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Chi pratica con una certa assiduità la pesca del salmone atlantico rischia di essere colto da una sorta maniacale ossessione, che lo induce alla spasmodica ricerca del pesce dei propri sogni, agognando alla cattura, o perlomeno al confronto, con avversari sempre più grandi. Una fissazione, questa, istigata dallo stato di esaltazione che procura l’allamatura e quindi il combattimento con un Salmo salar di dimensioni mastodontiche, giacché quel pesce può proiettarci in una dimensione surreale avvolta in un’atmosfera rarefatta, in cui il tempo del piacere si dilata e ci infonde una duratura e profonda sensazione di appagamento e di trionfo.
Tutto questo ha solitamente un prezzo: i grossi salmoni atlantici risalgono i fiumi prevalentemente all’inizio della stagione di pesca e il loro numero è quasi sempre assai esiguo. Insidiarli in modo specifico, perciò, significa essere disposti ad accettare un’eventuale cappotto. Tuttavia possono verificarsi condizioni anomale, legate soprattutto alla situazione meteorologica, che alterano i comportamenti migratori dei pesci, col risultato che gli spring salmon ritardino la propria risalita, avventurandosi su per il fiume a stagione avanzata, accompagnati da gruppi di “grilse”: i piccoli salmoni estivi. La pesca diventa allora una vera e propria lotteria, in cui il pescatore può aspettarsi qualunque sorpresa da ogni lancio.
La sera che raggiunsi la Lillestrom pool del fiume Gaula, in quella calda serata di metà luglio, le condizioni sembravano tutt’altro che propizie per trovare qualche pesce “fresco” in risalita: l’acqua aveva raggiunto una temperatura piuttosto elevata e il suo livello era ben al di sotto delle condizioni ottimali per la migrazione dei salmoni. Nelle giornate precedenti e successive il mio arrivo a Storen, diversi enormi spring salmon erano stati catturati lungo tutto l’alto corso del Gaula e la zona compresa tra i paesi di Rognes e Singsas stava registrando una serie di record, in termini di dimensioni dei pesci, come poche altre volte era successo in passato. Un evento anomalo, reso ancora più eccezionale dal fatto di accadere in piena estate, quando la maggior parte dei salmoni over size avrebbe già dovuto essere sui luoghi di frega posti più a monte.
Tutto questo ha solitamente un prezzo: i grossi salmoni atlantici risalgono i fiumi prevalentemente all’inizio della stagione di pesca e il loro numero è quasi sempre assai esiguo. Insidiarli in modo specifico, perciò, significa essere disposti ad accettare un’eventuale cappotto. Tuttavia possono verificarsi condizioni anomale, legate soprattutto alla situazione meteorologica, che alterano i comportamenti migratori dei pesci, col risultato che gli spring salmon ritardino la propria risalita, avventurandosi su per il fiume a stagione avanzata, accompagnati da gruppi di “grilse”: i piccoli salmoni estivi. La pesca diventa allora una vera e propria lotteria, in cui il pescatore può aspettarsi qualunque sorpresa da ogni lancio.
La sera che raggiunsi la Lillestrom pool del fiume Gaula, in quella calda serata di metà luglio, le condizioni sembravano tutt’altro che propizie per trovare qualche pesce “fresco” in risalita: l’acqua aveva raggiunto una temperatura piuttosto elevata e il suo livello era ben al di sotto delle condizioni ottimali per la migrazione dei salmoni. Nelle giornate precedenti e successive il mio arrivo a Storen, diversi enormi spring salmon erano stati catturati lungo tutto l’alto corso del Gaula e la zona compresa tra i paesi di Rognes e Singsas stava registrando una serie di record, in termini di dimensioni dei pesci, come poche altre volte era successo in passato. Un evento anomalo, reso ancora più eccezionale dal fatto di accadere in piena estate, quando la maggior parte dei salmoni over size avrebbe già dovuto essere sui luoghi di frega posti più a monte.

