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March Brown

 

Il primo giorno di pesca alla trota è stato uno dei momenti più attesi e suggestivi nei miei anni giovanili. La possibilità di poter immergere nuovamente un verme nelle acque frizzanti di un torrente di montagna e avvertire il sussulto del cimino per l’abboccata, magari ancora avvolto dalle penombra dell’alba, era un modo per vivere ogni volta un'esperienza magica e capace di infondendomi uno stato di forte eccitazione che si limitava non soltanto all’appagamento della cattura, ma anche al godimento di tutte quelle fasi preparatorie che l’avevano preceduta.
  È passato qualche tempo da quelle aperture incredibilmente fredde ed estenuanti per la stanchezza di una notte insonne e mi rendo conto che i bei ricordi e l’entusiasmo di quelle avventure non sono più sufficienti per tornare a pescare ancora con i lombrichi. Oggi pratico la mia pesca esclusivamente con la coda di topo, una scelta cagionata dalle maggiori emozioni che offre questa disciplina e per lo stretto contatto che consente di instaurare con i pesci che sfido.
  Il mio interessamento alla pesca con la frusta iniziò proprio durante un’apertura, quando assistetti a un’intensa sciamatura di effimere che determinò un’esplosione di vita sul corso d acqua.  In pratica mi ritrovai a osservare, incantato, trote che uscivano da ogni anfratto per disporsi sotto il pelo dell’acqua e cacciare tutti gli insetti che transitavano sopra la loro testa, saltando freneticamente senza curarsi dei pescatori. Un generale raptus di follia che non riuscii a comprendere completamente, considerata ma mia limitatissima esperienza. Tuttavia, ciò che appariva evidente era il forte potere adescante di quelle farfalline marroncine e con le ali marmoreggiate, giacché tali insetti erano gli unici responsabili di quello spettacolo tanto meraviglioso. Da quel momento cercai di rivivere in ogni occasione simile esperienza, determinato a imparare una tecnica di pesca che mi permettesse di prendere le trote in bollata, in altre parole iniziai a compiere i primi passi nel mondo della mosca.
  L’idea che le effimere di colore marrone e con le ali screziate fossero tra le preferite per le trote mi rimase in mente per tutto il periodo del mio apprendistato come moschista e non è un caso che la March Brown fu tra le prime insidie che acquistai e che in seguito impari a costruire.  Questo classico modello continuò a partecipare alle mie battute di pesca anche quando maturai una maggiore esperienza e cominciai a rifornire le mie scatole di una più vasta e talvolta sofisticata selezione di artificiali. Del resto le trote mi confermavano spesso la bontà di questo modello, soprattutto nel corso della schiusa di qualche effimera appartenente alla famiglia Heptageniidae: alcune specie di questi insetti sono ben imitati dalla March Brown. Succedeva così che se sulla superficie dell’acqua compariva una Rhitrogena, come ad esempio la R. semicolorata, oppure un Ecdyonurus, come l’E. farcipula, la mia scelta privilegiava inizialmente una “Marrone di Marzo” montata su un amo di buona misura.
  Tengo a sottolineare che la March Brown oltre a essere un’ottima mosca da schiusa manifesta grande attrattiva anche se impiegata nella pesca in caccia, rivelandosi eccellente per affrontare quei fiumi con flusso sostenuto sui quali è preferibile impiegare mosche ben visibili e che mantengono una buona galleggiabilità.


IL DRESSING

March Brown 01
Affrontiamo il primo passo del montaggio della March Brown inserendo l’amo nella ganascia del morsetto e fissando sul suo gambo la seta di montaggio nera o marrone, con la quale leghiamo in prossimità della curva un ciuffetto di fibre prelevato da una lunga hackle di collo di gallo marrone naturale. Queste codine dovranno essere lunghe circa quanto l’asse dell’uncino

March Brown 02
Tagliamo da un rocchetto di fine tinsel dorato ovale un breve spezzone e fermiamo una delle sue estremità sul punto di fissaggio delle codine. Ingrassiamo con la specifica cera un tratto della seta e distribuiamoci sopra un abbondante pizzico di pelo della maschera facciale della lepre, formano poi con le dita di una mano un compatto cordoncino. Avvolgiamo il dubbing di lepre attorno ai due terzi posteriori del gambo dell’amo e realizziamo il corpo della nostra mosca

March Brown 03
Con ampi passaggi del tinsel attorno al corpo formiamo l'anellatura della March Brown

March Brown 04
Scegliamo dal collo di gallo marrone un'hackle di dimensioni adeguate alla misura dell'amo, in pratica le sue fibre devono essere lunghe quanto l’asse dell’uncino,  recidiamo la sua porzione basale, strappiamo da un breve tratto del moncherino le fibre che lo ricoprono e leghiamolo davanti al corpo. La piuma deve essere posta con il lato esterno più lucido rivolto verso il corpo

March Brown 05
Agganciamo l’hackle con le apposite mollette e giriamola attorno al tratto di amo davanti al corpo, fermandola un paio di millimetri prima dell’occhiello

March Brown 06
Selezioniamo una piuma di pernice che abbia le fibre poco più lunghe di quelle dell’hackle marrone, rimuoviamo le morbide barbe che ricoprono la sua base e leghiamola davanti al collarino, ponendola con il lato interno più opaco rivolto verso le fibre della piuma di gallo

March Brown 07
Giriamo attorno all’amo la piuma di pernice per comporre un rado collarino e fermiamola con la seta subito dietro l’occhiello

March Brown 08
Realizziamo la testa della mosca con ripetuti passaggi del filo da costruzione e blocchiamola con alcuni nodini

March Brown 09
Distribuiamo una goccia di colla sul capo dell’insidia per impedire alla seta di allentarsi e di sciogliersi

La March Brown è pronta per una prossima battuta di pesca, sicuramente ci aiuterà a ingannare una trota che sta bollando qualche corpulenta effimera bruniccia
March Brown 10


MATERIALI PER IL DRESSING

AMO: a gambo dritto dal n.16 al 12
SETA DI MONTAGGIO: nera o marrone
CODE: fibre di hackle di collo di gallo marrone naturale
CORPO: pelo della maschera facciale della lepre
ANELLATURA: fine tinsel dorato ovale
HACKLE: di collo di gallo marrone naturale seguita da una piuma di pernice


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