Le trote, come tutti gli animali che occupano una
posizione piuttosto bassa nella scala evolutiva, reagiscono istintivamente a
certi stimoli e tendono a sviluppare comportamenti prudenti e selettivi
soltanto se vivono ripetutamente determinate esperienze di paura o di dolore. Tali
comportamenti indotti regrediscono se i salmonidi conducono per un po’
un’esistenza tranquilla e priva di traumi: la loro condotta alimentare torna,
allora, a essere poco sospettosa.
La reiterata puntura sulle labbra, seguita da uno stancante tiro alla fune, è il motivo principale della grande scaltrezza di tutti quei pesci che popolano acque molto frequentate dai moschisti. Un cultore della canna da frusta di solito pratica il catch and release e permette ai suoi avversari di maturare una grande esperienza in fatto di artificiali. Da qui, i pesci si accostano ai tanti bocconi che transitano sopra le loro teste con fare sospettoso e li analizzano con cura prima di addentarli. Riuscire a battere in astuzia simili avversari è tutt’altro che facile, giacché certe mosche artificiali, pur possedendo buone qualità imitative, risultano del tutto inefficaci, in particolare quei modelli molto comuni nelle scatole dei pescatori, perché sono ben note ai tanti pesci che ne hanno saggiata l’acuminata pericolosità.
La reiterata puntura sulle labbra, seguita da uno stancante tiro alla fune, è il motivo principale della grande scaltrezza di tutti quei pesci che popolano acque molto frequentate dai moschisti. Un cultore della canna da frusta di solito pratica il catch and release e permette ai suoi avversari di maturare una grande esperienza in fatto di artificiali. Da qui, i pesci si accostano ai tanti bocconi che transitano sopra le loro teste con fare sospettoso e li analizzano con cura prima di addentarli. Riuscire a battere in astuzia simili avversari è tutt’altro che facile, giacché certe mosche artificiali, pur possedendo buone qualità imitative, risultano del tutto inefficaci, in particolare quei modelli molto comuni nelle scatole dei pescatori, perché sono ben note ai tanti pesci che ne hanno saggiata l’acuminata pericolosità.
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FOMENTARE L'INGORDIGIA DELLA TROTA

Quando ci
misuriamo con i salmonidi avvezzi ai nostri artificiali, una strategia per
conseguire delle catture è di ricorrere a imitazioni abbastanza verosimiglianti,
ma dalla silhouette insolita. L’obiettivo è di proporre ai pesci una mosca che
li ingolosisca perché assomiglia alle prede che stanno cacciando, sperando
nella loro reazione d’attacco perché non la riconoscono come un boccone falso e
indigesto. Tale tattica, se disponiamo di mosche davvero inconsuete, può
produrre buoni risultati, ma di fronte ad una trota che si alimenta di minute
effimere o di microscopici chironomi, gli esiti del confronto sono sempre incerti
ed è facile che il salmonide, avvertendo la nostra presenza e infastidito dai
lanci, accentui ulteriormente il suo selettivo modo di nutrirsi, decretando la
nostra sconfitta. In molte occasioni ho dato la meglio al mio pretenzioso
contendente: dopo un’infinità di infruttuosi e tentativi, “innescando”
praticamente tutte le mosche della mia scatola, gonfio di frustrazione, ho
mandato al diavolo il pesce per cercarne uno meno esigente ed esasperante.
In alternativa alla strategia di impiegare mosche affini agli animaletti effettivamente abboccati, possiamo adottare delle soluzioni tattiche apparentemente stravaganti, ma che in realtà mirano a fomentare l’aggressività, l’ingordigia, o l’istinto predatorio del salmonide. Un insetto di generose dimensioni che naviga sulla superficie del fiume, magari dimenandosi per guadagnare rapidamente il volo, oppure per rilasciare nell’acqua le proprie uova, esercita una forte attrazione sulla stragrande maggioranza dei pesci, soprattutto se appartiene a una specie piuttosto gustosa: è mia convinzione che certi invertebrati siano più appetitosi di altri per le trote. Succede così che anche il pesce più scaltro, mentre si alimenta con misurate bollate di piccoli efemerotteri adagiati sul pelo dell’acqua, perda ogni freno inibitorio alla vista di una grossa sedge o di un massiccio plecottero che invade la sua zona di caccia e si scagli, violento e determinato, contro quell’incauta preda. In tante occasioni ho preso pesci ricorrendo proprio alle mosche grandi quando schiudevano minuti insetti del tutto dissimili dalla mia esca e ogni volta sono rimasto sorpreso di quanto relativi siano gli atteggiamenti di selettività manifestati da alcuni salmonidi.
