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effimere pesca
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Gli attimi che precedono una schiusa di effimere sono sempre pieni di aspettativa e di eccitazione. Il pescatore esperto, che si accosta al fiume poco prima che gli insetti comincino a sfarfallare, cerca sempre di posizionarsi in prossimità del luogo di pastura di una bella trota, un pesce individuato magari nelle precedenti battute di pesca, e attende che l’imminente attività degli insetti induca il suo avversario ad uscire dal rifugio per bollare le prede. Se il salmonide è davvero scaltro, non salirà subito a cacciare in superficie seguendo i primi efemerotteri affioranti, bensì attenderà che ci sia una gran concentrazione di animaletti sul fiume e inizierà poi a nutrirsi sotto il pelo dell’acqua. Un attesa non sempre sostenibile dal moschista, soprattutto se ci sono altri pesci nei paraggi già intenti a bollare, perché via via che il tempo scorre e la sfida di nervi si fa sempre più intensa, il pescatore, colto dall’ansia e dall’impazienza, può mandare al diavolo la “sua” trota e dedicarsi alla pesca di quelle più disponibili.
  Tuttavia, l’appassionato della canna da frusta che preferisce realizzare il “colpaccio” sa attendere anche fino al termine della schiusa, se è convinto che il pesce che merita le sue attenzioni entrerà in caccia, conscio che quel salmonide, proprio perché estremamente furbo ed esperto, gli concederà probabilmente un limitatissimo numero di tentativi, penalizzando qualunque errore nell’esecuzione del lancio e nella scelta della mosca.
  Di fronte alla grossa trota che esce dal suo nascondiglio e compie le prime bollate, si è colti da una forte emozione e non sempre si riesce a mantenere la concentrazione e il giusto sangue freddo. La calma è fondamentale, soprattutto all’inizio della sfida, perché durante i nostri primissimi lanci, quando il pesce non ha ancora percepito la nostra presenza e la fame lo rende meno prudente, sono maggiori le probabilità di conseguire la sua cattura; quindi dominiamo il nostro entusiasmo, ponderiamo ogni mossa e prestiamo attenzione alla scelta della mosca, valutando poi il modo di presentarla sull’acqua.

SCHIUSE IN CONTEMPORANEA

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Se a rendere attivo il nostro avversario sono le effimere appena sciamate, situazione estremamente suggestiva, perché noteremo i piccoli insetti transitare sulla zona di pastura del salmonide prima di essere intercettati, dobbiamo identificare quale sia la specie di animaletto effettivamente abboccata: capita sovente che si verifichino nello stesso momento più schiuse di specie diverse di efemerottero, ma che soltanto una sia gradita ai pesci e li induca a cibarsene selettivamente.
  Ad inizio stagione, è facile che dal fiume emergano contemporaneamente le Baetis rhodani e alcune specie di Rhithrogena, come la R fiorii, e che le trote preferiscano le seconde, ritenendole, forse, più gustose, o più sfamanti, o semplicemente perché meno imitate dai moschisti e quindi prive di pungenti appendici. Ma può accadere anche il contrario, vale a dire che le Baetis siano accettate e le Rhithrogena ignorate, magari perché su quel corso d’acqua molti pescatori si servono di artificiali come la March Brown.
  I problemi del pescatore sulla scelta della giusta mosca non si limitano soltanto alle specie di effimera in attività, ma anche capacità delle trote di ravvisare l’inganno in certi modelli di imitazione. Prendiamo il caso di una schiusa di Ephemerella ignita, una piccola effimera assai diffusa sui fiumi con acqua pulita della nostra Penisola, le cui sciamature, spesso assai intense, si verificano dalla primavera inoltrata all’autunno. Questo invertebrato, allo stadio di subimmagine, ha una colorazione che va dal bruno chiaro al grigio olivastro e può essere riprodotto sull’asse di un uncino seguendo il dressing di un’ampia selezione di artificiali, adottando diverse tecniche di montaggio e impiegando un’infinità di materiali. Misurandoci con una trota poco esperta, possiamo tranquillamente ricorrere ad un’imitazione di tipo classico, realizzata con un semplice collarino d’hackle blue dun e col corpo in dubbing o in filati grigiastri o olivastri. Qualora il nostro avversario avesse maturato una certa esperienza in fatto di mosche artificiali, la nostra semplice insidia potrebbe risultare poco ingannevole, o manifestare elementi che rivelano la sua falsità, provocando dei rifiuti: il rifiuto è sempre un evento negativo, perché può indurci a ferrare avventatamente e spaventare il pesce. Da qui, non appena ci rendiamo conto che la trota è tutt’altro che sprovveduta, magari perché sale ad osservare la mosca che le offriamo senza decidersi di azzannarla, conviene “innescare” subito un altro modello d’insidia, scegliendolo preferibilmente tra gli esemplari dalla silhouette inconsueta e che riteniamo poco conosciuta alla trota.


