sul monofilo, va rifatto, altrimenti rischiamo di spezzare la lenza alla prima ferrata.
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IL NODO IMPROVED CLINCH
Per legare al finale le mosche sommerse, gli streamer
e gli artificiali da salmone impiego il nodo improved clinch, la cui tenuta è
davvero elevata. Questo sistema di congiunzione è conosciuto anche col nome di
nodo della girella ed è assai diffuso tra i moschisti, ma anche tra coloro che
pescano a spinning: a mio giudizio è il migliore e il più semplice per annodare
insidie costruite su ami che hanno l’occhiello parallelo al gambo.

Per realizzare l’improved clinch inseriamo il capo del finale nell’occhiello dell’amo, ripieghiamo il filo all’indietro e lo giriamo attorno al terminale, ovvero su se stesso, per circa sette o otto volte.

Facciamo passare il capo del finale nell’asola di filo in prossimità dell’occhiello e poi nella seconda asola che si è creata piegando il filo in avanti.
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IL NODO TONY PENA
Il Tony Pena è uno dei migliori nodi per unire il trecciato al terminale in nailon, mantenendo quasi il 100% del carico di rottura del filo. Nel campo della pesca a mosca la sua utilità è relativa, ma si rivela prezioso quando intendiamo unire il backing gel spun alla shooting line, giacchè la sua struttura allungata e molto sottile ne facilita il passaggio tra gli anelli della canna.