In alternativa alla strategia di impiegare mosche affini agli animaletti effettivamente abboccati, possiamo adottare delle soluzioni tattiche apparentemente stravaganti, ma che in realtà mirano a fomentare l’aggressività, l’ingordigia, o l’istinto predatorio del salmonide. Un insetto di generose dimensioni che naviga sulla superficie del fiume, magari dimenandosi per guadagnare rapidamente il volo, oppure per rilasciare nell’acqua le proprie uova, esercita una forte attrazione sulla stragrande maggioranza dei pesci, soprattutto se appartiene a una specie piuttosto gustosa: è mia convinzione che certi invertebrati siano più appetitosi di altri per le trote. Succede così che anche il pesce più scaltro, mentre si alimenta con misurate bollate di piccoli efemerotteri adagiati sul pelo dell’acqua, perda ogni freno inibitorio alla vista di una grossa sedge o di un massiccio plecottero che invade la sua zona di caccia e si scagli, violento e determinato, contro quell’incauta preda. In tante occasioni ho preso pesci ricorrendo proprio alle mosche grandi quando schiudevano minuti insetti del tutto dissimili dalla mia esca e ogni volta sono rimasto sorpreso di quanto relativi siano gli atteggiamenti di selettività manifestati da alcuni salmonidi.

Ma quali grosse mosche impiegare e soprattutto come presentarle per convincere un pesce difficile ad abboccare?
La decisione di impiegare un’imitazione di taglia quando i pesci si nutrono di piccoli invertebrati va presa dopo aver fatto prima qualche tentativo con artificiali affini alle effettive prede delle trote in quel momento. Non sempre, infatti, il salmonide accetta il passaggio di un boccone corpulento sopra la sua testa, perché può impaurirsi se questo cade sull’acqua in modo troppo rumoroso o compie anomali dragaggi. Perciò impostiamo inizialmente una strategia di pesca logica e sensata e poi, se non otteniamo dei risultati, diamo spazio al nostro estro e intuito ricorrendo a tattiche poco convenzionali.
La scelta della grossa mosca dovrebbe tenere conto degli insetti presenti nel fiume e che possono entrare in attività occasionalmente. A inizio stagione, è facile assistere alle intense ma brevi schiuse delle Baetis, soprattutto dell’olivastra B. rhodani, e nello stesso periodo fanno la loro comparsa sul pelo dell’acqua grandi Hptagenidi come la “March Brown” (termine inglese usato per indicare un efemerottero appartenente al genere Rhitrogena e la sua imitazione). Le March Brown non sempre sono così numerose, anzi su alcuni fiumi che hanno subito un sensibile inquinamento, risultano alquanto rarefatte, tuttavia i salmonidi manifestano sempre una spiccata attrattiva per queste prede, forse perché con un solo morso possono ingerire un sostanzioso pasto, oppure perché ne apprezzano il sapore. Sta di fatto che anche nel pieno di una schiusa di Baetis, il passaggio di una bella Rhitrogena catalizza l’attenzione dei pesci, spingendoli talvolta a voraci attacchi. Da qui, se impieghiamo piccole imitazioni emergenti o galleggianti di B. rhodani e non riusciamo a provocare la bollata del nostro avversario, possiamo innescare senza indugio un esemplare di March Brown montato su un amo del dodici e vedere se la trota apprezza la nostra proposta.
