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Molte battute di pesca che effettuo nella stagione invernale hanno come obiettivo la cattura di pesci di grosse dimensioni. Conclusa la stagione della pesca alla trota e messe da parte tutte le piccole imitazioni di efemerotteri, di tricotteri e di ditteri galleggianti o emergenti, rifornisco il mio gilet con le scatole di streamers e di corpulente ninfe, che impiego poi per tentare le grosse iridee di un laghetto no kill riservato alle sole esche artificiali, oppure per insidiare le spigole nelle foci o lungo la costa. Saltuariamente provo a pescare anche i lucci, proiettando le mie imitazioni ai margini dei canneti di un lago, o nei corridoi creati dalle piante sommerse di un canale, ma non ho mai dedicato molto tempo agli esocidi con la canna da mosca e per questo non ho mai conseguito catture particolarmente interessanti. Una mancanza di successi che in più di una circostanza ho imputato all’inadeguatezza dei miei artificiali, caratterizzati dalle ridotte dimensioni e dalla poca verosimiglianza con le reali prede del luccio. Per pescare questo pesce ho sempre adoprato i medesimi streamers da trota, realizzandoli su ami di grande misura e impiegando materiali a profusione. I risultati, tuttavia, non sono mai stati eccezionali: le mie esche risultavano relativamente imitative e comunque poco simili alle reali prede del luccio; oltre a ciò tendevano a trattenere l’acqua a causa dell’elevata igroscopicità dei piumaggi e delle fibre da me impiegate per costruirle, rivelandosi oltremodo pesanti e quindi poco maneggevoli da impiegare con la coda di topo.
Non so se il problema delle esche voluminose, relativamente imitative e troppo pesanti abbia indotto Enrico Puglisi a progettare le sue singolarissime e splendide imitazioni di pesce esca, spingendolo a ideare speciali fibre sintetiche per dare forma alle sue creazioni al morsetto, ma è certo che questo straordinario pescatore sportivo siciliano, che da anni vive negli Stati Uniti, ha varcato una nuova frontiera nel campo della costruzione delle mosche artificiali. L’abilità di Enrico fu di concepire una fibra che per finezza, morbidezza ed elasticità consentiva di conferire una vitale mobilità agli artificiali; la bassa igroscopicità di questo materiale, inoltre, impediva alle mosche di trattenere acqua e di asciugarsi al primo falso lancio, mantenendo un peso contenuto e agevolando, perciò, l’azione di pesca di quei pescatori che avevano la necessità di impiegare esche di generose dimensioni.
Ho costruito la prima imitazione di pescetto con le EP Fibers, le fibre ideate da Enrico Puglisi, un po’ per curiosità e un po’ per disporre di esche sostanziose capaci di fomentare l’aggressività e l’ingordigia di qualche grossa spigola. Alcuni amici amanti dello spinning in mare, infatti, mi avevano suggerito di incrementare la taglia degli artificiali che abitualmente “innescavo” se intendevo realizzare il colpaccio, soprattutto se dovevo pescare in condizioni di mare molto mosso: i grossi predatori preferiscono solitamente attaccare bocconi che soddisfino il loro appetito; con l’acqua spumosa e molto agitata, inoltre, è consigliabile impiegare esche sostanziose e ben visibili, che risultano più facili da scorgere per la spigola in caccia. Tra gli esemplari a cui diedi “vita”, i più efficaci si rivelarono le imitazioni di cefalo dalle tinte prevalentemente corvine e alcuni pescetti simili, per livrea, al persico reale, ma che potevano essere confusi anche per un sugherello o per una donzella, come la EP Greenish Perch. Realizzai questa esca prendendo a modello una mosca che l’amico Paolo aveva impiegato con discreto successo nelle ultime stagioni di pesca dalla costa, conseguendo talvolta più di una cattura di fila senza che noi altri moschisti avessimo avvertito la benché minima mangiata.