La mia pool sembrava completamente priva di vita, fatta eccezione per due “moschisti/palombari” che si erano immersi in deep-wading sul tratto di fiume opposto al mio, spaventando, presumibilmente, qualunque pesce nei paraggi. Era la mia ultima notte di pesca e avevo deciso di sfruttarla fino in fondo, se non altro perché la mia unica cattura fino a quel giorno era stata quella di un allampanato grilse. Verso l’una, però, il senso di sconfitta e la stanchezza stavano prendendo il sopravvento. I due pescatori avevano abbandonato il fiume già da un’ora e io mi ritrovavo completamente da solo su quella splendida parte di Gaula, illuminata dalla lattiginosa luce crepuscolare che caratterizza le “notti bianche” dell’estate artica.
Stavo affrontando per l’ennesima il tratto intermedio della Lillestrom pool davanti alla hut, la casetta di legno per il riposo dei pescatori, e mi ero concesso altri quattro o cinque lanci prima di andare a dormire, quando un pesce abboccò. La mangiata, poderosa, ma non violenta, mi aveva lasciato sconcertato e dubbioso: avevo paura che la mosca fosse stata addentata da una trota invece che da un salmone, o che il mio avversario avesse sputato immediatamente l’esca. Come da manuale, avevo dato lenza al pesce, e mentre riportavo in tensione la coda, pregavo di conseguire una buona allamatura. E così avvenne. Un energico scossone diede il via al combattimento. Il pesce fece due giri su sé stesso, puntò il muso verso il basso e si lanciò in una lunga fuga in direzione delle sponda opposta, quindi virò a valle e in pochi secondi scaricò il mio mulinello di oltre trenta metri di running line. Allora compresi che avevo in canna un salmone, un grosso salmone.
Stavo affrontando per l’ennesima il tratto intermedio della Lillestrom pool davanti alla hut, la casetta di legno per il riposo dei pescatori, e mi ero concesso altri quattro o cinque lanci prima di andare a dormire, quando un pesce abboccò. La mangiata, poderosa, ma non violenta, mi aveva lasciato sconcertato e dubbioso: avevo paura che la mosca fosse stata addentata da una trota invece che da un salmone, o che il mio avversario avesse sputato immediatamente l’esca. Come da manuale, avevo dato lenza al pesce, e mentre riportavo in tensione la coda, pregavo di conseguire una buona allamatura. E così avvenne. Un energico scossone diede il via al combattimento. Il pesce fece due giri su sé stesso, puntò il muso verso il basso e si lanciò in una lunga fuga in direzione delle sponda opposta, quindi virò a valle e in pochi secondi scaricò il mio mulinello di oltre trenta metri di running line. Allora compresi che avevo in canna un salmone, un grosso salmone.

Iniziai ad inseguire il pesce e raggiunsi il margine inferiore della Lillestrom pool. L’acqua in quel punto fluiva più lentamente, la buca era abbastanza profonda e priva di grossi massi sul fondo e la sponda degradava dolcemente: il luogo ideale per portare a termine il combattimento e issare a riva quel salmone senza l’aiuto di un guadino o di un raffio. Come terminale avevo innestato uno spezzone di monofilo di nailon dello 0,33, decisamente inadatto per fronteggiare le fughe di un pesce over size, e sono certo di essere arrivato spesso al limite del suo carico di rottura. Riuscii comunque a mantenere il mio avversario nella buca e lo costrinsi infine a prendere una bella boccata d’aria. Quando lo scorsi, ebbi un attimo di panico: quella sagoma scura, nonostante la luce fioca che rendeva poco distinguibile la sua silhouette, era mastodontica: perderla sarebbe stato per me un incubo. Per paura che il salmone si slamasse o spezzasse il filo, allentai leggermente la pressione sulla lenza: così facendo avrei prolungato sicuramente il combattimento, godendo più a lungo di quell’esperienza, indipendentemente dall’epilogo. Il pesce allora si rianimo, accelerò la sua corsa e “sgroppò” violentemente in superficie, lanciando in aria uno sciame di spruzzi. Per tre volte provò a liberarsi dell’amo in quel modo e io capii che se l’avessi lasciato fare sarebbe riuscito nel suo intento.
