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Ephemera Vulgata
Sedici anni fa, quando conobbi Terenzio Zandri, attraversavo una delle fasi di maggiore trasformazione del mio modo di inquadrare, interpretare e praticare la pesca con la mosca. In quel periodo stavano completamente scemando in me quegli assurdi e spesso restrittivi dogmi, assai diffusi nei club dei moschisti, che inducevano a ritenere soltanto chi si serviva degli artificiali di superficie il “vero” pescatore con la mosca: un “purista” che sapeva apprezzare e valorizzare appieno la nobile arte della canna da frusta. Erano anche gli anni in cui la moda, tutta italiana, delle canne di sette piedi e mezzo, delle lenze del due o del tre e della chimera del “tutto coda” veniva messa in discussione da molti moschisti, me compreso, giacché in tanti cominciavamo ad esplorare altre tecniche di pesca con mosca, costatando che l’uso delle ninfe, ad esempio, permetteva spesso catture davvero interessanti, e non solo per taglia, ma anche perché ci costringeva ad una “immersione” più in profondità nell’ambiente delle trote.
  Durante i pomeriggi trascorsi nel laboratorio di Terenzio mi furono mostrate delle singolarissime mosche artificiali realizzate con una tecnica di montaggio davvero unica nel suo genere. Il corpo di queste imitazioni era formato con un intreccio di fili di nailon e di antron opportunamente annodati, dal quale pendeva l’amo. L’artificiale, di fatto, non era composto sull’asse dell’uncino, ma questo era aggiunto a metà costruzione e legato al centro della struttura della mosca in modo che penzolasse sotto a questa. Anche l’occhiello dell’insidia era creato con una cappiola, singola o doppia, di fili di nailon, mentre il collarino di galleggiamento, le ali e gli antron colorati erano aggiunti all’intreccio di fili nelle diverse fasi del montaggio.
  Per un lunghissimo periodo, quelle mosche sono rimaste per me una sorta di mistero, quasi un tabù: in passato, il mio amico era poco propenso a diffondere la tecnica di costruzione per realizzarle e pretendere di impararla senza una meticolosa spiegazione risultava un’impresa impossibile, anche perché l’assemblaggio di tali esche non prevede l’uso del tradizionale morsetto e dei classici utensili di montaggio, bensì di un piccolo telaio di legno e delle sole dita delle mani.
  Terenzio mi disse che la nascita di questo sistema di costruzione era frutto dell’osservazione di alcuni singolari comportamenti delle trote nei confronti di oggetti insoliti che transitavano sulle loro postazioni di caccia. Lui e altri suoi amici avevano notato, infatti, che i salmonidi bollavano occasionalmente sul “chicco di riso”, il cast connector, che talvolta si utilizzava per congiungere la coda di topo al finale, così come certi pesci salivano ad attaccare i grossi nodi del finali, scambiandoli, chissà, per quale gustosa preda. L’idea fu di provare a legare un amo al chicco di riso, o di fissarne uno sotto un grosso nodo a barilotto, e vedere se era possibile ingannare la trota. L’esperimento ebbe successo e innescò la scintilla che diede vita, anni più tardi, agli straordinari artificiali al telaio.
  Le capacità imitative di queste insidie sono notevoli, così come elevata è la loro galleggiabilità. Molti modelli assomigliano ai più comuni efemerotteri adulti che vivono nelle nostre acque, ma con alcuni accorgimenti, Terenzio è riuscito a riprodurre sul suo telaio mosche con la fisionomia di emergers e di tricottero alato. Ciò che risulta vincente in questa categoria di insidie è il fatto che sono pressoché sconosciute a quasi tutti i pesci e quindi tendono ad essere accettate con maggiore convinzione anche da quelle trote esperte e selettive, a condizione, ovviamente, che il modello “innescato” sia verosimile agli insetti che provocano le bollate dei salmonidi.
  Terenzio ha elaborato su sul telaio una ricca selezione di imitazioni di effimera e tutti gli esemplari rivelano la grande cura nella realizzazione di ogni singolo dettaglio per meglio esaltarne le caratteristiche imitative. Decisamente spettacolari sono le mosche di maggio: artificiali che, nonostante le generose dimensioni, risultano estremamente leggeri e facili da lanciare anche con lenze particolarmente sottili
  La costruzione di una mosca “intrecciata” appare più simile ad un’operazione da tessitore, che al lavoro di un appassionato del morsetto. Gli utensili e gli attrezzi necessari al montaggio sono davvero pochi: un paio di forbicine, due aghi da cucito, le pinzette per hackle e lo speciale telaio di legno. Il telaio è formato da una tavoletta lunga circa venti centimetri e larga quindici, ai lati minori di questa base, in posizione contrapposta, sono inchiodate due staffe alte una quindicina centimetri che si erigono verticalmente. All’interno della staffa esterna è fissata una molla, mentre la staffa posta al lato del costruttore è sagomata con una sorta di scanalatura interna, ai margini della quale sono impiantati due chiodini, infine sulla superficie più alta sono incise una serie di strette scanalature, la cui funzione è di tenere fermi i fili di nailon durante il montaggio dell’artificiale.
  Per mostrarmi la tecnica di costruzione di questi singolari artificiali, Terenzio scelse il dressing di un’imitazione di Ephemera vulgata allo stadio di subimmagine, vale a dire una grossa mosca di maggio appena sfarfallata, facendomi presente che tale insidia era ottima per la pesca a fine primavera, soprattutto in occasione delle intense e maestose sciamature dell’insetto a cui assomiglia.

