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Nel corso di una schiusa di efemerotteri, se ci accostiamo
alla superficie del fiume e tentiamo di scorgere gli animaletti impegnati a
sciamare, possiamo facilmente costatare la condizione di estrema vulnerabilità
in cui si trovano gli insetti che compiono la propria metamorfosi. Per quasi
tutta la loro vita giovanile le piccole effimere conducono un’esistenza al
riparo dei predatori, nascondendosi tra gli anfratti del fondale dove trovano
cibo e protezione. Raggiunto l’ultimo stadio di sviluppo, le ninfe mature sono
costrette a migrare in superficie, magari dirigendosi verso quei tratti di
fiume dove l’acqua è più veloce e increspata, vale a dire dove la tensione
superficiale è minore, esponendosi così agli assalti dei vari pesci che se ne
nutrono.
Solitamente le ninfe migranti di efemerottero sono azzannate avidamente durante l’intero percorso che compiono per fuoriuscire dall’acqua, ma la maggiore parte degli attacchi accade nel momento in cui gli invertebrati, raggiunto il punto di emersione, sono costretti a navigare inermi appena sotto il pelo dell’acqua per liberarsi delle spoglie giovanili e spiegare le ali nell’aria. Questa fase può durare qualche secondo ed è resa ancor più pericolosa dal fatto che gli insetti, trasportati dalla corrente, transitano su ampie porzioni di fiume e hanno maggiori probabilità di essere assaggiati da qualche pesce. In pratica, le effimere che compiono la trasformazione in adulti sono prede tra le più gradite e abboccate da trote e temoli. Ciò è confermato dall’analisi dei contenuti stomacali dei pesci che decidiamo di trattenere: spesso sono pieni di insetti allo stadio di ninfa matura o di adulto in fase di trasformazione.
La predilezione delle trote per gli efemerotteri sciamanti è rivelata talvolta anche dal loro modo di bollare. In tantissimi casi i salmonidi afferrano un insetto provocando un modesto ribollio in superficie senza fa affiorare il proprio muso, ma generando un delicato risucchio. Ciò indica che la preda non si trova in superficie, bensì sotto il pelo dell’acqua. Non solo. I pesci amano compiere delle delfinate quando abboccano le effimere emergenti, così che il pescatore assiste spesso alla calma apparizione della groppa e della coda del salmonide che sta compiendo la propria cacciata.
Le trote e temoli dal comportamento selettivo, quando si alimentano di emerger, pretendono di essere insidiate con mosche che imitino l’invertebrato non soltanto nell’aspetto ma anche per il modo di stare in acqua, vale a dire col corpo in parte immerso e con le ali appena fuori la superficie. Qualsiasi altro artificiale che nuoti in maniera diversa rischia di essere rifiutato e di allarmare i nostri avversari. Da qui, nella fase culminante di una schiusa, quando la concentrazione di effimere emergenti è più alta, i pesci più scaltri e dal comportamento alimentare più specializzato, possono essere ingannati soltanto da quelle imitazioni in grado di rimanere intrappolate nella pellicola superficiale del fiume.
Ottimo esponente di questa categoria di esche che lavora nella zona di confine tra aria e acqua è la E. I. Emerger, mosca che concepii per imitare piccole effimere olivastre come la Baetis rhodani e l’Ephmerella ignita: da quest’ultima ha tratto il nome. Tali invertebrati sono piuttosto comuni su molti fiumi e inducono sovente i pesci a cibarsene selettivamente. La peculiarità di questa insidia è di possedere un lungo corpo preparato col quill di pavone: il quill ha una colorazione assai simile all’addome della ninfa. Il torace, invece, è composto con del polipropilene verde oliva, vale a dire della stessa tonalità del busto dell’insetto adulto. La mosca, quando cade sull’acqua, si posa con la porzione addominale parzialmente immersa, la struttura toracica incastrata nel film superficiale e le ali ben erette in superficie, e appare identica a un’effimera che sta completando il processo di emersione liberandosi delle spoglie ninfali.
Solitamente le ninfe migranti di efemerottero sono azzannate avidamente durante l’intero percorso che compiono per fuoriuscire dall’acqua, ma la maggiore parte degli attacchi accade nel momento in cui gli invertebrati, raggiunto il punto di emersione, sono costretti a navigare inermi appena sotto il pelo dell’acqua per liberarsi delle spoglie giovanili e spiegare le ali nell’aria. Questa fase può durare qualche secondo ed è resa ancor più pericolosa dal fatto che gli insetti, trasportati dalla corrente, transitano su ampie porzioni di fiume e hanno maggiori probabilità di essere assaggiati da qualche pesce. In pratica, le effimere che compiono la trasformazione in adulti sono prede tra le più gradite e abboccate da trote e temoli. Ciò è confermato dall’analisi dei contenuti stomacali dei pesci che decidiamo di trattenere: spesso sono pieni di insetti allo stadio di ninfa matura o di adulto in fase di trasformazione.
La predilezione delle trote per gli efemerotteri sciamanti è rivelata talvolta anche dal loro modo di bollare. In tantissimi casi i salmonidi afferrano un insetto provocando un modesto ribollio in superficie senza fa affiorare il proprio muso, ma generando un delicato risucchio. Ciò indica che la preda non si trova in superficie, bensì sotto il pelo dell’acqua. Non solo. I pesci amano compiere delle delfinate quando abboccano le effimere emergenti, così che il pescatore assiste spesso alla calma apparizione della groppa e della coda del salmonide che sta compiendo la propria cacciata.
Le trote e temoli dal comportamento selettivo, quando si alimentano di emerger, pretendono di essere insidiate con mosche che imitino l’invertebrato non soltanto nell’aspetto ma anche per il modo di stare in acqua, vale a dire col corpo in parte immerso e con le ali appena fuori la superficie. Qualsiasi altro artificiale che nuoti in maniera diversa rischia di essere rifiutato e di allarmare i nostri avversari. Da qui, nella fase culminante di una schiusa, quando la concentrazione di effimere emergenti è più alta, i pesci più scaltri e dal comportamento alimentare più specializzato, possono essere ingannati soltanto da quelle imitazioni in grado di rimanere intrappolate nella pellicola superficiale del fiume.
Ottimo esponente di questa categoria di esche che lavora nella zona di confine tra aria e acqua è la E. I. Emerger, mosca che concepii per imitare piccole effimere olivastre come la Baetis rhodani e l’Ephmerella ignita: da quest’ultima ha tratto il nome. Tali invertebrati sono piuttosto comuni su molti fiumi e inducono sovente i pesci a cibarsene selettivamente. La peculiarità di questa insidia è di possedere un lungo corpo preparato col quill di pavone: il quill ha una colorazione assai simile all’addome della ninfa. Il torace, invece, è composto con del polipropilene verde oliva, vale a dire della stessa tonalità del busto dell’insetto adulto. La mosca, quando cade sull’acqua, si posa con la porzione addominale parzialmente immersa, la struttura toracica incastrata nel film superficiale e le ali ben erette in superficie, e appare identica a un’effimera che sta completando il processo di emersione liberandosi delle spoglie ninfali.
IL DRESSING