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La nostra preferenza può ricadere su una piccola Olive Clonanav CDC Dun: mosca priva del collarino di galleggiamento in hackle di gallo, la cui struttura alare è realizzata con due piumette intere di cul de canard posizionate a “V” e legate per gli apici. Quando si adagia sulla superficie del fiume, il corpo di questa imitazione entra in contatto con l’acqua per l’intera sua lunghezza, vale a dire in maniera assai simile al corpo di un’effimera appena sfarfallata, e risulta decisamente verosimile da punto di vista del pesce.
  Con in concetto di “inconsueto e poco conosciuto” non dobbiamo intendere esclusivamente quelle imitazioni inusuali e frutto di personali rielaborazioni dei moschisti. Molte mosche classiche del passato possono rientrare nella categoria degli artificiali rari sui tanti fiumi, perché i pescatori le considerano obsolete e poco verosimili e quindi non sono propensi ad “innescarle”. Succede così che un moschista, vinto dallo sconforto perché il suo avversario si rivela estremamente selettivo e diffidente, decida di legare sul finale una mosca apparentemente inadeguata alla circostanza e che quell’insidia provochi l’inaspettata reazione di attacco del salmonide. E’ difficile stabilire come le trote vedano e interpretino le mosche artificiali, in quanto la maggior parte delle nostre esche è ben dissimile da un insetto reale. Per dimensioni, forma e colore, tante imitazioni hanno delle analogie con le prede dei pesci, ma un’osservazione ravvicinata rivela subito la loro falsità. Le ragioni che inducono i salmonidi ad addentare i nostri inganni pelosi possono essere imputabili, perciò, alla loro scarsa intelligenza e capacità di discernimento, oppure al loro innato e irrefrenabile istinto di cacciatori, che li spinge ad addentare qualunque boccone più o meno affine ad un insetto reale.
 
I comportamenti alimentari selettivi sono quindi una conseguenza delle esperienze negative del pesce con “animaletti” pungenti e insidiosi, che hanno fatto maturare in lui una maggiore prudenza verso determinate prede. Da qui, la trota che sale ad abboccare una mosca di fantasia, come potrebbe essere la Wickham’s Fancy, lo fa semplicemente perché non riconosce l’artificiale e come pericoloso. Il fatto poi che quel pesce possa bollare quel modello di mosca anche nel pieno di una schiusa di insetti trova ragione nell’indole curiosa o ingorda di certe trote: le generose dimensioni dell’artificiale, il suo aspetto sfarzoso e luccicante o la sua vulnerabilità, possono spingere il salmonide a saggiarne la consistenza e la bontà con un fugace morso.


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March Brown. Un artificiale dalle forme convenzionali è appropriato acque poco frequentate dai pescatori con la frusta, mentre sulle riserve “no kill” è bene disporre di una buona selezione di mosche alternative


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Orange Seal Spent. Le effimere che hanno ultimato la propria esistenza si “sdraiano”, esauste o morte, sulla superficie del fiume e per imitarle dobbiamo ricorrere a mosche capaci di posarsi allo stesso modo sull'acqua

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Rhithrogena fiorii. Il pescatore che ha maturato una buona esperienza in campo entomologico rifornisce le proprie scatole degli artificiali più appropriati al fiume e alla stagione in cui pesca

ARTIFICIALI PRESENTATI NEL MODO GIUSTO

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Il modo in cui la nostra mosca si posa sulla superficie dell’acqua influisce significativamente sulle sue capacità attrattive e quando estraiamo dalla nostra scatola un’imitazione dobbiamo valutare se si sdraierà sul fiume esattamente come gli insetti che fanno bollare i pesci. Un’effimera appena emersa tocca il pelo dell’acqua con una piccola porzione del torace e con la punta delle zampette. Un imago può immergere parzialmente l’addome durante il rilascio delle proprie uova. Una spent, invece, agonizzante o già morta, può assumere una postura scomposta mentre naviga sopra o intrappolata nel film superficiale. Da qui, è bene disporre di imitazioni strutturate in maniera tale da esaltare non soltanto la loro verosimiglianza, ma anche il loro corretto modo di disporsi sull’acqua. Per meglio spiegare questo concetto,  possiamo analizzare la Lunn’s Particular, una dry fly della tradizione britannica che vuole assomigliare alla spent rossastra di un piccolo efemerottero. Questa mosca, per meglio adagiarsi sull’acqua, vale a dire con tutto il corpo e le ali divaricate e a contatto della superficie, dovrebbe essere costruita con un rado collarino d’hackle, altrimenti, se usiamo una piuma di gallo troppo ricca di fibre, otterremmo un modello eccessivamente peloso che tenderebbe a disporsi col torace all’insù, in modo simile ad un effimera allo stadio di dun, invece che di spent.
  Anche l’uso appropriato di certi ingredienti consente alle mosche di disporsi in una particolare maniera sulla superficie. Realizzando la struttura alare dell’artificiale con ciuffetti di cul de canard posti perpendicolarmente all’asse dell’amo, facciamo si che il nostro inganno peloso si sdrai completamente sull’acqua, imitando, anche in questo caso, una spent esanime che naviga ad ali divaricate.
  L’ingordigia è il “tallone di Achille” di molte trote, giacché tanti salmonidi, soprattutto quelli che vivono in fiumi con flusso vorticoso, dove la caccia agli insetti impone un notevole dispendio di energie, non esitano a scagliarsi contro quei bocconi più corpulenti e capaci di appagare la loro fame. Tanti anni fa, un vecchio pescatore fiorentino, che come me frequentava abitualmente il fiume Nera, mi disse di “innescare” sempre una mosca di maggio nei momenti “morti” della giornata, o in qualunque situazione di apparente stasi sull’acqua, perché sicuramente avrei ingolosito e fatto bollare una trota. Un suggerimento dettato dalla sua esperienza e che da quel giorno diventò anche una mia una soluzione tattica: ciò contribuì al proliferare delle imitazioni dell’Ephemera danica all’interno delle mie scatole. Quando un pesce attacca una mosca di maggio in superficie manifesta spesso grande aggressività e ingordigia e raramente si sofferma ad analizzare i dettagli della preda, vera o falsa che sia. Di conseguenza, le nostre imitazioni, per risultare gradite, devono essere di generose dimensioni, talvolta montate anche su ami a gambo lungo del numero otto, e possedere una colorazione più o meno simile al quella dell’animaletto, vale a dire: con ali e zampette grigiastre e col corpo giallognolo se si tratta di un’effimera appena sfarfallata, oppure con ali traslucide e addome color avorio nel caso dell’insetto allo stadio di imago.