Il battesimo della EP Greenish Perch avvenne in una fredda e assolata giornata di fine gennaio e fu subito un grande successo, giacché mi permise di catturare una bella spigola di quasi un chilo di peso. Con questo artificiale allamai successivamente il mio primo peacock bass su un lago brasiliano, lanciandola a ridosso delle piante acquatiche affioranti e recuperandola poi a passo sostenuto. Oggigiorno la adopro prevalentemente per la pesca al black bass e al luccio, realizzandola soprattutto in esemplari di grossa taglia.
Non so se il problema delle esche voluminose, relativamente imitative e troppo pesanti abbia indotto Enrico Puglisi a progettare le sue singolarissime e splendide imitazioni di pesce esca, spingendolo a ideare speciali fibre sintetiche per dare forma alle sue creazioni al morsetto, ma è certo che questo straordinario pescatore sportivo siciliano, che da anni vive negli Stati Uniti, ha varcato una nuova frontiera nel campo della costruzione delle mosche artificiali. L’abilità di Enrico fu di concepire una fibra che per finezza, morbidezza ed elasticità consentiva di conferire una vitale mobilità agli artificiali; la bassa igroscopicità di questo materiale, inoltre, impediva alle mosche di trattenere acqua e di asciugarsi al primo falso lancio, mantenendo un peso contenuto e agevolando, perciò, l’azione di pesca di quei pescatori che avevano la necessità di impiegare esche di generose dimensioni.
Ho costruito la prima imitazione di pescetto con le EP Fibers, le fibre ideate da Enrico Puglisi, un po’ per curiosità e un po’ per disporre di esche sostanziose capaci di fomentare l’aggressività e l’ingordigia di qualche grossa spigola. Alcuni amici amanti dello spinning in mare, infatti, mi avevano suggerito di incrementare la taglia degli artificiali che abitualmente “innescavo” se intendevo realizzare il colpaccio, soprattutto se dovevo pescare in condizioni di mare molto mosso: i grossi predatori preferiscono solitamente attaccare bocconi che soddisfino il loro appetito; con l’acqua spumosa e molto agitata, inoltre, è consigliabile impiegare esche sostanziose e ben visibili, che risultano più facili da scorgere per la spigola in caccia. Tra gli esemplari a cui diedi “vita”, i più efficaci si rivelarono le imitazioni di cefalo dalle tinte prevalentemente corvine e alcuni pescetti simili, per livrea, al persico reale, ma che potevano essere confusi anche per un sugherello o per una donzella, come la EP Greenish Perch. Realizzai questa esca prendendo a modello una mosca che l’amico Paolo aveva impiegato con discreto successo nelle ultime stagioni di pesca dalla costa, conseguendo talvolta più di una cattura di fila senza che noi altri moschisti avessimo avvertito la benché minima mangiata.
Il battesimo della EP Greenish Perch avvenne in una fredda e assolata giornata di fine gennaio e fu subito un grande successo, giacché mi permise di catturare una bella spigola di quasi un chilo di peso. Con questo artificiale allamai successivamente il mio primo peacock bass su un lago brasiliano, lanciandola a ridosso delle piante acquatiche affioranti e recuperandola poi a passo sostenuto. Oggigiorno la adopro prevalentemente per la pesca al black bass e al luccio, realizzandola soprattutto in esemplari di grossa taglia.
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IL DRESSING
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Iniziamo la costruzione della EP Greenish Perch innestando l’amo sulla ganascia del morsetto e applicando sul suo gambo la seta di montaggio bianca, che impieghiamo per legare, in prossimità della curva, alcuni lunghi filamenti di EP Sparkle di colore pearl e un piccolo ciuffetto di EP Fibers di colore rosso, quest’ultimo va fissato per il suo tratto centrale e in modo che l’estremità anteriore si protragga in avanti

