Un grosso e variopinto streamer che sfreccia fulmineo davanti al muso di una trota iridea di laghetto si rivela spesso un boccone davvero irresistibile, capace di provocare forti emozioni al pesce che sfociano solitamente in una fulmineo e violento attacco. In virtù di questo fatto, molti appassionati della coda di topo, che frequentano abitualmente i reservoirs, sono inclini ad impostare la propria strategia di pesca sull’uso quasi esclusivo degli streamers, magari variando il tipo di coda di topo a seconda della profondità di stazionamento dei salmonidi.
Simile scelta tattica conduce solitamente a dei risultati più che positivi, soprattutto se la pesca è svolta su quelle acque in cui non è imposto il catch and release: le iridee, quando non hanno maturato esperienza in fatto di artificiali, sono sempre propense a scagliarsi contro un esca corpulenta e vistosa che, apparentemente, possa soddisfare la loro necessità di cibo. Tuttavia il discorso è messo in discussione se proiettato ai laghetti in cui i pesci sono rilasciati da chi li cattura, giacché le trote, a forza di punture in bocca, possono assumere comportamenti estremamente cauti. L’uso degli streamer di grosse dimensioni può avere allora esiti incerti, se non addirittura negativi, arrivando a terrorizzare i salmonidi più timorosi.
La soluzione al problema, se non si preferisce ricorrere all’uso di una piccola ninfa, è quella di innescare uno streamer di ridottissime dimensioni, scelto tra quei modelli le cui tinte risultano particolarmente provocanti per le iridee. Il bianco e il nero sono i colori che contraddistinguono la maggior parte degli artificiali da reservoirs, non a caso insidie come la Jack Frost, la Baby Doll, la Black Chenille, la Viva e tante altre fanno parte della selezione più rappresentativa della tradizione britannica. I costruttori di norma le realizzano su uncini a gambo lungo di buone dimensioni, ma nessuno vieta di assemblarle su ami più piccoli, magari per ottenere proprio quegli esemplari indicati alla pesca delle trote più esperte e svogliate.
Un modello di mini streamer che apprezzo e che mi consente sovente di conseguire ottimi risultati sulle acque che frequento, è quello ottenuto dalla rielaborazione del dressing di una celebre mosca americana per la pesca del salmone atlantico, nota ai più col nome di Green Butt. Questa Mini Green Butt Streamer, grazie al morbido pelo di volpe artica che compone le sue ali, ha la capacità di pulsare in acqua quando viene recuperata a scatti; il Crystalhair delle sottoali, inoltre, emette tutta una serie di luccichii che richiama l’attenzione del pesce anche a lunga distanza. Tali caratteristiche contribuiscono a esaltare il potenziale adescante della mosca, rendendola attrattiva e quindi efficace in moltissime situazioni di pesca, comprese quelle in cui dobbiamo misurarci con le iridee avvezze agli inganni dei moschisti.
Simile scelta tattica conduce solitamente a dei risultati più che positivi, soprattutto se la pesca è svolta su quelle acque in cui non è imposto il catch and release: le iridee, quando non hanno maturato esperienza in fatto di artificiali, sono sempre propense a scagliarsi contro un esca corpulenta e vistosa che, apparentemente, possa soddisfare la loro necessità di cibo. Tuttavia il discorso è messo in discussione se proiettato ai laghetti in cui i pesci sono rilasciati da chi li cattura, giacché le trote, a forza di punture in bocca, possono assumere comportamenti estremamente cauti. L’uso degli streamer di grosse dimensioni può avere allora esiti incerti, se non addirittura negativi, arrivando a terrorizzare i salmonidi più timorosi.
La soluzione al problema, se non si preferisce ricorrere all’uso di una piccola ninfa, è quella di innescare uno streamer di ridottissime dimensioni, scelto tra quei modelli le cui tinte risultano particolarmente provocanti per le iridee. Il bianco e il nero sono i colori che contraddistinguono la maggior parte degli artificiali da reservoirs, non a caso insidie come la Jack Frost, la Baby Doll, la Black Chenille, la Viva e tante altre fanno parte della selezione più rappresentativa della tradizione britannica. I costruttori di norma le realizzano su uncini a gambo lungo di buone dimensioni, ma nessuno vieta di assemblarle su ami più piccoli, magari per ottenere proprio quegli esemplari indicati alla pesca delle trote più esperte e svogliate.
Un modello di mini streamer che apprezzo e che mi consente sovente di conseguire ottimi risultati sulle acque che frequento, è quello ottenuto dalla rielaborazione del dressing di una celebre mosca americana per la pesca del salmone atlantico, nota ai più col nome di Green Butt. Questa Mini Green Butt Streamer, grazie al morbido pelo di volpe artica che compone le sue ali, ha la capacità di pulsare in acqua quando viene recuperata a scatti; il Crystalhair delle sottoali, inoltre, emette tutta una serie di luccichii che richiama l’attenzione del pesce anche a lunga distanza. Tali caratteristiche contribuiscono a esaltare il potenziale adescante della mosca, rendendola attrattiva e quindi efficace in moltissime situazioni di pesca, comprese quelle in cui dobbiamo misurarci con le iridee avvezze agli inganni dei moschisti.
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IL DRESSING