Ricominciai perciò a forzare il mio avversario, riacquistando parzialmente il controllo della situazione, e condussi il salmone su un tratto d’acqua turbolenta, obbligandolo a nuotare controcorrente per farlo stancare più rapidamente. Quando iniziò a manifestare il suo affaticamento, girandosi sul fianco, provai a spiaggiarlo. Al primo tentativo il pesce mi vide e scappò terrorizzato, al secondo, ormai vinto ed esausto, mi permise di trarre in secco la sua testa. Scattai allora come un furetto e senza ridurre la tensione sulla lenza lo afferrai per la coda, spingendolo a fatica sulla riva. Era davvero enorme. Una barra d’argento di undici chili, il salmone più grande che avessi mai preso: il pesce dei miei sogni.
Ricominciai perciò a forzare il mio avversario, riacquistando parzialmente il controllo della situazione, e condussi il salmone su un tratto d’acqua turbolenta, obbligandolo a nuotare controcorrente per farlo stancare più rapidamente. Quando iniziò a manifestare il suo affaticamento, girandosi sul fianco, provai a spiaggiarlo. Al primo tentativo il pesce mi vide e scappò terrorizzato, al secondo, ormai vinto ed esausto, mi permise di trarre in secco la sua testa. Scattai allora come un furetto e senza ridurre la tensione sulla lenza lo afferrai per la coda, spingendolo a fatica sulla riva. Era davvero enorme. Una barra d’argento di undici chili, il salmone più grande che avessi mai preso: il pesce dei miei sogni.
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GRANDI MEDI E PICCOLI

La pianificazione di qualunque mio viaggio di pesca al salmone tiene sempre conto del tipo di pesce che intendo insidiare. Durante una stagione si verificano migrazioni diverse di Salmo salar lungo i fiumi del Nord Europa, quindi è possibile prevedere quali siano i nostri eventuali avversari. Se focalizziamo l’attenzione soltanto sui fiumi della Norvegia e prendiamo in analisi il Gaula, visto che forse è il corso d’acqua più bello e suggestivo, possiamo distinguere la rimonta dei salmoni in tre scaglioni distinti. Il primo compare in acqua dolce alla fine di maggio e comprende quasi esclusivamente salmoni di peso medio attorno ai dieci chili. L’affluenza nel fiume di questi pesci e la loro velocità di risalita è influenzata dai livelli e dalla temperatura dell’acqua. Se c’è molta neve sulle montagne e le temperature si mantengono rigide, con acqua ben al di sotto dei dieci gradi, i pesci possono migrare con particolare lentezza, giacché il loro metabolismo rallentato li rende pigri e poco inclini a superare cascate e impetuosi correntoni, soprattutto col fiume basso: non è un caso i giorni successivi il primo di giugno, data dell’apertura della pesca, la fishery più pescosa di tutto il Gaula sia quella al di sotto del Gaulfossen, la vorticosa cateratta del paese di Hovin. Molti dei mastodontici spring salmon del Gaula sono catturati nei comuni di Melhus, Lundamo e Kval, situati a valle del Gaulfossen. Questi pesci abboccano prevalentemente a cucchiaini, minnow e vermi presentati presso del fondale delle buche più profonde, ma anche alle grandi mosche costruite su tubetti e lanciate con code ultra affondanti.
Non appena la temperatura dell’acqua sale di qualche grado, gli spring salmon si avventurano più volentieri tra i gorghi del Gaulfossen, specialmente in occasione di una bella piena, e in meno di una giornata possono raggiungere l’alto corso del fiume: capita talvolta di catturare un salmone con ancora attaccati i pidocchi di mare nelle riserve di pesca di Singsas (i pidocchi di mare sono parassiti di colore bruno e di aspetto “giriniforme” che si attaccano in prossimità della pinna anale del salmone e che muoiono dopo ventiquattro ore trascorse in acqua dolce). In genere qualche grosso spriger riesce a raggiungere le pool di Rognes e di Singsas già dal giorno dell’apertura e qualche bella cattura si registra sempre in beat come Kroken e Stadion. Per essere certi di incontrare un discreto numero di questi pesci in zone poste così in alto sul Gaula è preferibile accedere al fiume dalla seconda metà di giugno, o anche più tardi, se la neve ha tardato a sciogliersi è l’area sembra ancora immersa in pieno inverno.
