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shooting head
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Negli ultimi anni ho dedicato sempre più tempo alla pesca in mare, insidiando soprattutto le spigole, e in molti casi sono riuscito ad allamare un bel branzino perché avevo indirizzato la mosca su uno spot piuttosto distante dalla riva, magari un canaletto tra le rocce sommerse o una depressione del fondale prossima alla prima secca.
  Il problema è che certi tratti d’acqua ci impongono di condurre l’azione di pesca sulla lunga distanza per l’intera giornata e ciò richiede un grande impegno fisico, in particolare se impieghiamo un’attrezzatura piuttosto pesante. I ripetuti lanci di una mosca di buona taglia con una lenza dell’otto obbligano le nostre braccia e schiena a un notevole sforzo e dopo qualche ora, se siamo fuori allenamento, avremo la necessità di riposarci per l’inevitabile l’indolenzimento dei muscoli. Qualcuno potrà obiettare che una buona tecnica di lancio attenua la fatica, giacché le pressioni esercitate nella fase di volteggio della lenza sono calibrate e dosate al fine di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Ciò è vero, ma anche il lanciatore più bravo e allenato accuserà a un certo punto la fatica e i suoi bei lanci non saranno più così lunghi e precisi.
  La moderna tecnologia aiuta quei pescatori che desiderano proiettare le proprie mosche a grandi distanze. Le migliori canne presenti sul mercato si distinguono per l’elevata potenza e per la leggerezza, giacché i produttori continuano a investire sui materiali e a progettare attrezzi con profili sempre più performanti. Sostanzialmente il “tutto coda”, vale a dire saper lanciare l’intera coda di topo contenuta nel mulinello, non è più un miraggio per pochi eletti, ma un traguardo alla portata di chiunque impiega canne per lenze medio/pesanti..

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Il processo evolutivo registrato nel settore delle canne ha indotto anche i fabbricanti di code di topo ha realizzare lenze con silohuette specifiche per le diverse forme di pesca, studiando modelli appropriati ai lunghi lanci con le grandi mosche. In passato le code decentrate erano chiamate in causa in tutte quelle tecniche di pesca che obbligavano a insidiare i pesci sulla distanza e lavorando proprio sulla linea di queste lenze, i produttori hanno concepito “fly line” di nuova generazione, la cui fisionomia ricalca le tradizionali “weight forward” (le code decentrate), ma con lunghezze di testa e di belly specifiche per ogni tipo di pesca e di canna. In pratica possiamo sfogliare un catalogo e trovare code per il luccio, per il bass, o per la spigola. Oltre alle lenze decentrate, un notevole progresso l’hanno avuto le “shooting head”: code di peso e diametro considerevoli se paragonati alla loro modesta lunghezza, le quali, abbinate alle canne a due mani, sono oggigiorno le più impiegate dai pescatori che affrontano gli ampi fiumi da salmoni della Scandinavia. Le shooting head sono molto apprezzate anche dai pescatori che insidiano le trote di mare dalla costa: in Danimarca, quasi tutti i sea trout fly fishermen le imbobina nei propri mulinelli innestati su canne a impugnatura singola, giacché riescono a condurre la pesca con un raggio d’azione molto più ampio.
  La grande efficienza e maneggevolezza delle shooting head ha conquistato numerosi moschisti italiani: c’è chi le usa per la pesca delle trote, soprattutto marmorate, dei fiumi del Nord, preferendo soprattutto i modelli a rapido affondamento per sondare i livelli più bassi delle profonde buche. Altri le adottano per la pesca al luccio, perché semplificano l’esecuzione del lancio con mosche di taglia extra large: queste code si distendono con pochi falsi lanci e lo shooting assomiglia a una sorta di fiondata. Sostanzialmente consentono di ridurre i tempi nella fase di allungo, così che la mosca possa trascorre meno tempo in aria e più in acqua, limitando al contempo lo sforzo fisico del pescatore.

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Quasi tutte le strategie di pesca che imposto sul mare con la canna da mosca prevedono l’uso delle shooting head. Privilegio queste code perché incrementano la mia capacità di lancio e mi permettono di variare tattica di pesca in tempi brevissimi: la sostituzione della coda non richiede lo svolgimento di lunghe porzioni di lenza, né l’esecuzione dei vari nodi di congiunzione. Le shooting head, per essere adoprate, vanno annodate a una running line o a una shooting line: la prima è una sorta di sottile coda di topo con la classica anima in dacron di diametro uniforme, la seconda non è altro che un monofilo di buono spessore, talvolta di sezione ovale, con la superficie particolarmente liscia e che scorre tra gli anelli con minimo attrito. La running line, nelle forme di pesca che prevedono sistematici recuperi per animare l’esca, si rivela più pratica e maneggevole e non è soggetta a fenomeni di memoria quando accidentalmente si annoda su se stessa mentre la estraiamo dallo stripping basket nelle fasi di lancio. Per unirla alla shooting head si ricorre solitamente a due calzette provviste di un’asola, che vanno fissate alle estremità delle due lenze e che consentono la congiunzione loop to loop”: si introduce l’asola innestata all’estremità della running line in quella applicata alla shooting head e poi si fa passare l’intera coda di topo all’interno della prima asola, così che i due occhielli arrivino a serrarsi l’uno contro l’altro. Alcuni produttori forniscono le proprie lenze di un’asola preformata, ma personalmente preferisco quelle composte con la calzetta, perché tendono a schiacciarsi di più quando sono sotto tensione, oltre a scivolare più facilmente tra gli anelli della canna. Considerata la modesta combattività delle spigole, impiego running line da 35 libbre, che con il loro ridotto spessore incrementano la gittata del lancio: le lenze più sottili scorrono agevolmente tra le serpentine della canna.