IL DRESSING

 

Ephemera Vulgata 01
La costruzione dell’Ephemera Vulgata ha inizio realizzando una doppia cappiola al centro di uno spezzone di monofilo di nailon dello 0,18 lungo circa un metro: questa fungerà da robusto occhiello della mosca

 

Ephemera Vulgata 02
La doppia cappiola viene fissata e serrata al gancetto della molla sulla prima staffa del telaio e le porzioni posteriori dei fili di nailon vengono fermate attorno ai due chiodini e all’interno delle scanalature sulla staffa opposta. In pratica avremo la doppia cappiola sul gancetto della molla, un asola attorno ai chiodini e due fili liberi che, una volta tesi, saranno bloccati nelle scanalature della seconda staffa: questa è la struttura che ci permetterà l’esecuzione di tutti i nodini che compongono la mosca e lungo la quale fisseremo di volta in volta i diversi materiali

 

Ephemera Vulgata 03
Da un collo di gallo blue dun, stacchiamo una lunga hackle, eliminiamo dal suo tratto basale le fibre più morbide e la fermiamo subito dietro la cappiola. L’operazione di fissaggio va realizzata sganciando i due fili liberi e facendo passare prima l’uno e poi l’altro attorno ai fili rimasti in tensione. Sostanzialmente vanno creati due nodini girando i due fili verso l’esterno e poi all’interno dell’asola che formano. Coi nodini dobbiamo intrappolare saldamente il calamo dell’hackle



Tendiamo e fissiamo nella staffa posteriore i due fili di nailon impiegati per i nodini e agganciamo l’apice dell’hackle con l’apposita pinzetta. Quindi giriamo ripetutamente la piuma di gallo attorno ai quattro fili, realizzando la prima porzione del collarino




Immagine

 

Ephemera Vulgata 05
Sganciamo nuovamente i due fili liberi e li impieghiamo per legare sotto la mosca un amo del 16 con l’occhiello all’insù. L’operazione di fissaggio dell’uncino si esegue facendo passare uno dei due fili all’interno del suo occhiello e realizzando poi un nodino: l’amo deve risultare con la punta rivolta in avanti. Per rendere l’uncino leggermente basculante di lato e all’indietro, si posiziona un piccolo ago da cucito nel giro di filo che aggancia l’occhiello, in modo che, quando lo sfileremo a fine montaggio, l’asoletta che tiene l’amo non risulti eccessivamente serrata

 

