Le battute di pesca che possiamo organizzare nel periodo autunnale o in inverno, che hanno come meta solitamente le sponde di un laghetto sportivo, possono essere dominate dal cielo coperto e dalle temperature tutt’altro che miti. E’ facile così trovarci immersi in un ambiente spettrale, costretti a lanciare le nostre mosche su una plumbea lastra d’acqua e a condurre l’azione di pesca alla “cieca”: la superficie del lago, sovrastata dalle nuvole, si trasforma in una sorta di impenetrabile specchio, difficile da “forare” anche con un buon paio di occhiali polarizzati; la scarsa trasparenza dell’acqua, inoltre, che caratterizza la maggior parte dei reservoirs italiani, rende praticamente invisibile tutto ciò che nuota in profondità.
Giornate da “lupi, in pratica, destinate, teoricamente, all’uso di artificiali sommersi abbastanza corpulenti e piuttosto vistosi, atti a stimolare l’aggressività delle trote e a provocare la loro istintiva reazione di attacco. Tuttavia, streamers e ninfe di taglia non sempre risultano graditi ai nostri avversari acquatici, soprattutto a quelle iridee che abitano nei laghetti riservati alla sola pesca a mosca, sui quali è imposto un parziale o totale regolamento di catch and release. Simili pesci, infatti, a forza di pungersi con quelli che sono i più comuni inganni piumosi dei moschisti, tendono a assumere atteggiamenti flemmatici, perdendo molta di quella foga che li spingeva, appena immessi nel lago, a scagliarsi con violenza contro tutte quelle insidie, dall’aspetto variopinto e sostanzioso, che nuotavano sfreccianti. Da qui, oltre ad essere intirizziti dal freddo e depressi dalle condizioni del tempo, noi possiamo essere indotti ad accusare un senso di demoralizzazione, provocato dai nostri magri risultati nel voler far catture.
Il problema è che, quando le trote manifestano un’accentuata apatia, conviene avvicinarle con qualcosa che non fomenti la loro paura, o che esalti ancor di più la loro diffidenza. La regola da seguire è quella di offrirgli un’esca che stimoli la loro curiosità, magari grazie a dei colori sgargianti, evitando, però, che tale boccone si comporti in acqua come un ossesso, o che si distingua per le dimensioni abnormi. Meglio ricorrere ad una ninfa piccola, magari piccolissima, capace di provocare una condizione di dubbio al pesce e che lo spinga ad un fugace attacco apparendo minuta e inoffensiva, ma allo stesso tempo attraente e forse gustosa.
Tra la selezione di ninfe in grado di produrre simili risultati con le iridee dei reservoirs, le Micro Gold Head sono quelle che ritengo le più versatili in quanto a condizioni d’uso. Ottime in presenza di chironomi in acqua, ma altrettanto valide su quei laghetti pressoché privi di insetti acquatici, queste insidie si prestano a varie strategie di pesca, svolte sia in maniera dinamica, vale a dire recuperando la lenza dopo il lancio, sia in modo statico, facendo affondare lentamente la mosca verso il fondale. Con quest’ultima tecnica, ricorrendo ad esemplari molto visibili, come la Fluorescent Green Micro Gold Head, è possibile far abboccare proprio quelle scaltre trote dei laghetti “no kill” pescando nelle giornate fredde e buie; in tal caso, per stabilire quando il pesce ha preso in bocca l’artificiale, si rivela utile uno strike indicator applicato al finale. Simile forma di pesca potrà essere mal vista da molti moschisti, giacché ha molte analogie con quella praticata col galleggiante; vi assicuro, però, che i risultati che si ottengono adottandola possono essere davvero sorprendenti, capaci di risollevarci il morale in quelle giornate che sembrano volgere al “cappotto”.
Giornate da “lupi, in pratica, destinate, teoricamente, all’uso di artificiali sommersi abbastanza corpulenti e piuttosto vistosi, atti a stimolare l’aggressività delle trote e a provocare la loro istintiva reazione di attacco. Tuttavia, streamers e ninfe di taglia non sempre risultano graditi ai nostri avversari acquatici, soprattutto a quelle iridee che abitano nei laghetti riservati alla sola pesca a mosca, sui quali è imposto un parziale o totale regolamento di catch and release. Simili pesci, infatti, a forza di pungersi con quelli che sono i più comuni inganni piumosi dei moschisti, tendono a assumere atteggiamenti flemmatici, perdendo molta di quella foga che li spingeva, appena immessi nel lago, a scagliarsi con violenza contro tutte quelle insidie, dall’aspetto variopinto e sostanzioso, che nuotavano sfreccianti. Da qui, oltre ad essere intirizziti dal freddo e depressi dalle condizioni del tempo, noi possiamo essere indotti ad accusare un senso di demoralizzazione, provocato dai nostri magri risultati nel voler far catture.
Il problema è che, quando le trote manifestano un’accentuata apatia, conviene avvicinarle con qualcosa che non fomenti la loro paura, o che esalti ancor di più la loro diffidenza. La regola da seguire è quella di offrirgli un’esca che stimoli la loro curiosità, magari grazie a dei colori sgargianti, evitando, però, che tale boccone si comporti in acqua come un ossesso, o che si distingua per le dimensioni abnormi. Meglio ricorrere ad una ninfa piccola, magari piccolissima, capace di provocare una condizione di dubbio al pesce e che lo spinga ad un fugace attacco apparendo minuta e inoffensiva, ma allo stesso tempo attraente e forse gustosa.
Tra la selezione di ninfe in grado di produrre simili risultati con le iridee dei reservoirs, le Micro Gold Head sono quelle che ritengo le più versatili in quanto a condizioni d’uso. Ottime in presenza di chironomi in acqua, ma altrettanto valide su quei laghetti pressoché privi di insetti acquatici, queste insidie si prestano a varie strategie di pesca, svolte sia in maniera dinamica, vale a dire recuperando la lenza dopo il lancio, sia in modo statico, facendo affondare lentamente la mosca verso il fondale. Con quest’ultima tecnica, ricorrendo ad esemplari molto visibili, come la Fluorescent Green Micro Gold Head, è possibile far abboccare proprio quelle scaltre trote dei laghetti “no kill” pescando nelle giornate fredde e buie; in tal caso, per stabilire quando il pesce ha preso in bocca l’artificiale, si rivela utile uno strike indicator applicato al finale. Simile forma di pesca potrà essere mal vista da molti moschisti, giacché ha molte analogie con quella praticata col galleggiante; vi assicuro, però, che i risultati che si ottengono adottandola possono essere davvero sorprendenti, capaci di risollevarci il morale in quelle giornate che sembrano volgere al “cappotto”.
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IL DRESSING