Non appena la temperatura dell’acqua sale di qualche grado, gli spring salmon si avventurano più volentieri tra i gorghi del Gaulfossen, specialmente in occasione di una bella piena, e in meno di una giornata possono raggiungere l’alto corso del fiume: capita talvolta di catturare un salmone con ancora attaccati i pidocchi di mare nelle riserve di pesca di Singsas (i pidocchi di mare sono parassiti di colore bruno e di aspetto “giriniforme” che si attaccano in prossimità della pinna anale del salmone e che muoiono dopo ventiquattro ore trascorse in acqua dolce). In genere qualche grosso spriger riesce a raggiungere le pool di Rognes e di Singsas già dal giorno dell’apertura e qualche bella cattura si registra sempre in beat come Kroken e Stadion. Per essere certi di incontrare un discreto numero di questi pesci in zone poste così in alto sul Gaula è preferibile accedere al fiume dalla seconda metà di giugno, o anche più tardi, se la neve ha tardato a sciogliersi è l’area sembra ancora immersa in pieno inverno.

Verso la fine di giugno, la rimonta dei Salmo salar diventa più consistente grazie all’arrivo dei “medium size”: pesci di peso compreso tra i cinque e i sette chili. Questi salmoni, rinfrancati dalle temperature più miti del fiume, sono in grado di compiere la propria migrazione in tempi rapidissimi, superando il Gaulfossen con sorprendente agilità e consentendo ai pescatori di Storen e degli altri paesi più a monte di godere della loro fantastica pesca. Da questo periodo in poi, infatti, il Gaula si mantiene ben al di sopra dei dieci gradi e ciò rende i salmoni più disposti ad abboccare le mosche presentate appena sotto il pelo dell’acqua. Alcuni moschisti, per incrementare la piacevolezza della propria pesca, caricano il mulinello di code galleggianti e impiegano artificiali di contenute dimensioni costruiti su ancorette o ami doppi. Personalmente impiego con una certa sporadicità le lenze di superficie e mosche diverse dalle tube flies. Salvo rari casi, mi accosto al fiume nelle ore serali e vi rimango per tutta la notte. In questo periodo della giornata ho constato che le code di topo affondanti e le mosche realizzate su tubetti in alluminio o plastica, con o senza coni metallici in testa, offrono maggiori chance di successo. Non solo. Per indurre ad abboccare i pesci più belli bisogna far nuotare l’artificiale all’interno di quei corridoi che si creano nei punti più profondi di una buca e per riuscirvi è fondamentale impiegare una lenza con un preciso grado di inabissamento.
La necessità di cambiare con una certa frequenza la lenza e di adoprarne sempre una che contribuisca a migliorare la presentazione della mosca, mi indusse qualche hanno fa a rinnovare completamente il mio equipaggiamento, rimpiazzando le “antiche” lenze del passato e le “Spey-lines” con le moderne shooting-head. I vantaggi che offrono queste corte code di topo sono molteplici,giacché incrementano notevolmente le nostre capacità di lancio – con esse, un’esca può essere proiettata a quaranta metri senza troppa fatica – e la mosca riesce a pescare meglio sui tratti di fiume più vorticosi, perché la running line legata alla shooting-head, grazie al suo esiguo diametro, “taglia” l’acqua e resiste meglio alla trazione esercitata dalla forte corrente.
La necessità di cambiare con una certa frequenza la lenza e di adoprarne sempre una che contribuisca a migliorare la presentazione della mosca, mi indusse qualche hanno fa a rinnovare completamente il mio equipaggiamento, rimpiazzando le “antiche” lenze del passato e le “Spey-lines” con le moderne shooting-head. I vantaggi che offrono queste corte code di topo sono molteplici,giacché incrementano notevolmente le nostre capacità di lancio – con esse, un’esca può essere proiettata a quaranta metri senza troppa fatica – e la mosca riesce a pescare meglio sui tratti di fiume più vorticosi, perché la running line legata alla shooting-head, grazie al suo esiguo diametro, “taglia” l’acqua e resiste meglio alla trazione esercitata dalla forte corrente.