Applichiamo ora una piccolissima goccia di colla cianoacrilica a bassa viscosità, tipo la Fishin’ Glue, sul punto di fissaggio della codina, quindi, da una matassa di EP Fibers di colore chartreuse, preleviamo un ciuffetto di filamenti lungo circa dodici o tredici centimetri e che abbia una consistenza, quando stretto tra le dita, equivalente alla sezione dell’asse dell’uncino, lo adagiamo sopra e poco avanti il punto d’innesto della codina e lo fissiamo per il suo tratto centrale all’amo

Ribaltiamo all’indietro la porzione anteriore del mazzetto di fibre chartreuse e lo leghiamo con due o tre giri del filato da costruzione in modo che sovrasti le medesime fibre che già si erigono all’indietro

Da una matassa di EP Fibers di colore bianco tagliamo un ciuffetto di filamenti che abbia la stessa lunghezza e consistenza di quello chartreuse e lo disponiamo sotto e poco avanti il punto d’innesto del mazzetto di fibre già montato, legandolo per il suo tratto centrale all’amo

Ruotiamo verso il basso e poi all’indietro la porzione anteriore del mazzetto di fibre bianche e lo fermiamo con due o tre giri del filato da costruzione in modo che si disponga sotto le medesime fibre che già si erigono all’indietro

Da una matassa di EP Fibers di colore grigio, tagliamo un ciuffetto di filamenti che sia leggermente più corto e poco meno consistente di quelli chartreuse e bianco e lo disponiamo ad un fianco dell’amo, legandolo per il suo tratto centrale poco avanti il punto d’innesto dell’ultimo mazzetto di fibre montato

Ruotiamo verso il fianco opposto e quindi all’indietro la porzione anteriore del mazzetto di fibre grigie e lo leghiamo con due o tre giri del filato da costruzione in modo che si allinei tra i ciuffi di fibre chartreuse e bianche. Prendiamo ora un rado mazzetto di EP Sparkle di colore holographic silver che abbia una lunghezza di circa nove o dieci centimetri e lo leghiamo per il suo tratto centrale tutto attorno al punto d’innesto dell’ultimo ciuffetto di fibre montato sull’amo
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Ribaltiamo all’indietro tutti i filamenti dello Sparkle che si protraggono in avanti e li fissiamo con qualche giro del filato bianco. Quindi applichiamo una piccolissima goccia di colla cianoacrilica a bassa viscosità sul punto di fissaggio dello Sparkle

Con un piccolo pettine, ottimo è quello che adoperano le donne per le ciglia, pettiniamo tutte le fibre, così che si mescolino tra di loro, acquistando vaporosità

Ripetiamo le operazioni descritte nei passaggi da sei a quattordici per altre quattro volte, impiegando, nell’esecuzione della penultima e dell’ultima sequenza di applicazioni, fibre di colore oliva e poi nero in sostituzione di quelle chartreuse

Con ripetuti giri della seta da costruzione, creiamo la testina della mosca, che poi saldiamo con una serie di nodini e una goccia di colla cianoacrilica

Armandoci di un paio di forbicine ben affilate, sagomiamo la nostra imitazione di persichetto: si inizia dalla parte posteriore dell’artificiale, procedendo poi verso la sua testa, rimuovendo piccoli quantitativi di fibre per volta e pettinando spesso tutte le fibre

Conferita la giusta silhouette al pescetto, selezioniamo due occhietti di Enrico Puglisi di appropriata misura – per un amo del n. 1 o del n. 2 vanno bene quelli da sei millimetri – tagliamo con una tronchesina buona parte del piccolo perno che hanno posteriormente, distribuendo poi sul moncherino rimasto un’esigua quantità di colla cianoacrilica in gel. Quindi fissiamo gli occhietti all’artificiale, cercando di far entrare in contatto i moncherini dei perni con la parte superiore dell’asse dell’amo
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: da mare a gambo dritto dal 6 al 1/0
SETA DI MONTAGGIO: bianca
CODA: alcuni lunghi filamenti di EP Sparkle di colore pearl e un piccolo ciuffetto di EP Fibers di colore rosso con attorno EP Sparkle di colore holographic silver
CORPO: EP Fibers di colore chartreuse, bianco, grigio, oliva e nero e EP Sparkle di colore holographic silver
OCCHI: EP Eyes di colore bianco e nero
SETA DI MONTAGGIO: bianca
CODA: alcuni lunghi filamenti di EP Sparkle di colore pearl e un piccolo ciuffetto di EP Fibers di colore rosso con attorno EP Sparkle di colore holographic silver
CORPO: EP Fibers di colore chartreuse, bianco, grigio, oliva e nero e EP Sparkle di colore holographic silver
OCCHI: EP Eyes di colore bianco e nero