Ephemera Vulgata 06
Con le specifiche pinzette e la fiamma di un accendino, modelliamo gli apici di due piume screziate di collo di gallina color nocciola, ottenendo le ali per il nostro artificiale. Rimuoviamo parte delle fibre che ricopre la porzione basale delle piumette e leghiamo queste subito dietro l’occhiello, ponendole in posizione verticale e leggermente divaricata. Il tratto eccedente delle alette non va subito tagliato, ma intrappolato con una serie di nodini eseguiti prima sopra e poi dietro i calami: sostanzialmente bisogna realizzare un buon fissaggio per evitare che le piume si sfilino durante la pesca

 

Ephemera Vulgata 07
Avvolgiamo due o tre volte l’hackle di gallo dietro le ali per completare il collarino e poi la giriamo, intrecciandola, attorno ai quattro fili di nailon messi in tensione

 

Ephemera Vulgata 08
Eseguiamo un’altra serie di nodini inserendo tra questi un abbondante pizzico di polipropilene color nocciola, che fungerà da parte finale del torace

 

Ephemera Vulgata 09
Attorno al gancetto della molla sul telaio leghiamo tre sottili fili di antron di colore giallo sporco, marrone chiaro e marrone rosato; quindi li distendiamo fin dietro il torace e qui li fissiamo con due nodini dei fili di nailon liberi. Con tutti e tre i fili di antron assieme, eseguiamo il primo nodino attorno al filo di nailon destro in tensione

 

Ephemera Vulgata 10
Ora formiamo il secondo nodino facendo girare i fili di antron attorno al filo di nailon sinistro in tensione

 

Ephemera Vulgata 11
Sia sul filo teso destro, che sul sinistro, eseguiamo una serie di nodi con i fili di nailon liberi, tenuti anch’essi assieme, così da dare volume alla prima parte dell’addome della mosca

 

Ephemera Vulgata 12
Giunti coi nodi alternati poco oltre la metà dell’addome della mosca, tagliamo l’eccedenza del filo di antron giallo e uno dei due fili di nailon liberi, fatto ciò, coi fili rimasti, eseguiamo altre tre serie di nodini per completare il corpo dell’imitazione: ciò conferirà una silhouette conica all’addome. A operazione ultimata, possiamo eliminare anche l’eccedenza dei calami delle alette e dell’hackle di collo di gallo, facendo attenzione a non tagliare le fibre del collarino

 

Ephemera Vulgata 13
Scegliamo tre fibre sintetiche per code di colore nocciola screziato e le fissiamo con un nodino alla fine dell’addome. Le porzioni basali in eccesso delle code vanno poi ripiegate all’indietro, così da intrappolarle all’interno degli ulteriori due o tre nodini che eseguiremo

 

Ephemera Vulgata 14
Arroventiamo la punta di un ago sopra la fiamma di un accendino e la impieghiamo per tagliare/cauterizzare l’eccedenza del filo di nailon libero: effettuiamo il taglio in questo modo perché il calore formerà un rigonfiamento, quasi una piccola pallina, sull’estremità recisa del filo, che impedirà al nailon di sfilarsi dalla stretta dei suoi nodini. Con le forbici, eliminiamo l’eccedenza posteriore dei fili di antron: il taglio va eseguito rasente l’apice dell’addome. Tagliamo anche la porzione anteriore in eccesso dei fili di antron, sganciandoli dalla molletta del telaio e recidendoli a filo con il torace. A questo punto possiamo sfilare l’ago dall’asoletta che tiene l’amo e tagliare gli ultimi due fili di nailon che fuoriescono dal culetto della nostra mosca di maggio


MATERIALI PER IL DRESSING

AMO: a gambo dritto up eye dal n. 16 al n. 14
INTELAIATURA: filo di nailon dello 0,18
HACKLE: di collo di gallo blue dun
ALI: due piume di collo di gallina color nocciola screziato
TORACE: polipropilene color nocciola
CORPO: fili di antron di colore giallo sporco, marrone chiaro e marrone rosato
CODE: tre fibre sintetiche per code di colore nocciola screziato

Terenzio Zandri
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Terenzio è conosciuto in campo internazionale anche per le sue originali code di topo fatte a mano, che realizza sia con filati sintetici, sia in pura seta.
Per ricevere informazioni sulle mosche realizzate da Terenzio, ma anche sulle sue speciali code di topo, potete visitare il suo sito web:
www.terenziosilklines.com

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