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MONTAGGI SPECIALI PER NASCONDERE L'AMO

Quando una trota rifiuta sistematicamente molti modelli diversi di imitazione, possiamo ipotizzare che riesca a identificare un elemento rivelatore di falsità in ognuno di essi: in molti casi si tratta della parte ricurva e visibile dell’amo. Tale attributo dell’uncino, infatti, è del tutto dissimile da qualunque appendice o escrescenza presente sul corpo di un insetto e i pesci, a forza di punture, possono imparare a distinguere i nostri inganni piumosi proprio da questo pungente elemento. Una trota così esperta è un avversario davvero difficile e per indurla in errore e farla abboccare bisogna affidarsi a mosche in cui non sia troppo in mostra l’amo, come le quelle realizzate col montaggio Reverse o Anima. Le prime si distinguono per essere costruite su un uncino capovolto, vale a dire con la punta rivolta all’insù, cosicché questo, visto dal punto di osservazione della trota, risulti impallato dal corpo. Nelle imitazioni Anima, invece, tutto l’amo è ricoperto dal collarino di galleggiamento in hackle di gallo e i pesci non riescono a distinguerlo chiaramente. Considerate le elevate qualità illusorie delle mosche Reverse e Anima, alcuni moschisti potrebbero essere indotti a ricorrere in maniera esclusiva a queste insidie in ogni situazione di pesca. Tuttavia ciò sarebbe una scelta poco assennata, perché entrambi i modelli di artificiale, a causa della loro struttura e della posizione dell’amo, presentano delle difficoltà nel conseguire una buona allamatura. Negli esemplari Anima, il rigido addome e le code impediscono talvolta alla mosca di entrare agevolmente nella bocca del salmonide che la risucchia. Nel caso dei Reverse, la struttura alare, specialmente se realizzata ad imitare un’effimera allo stadio di dun con le ali protratte verso l’alto, può compromettere la capacità dell’amo di pungere e di conficcarsi nella bocca del pesce quando ferriamo. Entrambi gli artificiali andrebbero impiegati, perciò, nelle situazioni più difficili, consapevoli che potremmo “pizzicare”, ma non allamare, i nostri avversari.
  Una trota incerta può essere spinta a bollare se impieghiamo un artificiale che susciti in lei fenomeni di “interpretazione”. Quando “inneschiamo” imitazioni molto piccole, il pesce ha difficoltà a distinguere quelle caratteristiche che gli confermano che si tratta di una preda reale. Colto dal dubbio, il salmonide può disdegnare o rifiutare la mosca, ma può anche attaccarla, soprattutto se sta cacciando freneticamente e non intende perdere il suo ritmo di bollata con un’analisi troppo minuziosa. Simile eventualità è assai probabile che si verifichi quando sono in attività efemerotteri di ridottissime dimensioni, come le Caenis, e noi abbiamo avuto l’assennatezza di legare al finale una mosca con i medesimi colori dell’insetto, ma di dimensioni leggermente inferiori rispetto a questo e magari con l’aspetto poco definito. Tale strategia è valida in tantissime situazioni di pesca, per questo é opportuno rifornire la nostra scatola di artificiali dalla silhouette confusa, vale a dire che diano l’idea di assomigliare ad un insetto, piuttosto che lo imitino verosimilmente.

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Olive Anima. Se riteniamo che la curva dell'amo insospettisca i nostri avversari, possiamo ricorrere a un artificiale “Anima”, giacché in queste mosche tutto l’uncino è nascosto all'interno del collarino di galleggiamento

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Imago Reverse. Le imitazioni Reverse si adagiano sulla superficie dell’acqua con l’amo capovolto e ciò fa sì che la sua curva sia impallata dalla coda e dall’addome, risultando invisibile dal punto di vista del pesce

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