Affrontiamo
il primo passo di montaggio della E. I. Emerger inserendo l’amo nella ganascia
del morsetto e fermando la seta da costruzione beige sul suo gambo, con la
quale leghiamo, in prossimità della curva, un rado ciuffetto di fibre di piuma
di pernice. Queste codine devono protrarsi dall’amo per una lunghezza
equivalente a circa un terzo di quella del gambo

Sul punto di fissaggio delle codine blocchiamo
l’estremità basale di una barba di penna della ruota di pavone privata di tutta
la peluria che la ricopre (questo ingrediente è chiamato quill). Con la seta
beige componiamo un sottile sottocorpo a forma conica lungo i due quinti
posteriori dell’asse dell’uncino

Avvolgiamo il quill di pavone attorno al sottocorpo
e realizziamo la prima parte del busto dell’imitazione

Con la specifica cera ingrassiamo un tratto del
filato di montaggio e vi distribuiamo sopra un pizzico di polipropilene verde
oliva. Con i polpastrelli delle dita di una mano serriamo i dubbing e lo
giriamo in stretti passaggi attorno ai due quinti centrali del gambo dell’amo,
così da realizzare la seconda porzione del corpo dell’artificiale

Davanti alla parte di corpo appena realizzata,
leghiamo la base di un’hackle di collo di gallo blue dun che abbia le fibre poco più corte
del gambo dell’amo e due piume di cul de canard di colore grigio naturale

Ruotiamo in avanti le punte delle piume di cul de
canard e le blocchiamo sullo stesso punto dal quale si erigono le loro porzioni
basali

Afferriamo con l’apposita pinzetta l’apice
dell’hackle e la giriamo più volte attorno alla sezione basale delle ali in cul
de canard per formare un rado collarino

Distribuiamo una piccola goccia di colla sulla
testina, così da irrobustire tutto il montaggio. La nostra E. I. Emerger è
pronta e può essere inserita nella scatola porta mosche: sicuramente ci aiuterà
a ingannare una trota, ma anche un temolo, intenta a bollare piccole effimere
olivastre impegnate a sciamare
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: da caddis dal n.14 al n.12
SETA DI MONTAGGIO: beige o rosso bruniccio
CODE: fibre di piuma di pernice
ADDOME: quill di pavone
TORACE: polipropilene verde oliva
ALI: piume di cul de canard di colore grigio naturale
HACKLE: di collo di gallo blue dun
SETA DI MONTAGGIO: beige o rosso bruniccio
CODE: fibre di piuma di pernice
ADDOME: quill di pavone
TORACE: polipropilene verde oliva
ALI: piume di cul de canard di colore grigio naturale
HACKLE: di collo di gallo blue dun