La decisione di impiegare un’imitazione di taglia quando i pesci si nutrono di piccoli invertebrati va presa dopo aver fatto prima qualche tentativo con artificiali affini alle effettive prede delle trote in quel momento. Non sempre, infatti, il salmonide accetta il passaggio di un boccone corpulento sopra la sua testa, perché può impaurirsi se questo cade sull’acqua in modo troppo rumoroso o compie anomali dragaggi. Perciò impostiamo inizialmente una strategia di pesca logica e sensata e poi, se non otteniamo dei risultati, diamo spazio al nostro estro e intuito ricorrendo a tattiche poco convenzionali.
La scelta della grossa mosca dovrebbe tenere conto degli insetti presenti nel fiume e che possono entrare in attività occasionalmente. A inizio stagione, è facile assistere alle intense ma brevi schiuse delle Baetis, soprattutto dell’olivastra B. rhodani, e nello stesso periodo fanno la loro comparsa sul pelo dell’acqua grandi Hptagenidi come la “March Brown” (termine inglese usato per indicare un efemerottero appartenente al genere Rhitrogena e la sua imitazione). Le March Brown non sempre sono così numerose, anzi su alcuni fiumi che hanno subito un sensibile inquinamento, risultano alquanto rarefatte, tuttavia i salmonidi manifestano sempre una spiccata attrattiva per queste prede, forse perché con un solo morso possono ingerire un sostanzioso pasto, oppure perché ne apprezzano il sapore. Sta di fatto che anche nel pieno di una schiusa di Baetis, il passaggio di una bella Rhitrogena catalizza l’attenzione dei pesci, spingendoli talvolta a voraci attacchi. Da qui, se impieghiamo piccole imitazioni emergenti o galleggianti di B. rhodani e non riusciamo a provocare la bollata del nostro avversario, possiamo innescare senza indugio un esemplare di March Brown montato su un amo del dodici e vedere se la trota apprezza la nostra proposta.
IL TUTTO PER TUTTO CON LE GRANDI MOSCHE

Con l’avvento della primavera, il panorama delle schiuse
si amplia e tanti sono gli invertebrati alati che entrano a far parte della
dieta dei salmonidi. I pesci, reduci dalle fatiche riproduttive nel corso dell’inverno
e affamati per lo scarso cibo reperibile nella stagione fredda, assumono
atteggiamenti frenetici quando transitano sul loro capo decine di vulnerabili
prede. Le schiuse diurne di effimere che si susseguono in primavera danno vita
a degli spettacoli meravigliosi per il pescatore, ma sono anche causa di
defaillance per tutti coloro che, colti dall’emozione, impostano una strategia
di pesca affrettata e senza prestare attenzione ai comportamenti di caccia dei
propri avversari.
Quando schiudono contemporaneamente più specie di effimera, cerco di individuare quella che interessa ai pesci e propongo poi ai miei avversari una piccola serie di imitazioni con la speranza di “innescarne” una particolarmente efficace. Se non ottengo dei risultati, ripiego su un artificiale affine all’invertebrato che ritengo poco gradito ai pesci, oppure su una mosca simile a un grosso Ecdyounuride. Quest’ultima insidia è molto versatile in quanto a condizioni d’uso, perché imita efemerotteri piuttosto diffusi su tanti fiumi, che sovente danzano in piccoli gruppi sul pelo dell’acqua quando raggiungono lo stadio di spinner: tale danza risulta particolarmente eccitante per le trote e di fatto molti pesci reagisco con impeto quando un incauto insetto che si porta alla portata delle loro fauci. Se anche l’imitazione di Ecdyonurus fallisce, mi gioco il tutto per tutto con una sedge montata su un uncino del dodici, o addirittura con una mosca di maggio realizzata su un amo del dieci. Simile scelta è alquanto ardita, soprattutto se presa in una fredda giornata di inizio primavera, perché i tricotteri, così come le mosche di maggio, compaiono sui fiumi quando la stagione è più avanzata e le temperature sono miti. All’inizio della mia carriera di moschista, tenevo in grande considerazione i consigli delle persone più esperte, che mi invitavano a utilizzare le sedge soltanto in estate. Negli anni, tuttavia, mi sono reso conto che nella pesca la logica permette sì di conseguire dei traguardi, ma una cattura memorabile si realizza non di rado grazie al nostro ardire e alla voglia di sperimentare.