ARRIVANO I GRILSE

All’inizio di luglio compaiono nel fiume i grilse e la loro migrazione raggiunge il massimo dell’affluenza a metà del mese. Questi Salmo salar, trascorrendo un solo anno in mare, raggiungono un peso limitato, solitamente tra il chilo e i quattro, e amano risalire i corsi d’acqua in gruppo: quando transitano nelle pool, manifestano il loro entusiasmo saltando un po’ ovunque. La rimonta di questi piccoli pesci non preclude quella dei medium size o dei grossi spring salmon. Tuttavia il numero dei pesci di oltre dieci chili di peso diventa modesto e le probabilità di allamarne uno sono buone soltanto se copiose piogge provocano una piena nel fiume.
Sul Gaula è possibile catturare il pesce dei nostri sogni indipendentemente dal periodo dell’anno, quindi esercito la pesca sempre un’attrezzatura potente, evitando di ricorrere a finali con tip molto sottile. Anche in piena estate, pescando prevalentemente grilse, applico alla lenza un finale che termini con uno spezzone di monofilo di nailon dello 0,33 o dello 0,35. Con le code di topo affondanti ricorro a un finale lungo poco meno di due metri, mentre con la coda galleggiante, per rendere più libera e “viva” la mosca, ne monto uno sui tre metri e mezzo.
La canna che preferisco è a doppia impugnatura lunga 15 piedi per lenza del dieci, che agevola l’esecuzione di lunghi lanci e aiuta a presentare più correttamente l’artificiale sulle postazioni di sosta dei salmoni. Tale attrezzo facilita il controllo del pesce nella fase di combattimento, soprattutto se ci troviamo su tratto d’acqua tappezzato di grossi massi. Alla canna abbino un mulinello robusto e con un buon sistema frenante, caricandolo di almeno centocinquanta metri di backing da trenta libbre e di una running line da ventidue chili lunga circa quaranta metri. La connessione tra running line e shooting head la realizzo ad asola con l’apposita calzetta e formo tre legature per ogni estremità con del filo di montaggio per mosche.
Sul Gaula è possibile catturare il pesce dei nostri sogni indipendentemente dal periodo dell’anno, quindi esercito la pesca sempre un’attrezzatura potente, evitando di ricorrere a finali con tip molto sottile. Anche in piena estate, pescando prevalentemente grilse, applico alla lenza un finale che termini con uno spezzone di monofilo di nailon dello 0,33 o dello 0,35. Con le code di topo affondanti ricorro a un finale lungo poco meno di due metri, mentre con la coda galleggiante, per rendere più libera e “viva” la mosca, ne monto uno sui tre metri e mezzo.
La canna che preferisco è a doppia impugnatura lunga 15 piedi per lenza del dieci, che agevola l’esecuzione di lunghi lanci e aiuta a presentare più correttamente l’artificiale sulle postazioni di sosta dei salmoni. Tale attrezzo facilita il controllo del pesce nella fase di combattimento, soprattutto se ci troviamo su tratto d’acqua tappezzato di grossi massi. Alla canna abbino un mulinello robusto e con un buon sistema frenante, caricandolo di almeno centocinquanta metri di backing da trenta libbre e di una running line da ventidue chili lunga circa quaranta metri. La connessione tra running line e shooting head la realizzo ad asola con l’apposita calzetta e formo tre legature per ogni estremità con del filo di montaggio per mosche.

Negli ultimi miei viaggi sul Gaula organizzati nel periodo iniziale della stagione ho “innescato” unicamente mosche di tipo Templedog costruite su tubetti di alluminio o di plastica, rifinendole qualche volta con un cono di metallo in testa. L’insidia che più di ogni altra mi ha aiutato a far catture è stata la Night Orange Tag, eccellente per pescare di notte. Con acqua bassa e molto pulita la adopro montata su un tubetto di alluminio da un pollice, mente col fiume alto opto per esemplari lunghi anche due pollici. Pescando nelle prime fasi di una piena, quando il fiume è torbido, preferisco gli artificiali dai colori molto accesi, come il rosso e l’arancio caldo, che appaiono più visibili nell’acqua sporca.