Cominciamo la costruzione della Fluorescent Green Micro Gold Headinfilando una piccola perlina dorata sull’amo. Fatto ciò, inseriamo l’uncino sulla ganascia del morsetto e avvolgiamo uno spezzone di sottile filo di piombo attorno alla metà posteriore del gambo, formando la struttura di zavorra dell’insidia

Con larghi giri della seta di montaggio attorno al corpo, formiamo l’anellatura dell’artificiale

Da un collo di gallo nero, preleviamo una hackle che abbia le fibre lunghe quanto il gambo dell’amo e la montiamo dietro la perlina, fissandola in modo che sovrasti il corpo e con l’apice che si estenda poco oltre la curva dell’uncino

Afferriamo con le apposite pinzette la base dell’hackle nera e la giriamo più volte dietro la perlina, realizzando un rado collarino

Pennelliamo adesso una goccia di colla sui nodini per rendere più solido tutto il montaggio. La costruzione della Fluorescent Green Micro Gold Head è terminata e la mosca può essere ora riposta all’interno della nostra scatola porta ninfe, pronta per essere “innescata” durante la prossima battuta di pesca su un laghetto sportivo
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: Grub dal n.18 al n.16
TESTA: perlina dorata di metallo
ZAVORRA: sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: nera
CORPO: polyfloss elastico di colore verde fluorescente
ANELLATURA: seta di montaggio nera
ALA: punta d’hackle di collo di gallo nero
COLLARINO: hackle di collo di gallo nero
TESTA: perlina dorata di metallo
ZAVORRA: sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: nera
CORPO: polyfloss elastico di colore verde fluorescente
ANELLATURA: seta di montaggio nera
ALA: punta d’hackle di collo di gallo nero
COLLARINO: hackle di collo di gallo nero