Quando schiudono contemporaneamente più specie di effimera, cerco di individuare quella che interessa ai pesci e propongo poi ai miei avversari una piccola serie di imitazioni con la speranza di “innescarne” una particolarmente efficace. Se non ottengo dei risultati, ripiego su un artificiale affine all’invertebrato che ritengo poco gradito ai pesci, oppure su una mosca simile a un grosso Ecdyounuride. Quest’ultima insidia è molto versatile in quanto a condizioni d’uso, perché imita efemerotteri piuttosto diffusi su tanti fiumi, che sovente danzano in piccoli gruppi sul pelo dell’acqua quando raggiungono lo stadio di spinner: tale danza risulta particolarmente eccitante per le trote e di fatto molti pesci reagisco con impeto quando un incauto insetto che si porta alla portata delle loro fauci. Se anche l’imitazione di Ecdyonurus fallisce, mi gioco il tutto per tutto con una sedge montata su un uncino del dodici, o addirittura con una mosca di maggio realizzata su un amo del dieci. Simile scelta è alquanto ardita, soprattutto se presa in una fredda giornata di inizio primavera, perché i tricotteri, così come le mosche di maggio, compaiono sui fiumi quando la stagione è più avanzata e le temperature sono miti. All’inizio della mia carriera di moschista, tenevo in grande considerazione i consigli delle persone più esperte, che mi invitavano a utilizzare le sedge soltanto in estate. Negli anni, tuttavia, mi sono reso conto che nella pesca la logica permette sì di conseguire dei traguardi, ma una cattura memorabile si realizza non di rado grazie al nostro ardire e alla voglia di sperimentare.
Le imitazioni di grossi Ecdyonuridi sono molto
versatili in quanto a condizioni d’uso, perché assomigliano a insetti presenti
su tanti corsi d’acqua
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ARTIFICIALI INAFFONDABILI PER PESCARE AL CREPUSCOLO

In piena estate è talvolta difficile distinguere l’insetto che provoca le bollate delle trote. Di norma i pesci entrano in attività al crepuscolo, quando hanno luogo le sciamature della maggior parte degli invertebrati acquatici, o quando questi, raggiunta la maturità, si accostano nuovamente all’acqua per riprodursi, e nella penombra non sempre si riescono a scorgere gli animaletti abboccati. Oltre a ciò, per permettere al pesce di avvistare la nostra insidia, soprattutto se questa è di piccola taglia, dobbiamo essere estremamente precisi nell’effettuare il lancio e ancora più abili dobbiamo essere poi a tenere sott’occhio l’artificiale che entra nella zona di bollata del salmonide, così da compiere una tempestiva ferrata nell’istante in cui avviene effettivamente l’attacco. Per rendere più rilassante la pesca al buio e incrementare le probabilità di provocare la bollata dei miei avversari, lego spesso al finale un’imitazione di sedge o di stone fly particolarmente galleggiante. La mia preferenza ricade su quei montaggi composti con collarini in fibre di hackle di gallo e cul de canard applicati a dubbing all’amo, oppure su insidie col palco alare in pelo di cervo. Queste mosche sono inaffondabili e si distinguono sulla superficie dell’acqua anche quando siamo avvolti dalle tenebre. Utilizzandole, non dobbiamo temere il fenomeno del dragaggio, anzi, se la mosca pattina in superficie, può richiamare l’attenzione dei pesci, illudendoli che si tratti di un insetto impegnato a deporre le uova. Non solo. I tricotteri e plecotteri, forse a causa della loro esuberante dinamicità, sono oggetto di vorace caccia da parte delle trote, giacché con il loro sfuggente modo di muoversi sull’acqua, fatto di saltelli e pattinate, stimolano l’istinto di predatrici delle trote, inducendole ad aggressive reazioni di attacco e tali attacchi possono avvenire indipendentemente dal tipo di insetto che sta schiudendo in quel momento.