In giornate assolate, specialmente se mi accosto al fiume poco prima del crepuscolo, impiego Templedog di colore verde o giallo/verde, rifinite in qualche caso con tinsel argentati e brillanti filamenti sintetici. Le mosche smeraldine manifestano un’elevatissima attrattiva sulle acque del Gaula e non è un caso che molti pescatori le preferiscano a qualunque altra insidia. Simili artificiali, se destinati alla pesca nelle ore più luminose, soprattutto in situazioni di bassi livelli e con temperatura dell’acqua piuttosto alta, possono essere realizzati su ami doppi o ancorette di misura contenuta: le mosche piccole hanno la capacità di provocare sovente la decisa abboccata dei pesci che “giocano” con le esche grandi.
L’azione di pesca e la scelta del luogo su cui concentrare i nostri sforzi devono tenere conto del livello del fiume, della temperatura dell’acqua e dell’orario. A inizio stagione, quando il Gaula è alto e freddo, dobbiamo prestare particolare attenzione alle “code” e ai tratti centrali delle buche, facendo nuotare la mosca lentamente e in prossimità del fondale. Il nostro successo dipende molto dalla scelta della lenza con il giusto grado di affondamento, giacché gli spring salmon, intorpiditi dalle basse temperature, attaccano più volentieri gli artificiali che transitano a brevissima distanza dal loro muso. Quando il fiume comincia a scaldarsi e ad abbassarsi, i pesci tendono a sostare in prossimità dei “colli” delle buche, dove l’acqua è più ossigenata.
Nelle fasi di piena, qualunque ora del giorno e della notte induce i salmoni a muoversi nel fiume, mentre un lungo periodo di siccità, che riduce ai minimi termini il livello del Gaula, può inibire drasticamente la rimonta dei pesci, spingendoli a compiere i loro spostamenti migratori al crepuscolo e di notte. Tenete presente che la reattività dei salmoni nei confronti delle esche è più spiccata in quegli individui in fase migrante, soprattutto se i pesci sono appena entrati in acqua dolce e si attenua in quei salmoni che hanno ormai preso “residenza” nel fiume e che manifestano i primi evidenti cambiamenti della livrea.
In giornate assolate, specialmente se mi accosto al fiume poco prima del crepuscolo, impiego Templedog di colore verde o giallo/verde, rifinite in qualche caso con tinsel argentati e brillanti filamenti sintetici. Le mosche smeraldine manifestano un’elevatissima attrattiva sulle acque del Gaula e non è un caso che molti pescatori le preferiscano a qualunque altra insidia. Simili artificiali, se destinati alla pesca nelle ore più luminose, soprattutto in situazioni di bassi livelli e con temperatura dell’acqua piuttosto alta, possono essere realizzati su ami doppi o ancorette di misura contenuta: le mosche piccole hanno la capacità di provocare sovente la decisa abboccata dei pesci che “giocano” con le esche grandi.
L’azione di pesca e la scelta del luogo su cui concentrare i nostri sforzi devono tenere conto del livello del fiume, della temperatura dell’acqua e dell’orario. A inizio stagione, quando il Gaula è alto e freddo, dobbiamo prestare particolare attenzione alle “code” e ai tratti centrali delle buche, facendo nuotare la mosca lentamente e in prossimità del fondale. Il nostro successo dipende molto dalla scelta della lenza con il giusto grado di affondamento, giacché gli spring salmon, intorpiditi dalle basse temperature, attaccano più volentieri gli artificiali che transitano a brevissima distanza dal loro muso. Quando il fiume comincia a scaldarsi e ad abbassarsi, i pesci tendono a sostare in prossimità dei “colli” delle buche, dove l’acqua è più ossigenata.