Iniziamo il montaggio del Mini Green Butt Streamer innestando l’amo sulla ganascia del morsetto e applicando sul suo gambo un pezzetto di sottile filo di piombo, che avvolgiamo poi in serrate spire per realizzare la struttura di zavorra dell’insidia

Leghiamo la seta di montaggio all’amo e la passiamo più volte sulle spire di piombo, in modo da farle aderire saldamente all’asse dell’uncino. Fatto ciò, fissiamo sulla curva dell’amo il capo di uno spezzone di polifilato elastico di colore verde fluorescente e lo avvolgiamo attorno ad un breve tratto del gambo, formando il butt dell’artificiale

Girando uniformemente la seta floss attorno a quasi tutto il gambo dell’amo, creiamo il corpo dello streamer, che poi anelliamo con il tinsel argentato

Da un collo di gallo nero, stacchiamo un’hackle che abbia le fibre lunghe quanto la metà dell’asse dell’uncino e la montiamo davanti al corpo, fissandola per il suo apice. Quindi la giriamo alcune volte dietro l’occhiello per creare un piccolo collarino

Aiutandoci con il dito indice e con il pollice della mano sinistra, indirizziamo tutte le fibre del collarino verso la punta dell’amo e le fermiamo in questa posizione con alcuni passaggi della seta di montaggio

Fissiamo ora tre o quattro filamenti di Crystalhair perlescente dietro l’occhiello dell’amo, facendo sì che si estendano all’indietro quanto le punte delle codine

Da una coda di volpe artica tinta di nero, tagliamo un ricco ciuffetto di peli e lo leghiamo dietro l’occhiello dell’uncino, ponendolo a sovrastare i filamenti di Crystalhair: il mazzetto di peli deve estendersi all’indietro oltrepassando gli apici delle codine

Con alcuni giri del filato di montaggio, formiamo la testina dell’insidia, testina che poi saldiamo con una serie di nodini eseguiti con l’apposito accessorio e con un leggero strato di colla
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: a gambo lungo da streamer circle o normale dal n. 12 al n. 10
SETA DI MONTAGGIO: nera
ZAVORRA (facoltativa): sottile filo di piombo
COD:: fibre di hackle di collo di gallo nero
BUTT: polifilato elastico di colore verde fluorescente
CORPO: seta floss nera
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
GOLA: hackle di collo di gallo nero
SOTTOALI: filamenti di Crystalhair perlescente
ALI: ciuffo di pelo di coda di volpe artica tinta di nero
SETA DI MONTAGGIO: nera
ZAVORRA (facoltativa): sottile filo di piombo
COD:: fibre di hackle di collo di gallo nero
BUTT: polifilato elastico di colore verde fluorescente
CORPO: seta floss nera
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
GOLA: hackle di collo di gallo nero
SOTTOALI: filamenti di Crystalhair perlescente
ALI: ciuffo di pelo di coda di volpe artica tinta di nero