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La “giusta” lenza ci consente di impostare la strategia di pesca più efficace,  aiutandoci a presentare la mosca sugli spot più distanti e a presentarla al livello di caccia dei branzini in pastura
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Un mosca leggera ha movenze più sinuose e attrattive in acqua e talvolta conviene impiegarla anche per la pesca in
profondità, lavorando sul grado di inabissamento della lenza per farle raggiungere il giusto livello di pesca

LA TECNICA DI LANCIO

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Il lancio con le shooting head richiede una tecnica completamente diversa da quella impiegata con le tradizionali code di topo. La lenza non va allungata progressivamente coi falsi lanci, ma bisogna prima estrarla interamente dalla canna con un paio di volteggi, facendo uscire anche un’ottantina di centimetri di running line, e poi le si imprime una forse accelerazione con un falso lancio in doppia trazione, che sfocia in un poderoso shooting. Il grosso diametro e il peso della lenza danno al pescatore la sensazione di avere un sasso attaccato alla canna e per molti versi questa tecnica di lancio sembra simile a una fiondata, ma proprio questa fiondata consente di proiettare la mosca a distanze altrimenti ineguagliabili. Impiegando lenze di sottile diametro e di elevato peso specifico, come le affondanti, si esprime appieno la potenza di questo lancio: la coda fende meglio l’aria, si carica più facilmente di energia e parte come un missile con lo shooting. Anche con le code di topo di tipo intermedio si ottengono prestazioni più che apprezzabili, mentre con le galleggianti la potenza e la velocità sono leggermente attenuate dal maggiore attrito con l’aria, dovuto al grande spessore e al minore peso specifico della guaina esterna che le compone. Da qui, quando lo spot di pesca mi consente di impiegare con analogo profitto sia la lenza intermedia sia la galleggiante, la mia preferenza ricade sempre sulla prima: utilizzo le code di topo di superficie soltanto se affronto tratti d’acqua davvero poco profondi, oppure quando “innesco” gli artificiali galleggianti come i popper.

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Scegliendo la mosca a inizio di una battuta di pesca dobbiamo tenere conto non soltanto della sua potenziale efficacia in quella data circostanza, ma anche del suo comportamento nella fase di lancio, così da non rendere troppo difficile l’esplorazione di quegli hot spot più lontani che riteniamo promettenti. Amo pescare con i poppers, perché le abboccate che provocano sono sempre spettacolari, ma raramente ne “innesco” uno se sono costretto a impostare un’azione di pesca sulla lunga distanza. Frustare l’aria con energia, cercando di mantenere un buon sincronismo di movimenti, mi procura sempre un senso di frustrazione se la lenza non volteggia come vorrei perché ostacolata da un’esca che non “ama volare”. Talvolta riesco a raggiungere una sorta di compromesso tra spettacolarità della tattica di pesca e semplificazione del lancio, vale a dire ricorro a mosche dal profilo aerodinamico e costruite con materiali molto leggeri: queste nuotano in prossimità della superficie e riescono talvolta a provocare la sgroppata del pesce che le intercetta. È il caso delle imitazioni di pesce foraggio montate con generose quantità dei materiali di Enrico Puglisi e su ami piuttosto leggeri: artificiali che trattengono poca acqua tra le loro fibre e che si asciugano immediatamente nelle fasi di volteggio, in pratica sono insidie che hanno difficoltà ad affondare. Il loro comportamento differisce da quello dei popper, giacché non procedono a saltelli sulla superficie dell’acqua, tuttavia, imprimendo forti accelerazioni alla lenza, sono indotte a svirgolare appena sotto il pelo dell’acqua e costringono la spigola ad attaccarle generando un ribollio.
  In prossimità delle foci, o anche quando pesco da scogliere di fronte ad un tratto di mare piuttosto profondo, carico nel mulinello una coda affondante che armo con una mosca debitamente zavorrata. I Clouser sono i modelli che impiego più spesso per impostare le mie strategie di pesca in profondità e per lanciarli bisogna fare molto attenzione, perché si caricano di una grande energia e diventano molto pericolosi se si perde il controllo del lancio. Mai ricorrere a una senza sottodimensionata alla canna quando si utilizzano gli artificiali piombati, perché qualunque errore di sincronismo o di pressione nei movimenti produce immediatamente una perdita di tensione e la coda può imbarcarsi e scendere di livello durante i volteggi, col rischio che la mosca entri in rotta di collisione con la nostra figura o con la canna. Un artificiale pesante e che vola a velocità sostenuta è un vero e proprio proiettile e può causare non pochi danni se si pianta su una qualunque parte del nostro corpo, così come può recidere in due la canna se l’uncino cozza contro una delle porzioni più alte del suo fusto.


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