Nelle fasi di piena, qualunque ora del giorno e della notte induce i salmoni a muoversi nel fiume, mentre un lungo periodo di siccità, che riduce ai minimi termini il livello del Gaula, può inibire drasticamente la rimonta dei pesci, spingendoli a compiere i loro spostamenti migratori al crepuscolo e di notte. Tenete presente che la reattività dei salmoni nei confronti delle esche è più spiccata in quegli individui in fase migrante, soprattutto se i pesci sono appena entrati in acqua dolce e si attenua in quei salmoni che hanno ormai preso “residenza” nel fiume e che manifestano i primi evidenti cambiamenti della livrea.
LA CANNA GIUSTA PER I DIVERSI SPOT

La maggior parte
dei pescatori che frequenta il Gaula si avvale di canne a doppia impugnatura,
la cui potenza è scelta in base ai livelli del fiume e alle caratteristiche
della beat. In occasione di una piena, pescando lungo i tratti inferiori del
Gaula, è preferibile avvalerci di un attrezzo sui quindici piedi per coda del
dieci, giacché ci consente di svolgere agevolmente l'azione di pesca sulla
lunga distanza, oltre a facilitare il combattimento con un grosso salmone che
tenta di sfruttare la spinta della forte corrente.
Se il livello del fiume è basso, ciò accade soprattutto in piena estate in assenza di precipitazioni, e peschiamo su pool di ridotta ampiezza, come molte di quelle che si trovano tra i paesi di Storen e Singsas, una canna sui tredici piedi si dimostra la più adatta, giacché la sua lunghezza è sufficiente per presentare in maniera appropriata la mosca su quasi tutti gli spot. Un ottimo modello di tredici piedi è la Pozò TR413, che si presta alla pesca sia con le code tradizionali, sia con le shooting head lanciate con la tecnica scandinava. Grazie alla sua leggerezza, 240 grammi, la Pozò TR413 rende piacevole e poco stancante il suo utilizzo e ci aiuta a sostenere lunghe sessioni di pesca. Specifica per lenze del numero 8, questa canna si carica correttamente con code da 300 a 380 grain e offre al pescatore una sensazione di grande efficienza e maneggevolezza, rispondendo con grande rapidità alle accelerazioni impresse nelle fasi di lancio. Per maggiori informazioni sulla TR413 invito a visitare il sito della Pozò.
Se il livello del fiume è basso, ciò accade soprattutto in piena estate in assenza di precipitazioni, e peschiamo su pool di ridotta ampiezza, come molte di quelle che si trovano tra i paesi di Storen e Singsas, una canna sui tredici piedi si dimostra la più adatta, giacché la sua lunghezza è sufficiente per presentare in maniera appropriata la mosca su quasi tutti gli spot. Un ottimo modello di tredici piedi è la Pozò TR413, che si presta alla pesca sia con le code tradizionali, sia con le shooting head lanciate con la tecnica scandinava. Grazie alla sua leggerezza, 240 grammi, la Pozò TR413 rende piacevole e poco stancante il suo utilizzo e ci aiuta a sostenere lunghe sessioni di pesca. Specifica per lenze del numero 8, questa canna si carica correttamente con code da 300 a 380 grain e offre al pescatore una sensazione di grande efficienza e maneggevolezza, rispondendo con grande rapidità alle accelerazioni impresse nelle fasi di lancio. Per maggiori informazioni sulla TR413 invito a visitare il sito della Pozò.
DIRETTI A DESTINAZIONE

Per raggiungere il
Gaula dall’Italia possiamo avvalerci dei voli della KLM che collegano alcuni
dei principali aeroporti del nostro Paese con quello di Amsterdam. Dalla
capitale olandese si procede poi con un volo diretto a Trondheim in partenza più
volte al giorno. Al nostro arrivo in Norvegia, dobbiamo noleggiare
un’autovettura per arrivare nell’area del fiume, soggiornando quindi nel
bungalow di un campeggio, o in un appartamento, o anche in albergo. Lo scalo ad
Amsterdam ci consente di organizzare comodamente il viaggio con amici che
vivono in città o nazioni diverse dalla nostra, in quanto l’ultimo aereo
diretto a Trondheim parte in serata e quindi possiamo incontrarci con i nostri
compagni nell’aeroporto olandese per percorrere assieme l’ultima tratta del
volo. Per informazioni e prenotazioni, visitate il sito internet www.klm.it.