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Nel corso degli anni ho avuto l’opportunità e la curiosità di sperimentare una moltitudine di sistemi e di attrezzature per praticare la pesca con la mosca, verificando pregi e difetti di ogni elemento che contraddistingue questa disciplina alieutica. Ciò mi ha permesso di capire quali fossero i migliori compromessi tattici e tecnici per affrontare le diverse acque che frequentavo, formulando regole comportamentali specifiche per ogni fiume ed evidenziando gli strumenti più consoni per pescare nei diversi luoghi e circostanze. Alla luce dalle mie esperienze è risultato che, per esaltare la piacevolezza e la redditività di ogni singola forma di pesca a mosca, noi dovremmo impiegare una ricca selezione di canne, di lenze e di mosche per fronteggiare le varie situazioni, assemblando la nostra attrezzatura in base alla tecnica che preferiamo adottare. In pratica, se siamo degli irriducibili fautori degli artificiali di superficie e amiamo cimentarci in virtuosissimi sistemi di lancio, magari sulle sponde di un corso d’acqua di modeste dimensioni, dovremmo equipaggiarci di una canna di lunghezza compresa tra i sette e i sette piedi e mezzo, armandola di una coda di topo di misura non più grande del numero tre. Optando per l’uso delle ninfe o degli streamers, invece, pescando su un fiume piuttosto ampio, dovremmo privilegiare un’attrezzatura abbastanza lunga e potente, come quella composta da una canna sugli otto piedi e mezzo o nove, abbinata a una lenza del cinque, o del sei, o anche del sette, scelta probabilmente tra i modelli affondanti.
Combinazioni di questo tipo se ne possono fare a decine, col risultato che, per essere dei moschisti poliedrici e pronti a pescare su qualunque acqua, dovremmo possedere un equipaggiamento pari a quello presente in un buon negozio di pesca a mosca. Ovviamente le cose non stanno così. La pesca con la frusta non è uno sport dominato da regole severe e assolute, ma al contrario può essere inquadrato ed praticato secondo la nostra personalissima ottica, interpretando e adattando le sue diverse sfaccettature in funzione del nostro soggettivo godimento e della nostra praticità. Da qui, con piccoli accorgimenti, noi possiamo adattarci ad insidiare con la medesima attrezzatura pesci diversi nelle più disparate situazioni, modificando la nostra strategia senza che ciò comporti il ricorso ad una diversa canna e lenza e senza penalizzare l’aspetto ludico.
Combinazioni di questo tipo se ne possono fare a decine, col risultato che, per essere dei moschisti poliedrici e pronti a pescare su qualunque acqua, dovremmo possedere un equipaggiamento pari a quello presente in un buon negozio di pesca a mosca. Ovviamente le cose non stanno così. La pesca con la frusta non è uno sport dominato da regole severe e assolute, ma al contrario può essere inquadrato ed praticato secondo la nostra personalissima ottica, interpretando e adattando le sue diverse sfaccettature in funzione del nostro soggettivo godimento e della nostra praticità. Da qui, con piccoli accorgimenti, noi possiamo adattarci ad insidiare con la medesima attrezzatura pesci diversi nelle più disparate situazioni, modificando la nostra strategia senza che ciò comporti il ricorso ad una diversa canna e lenza e senza penalizzare l’aspetto ludico.
ATTREZZATURA NON TROPPO LEGGERA, MA MOLTO VERSATILE

In molte delle mie battute di pesca sono talvolta obbligato ad “innescare” mosche secche, ninfe e streamers sullo stesso tratto d’acqua, magari perché certi pesci preferiscono alimentarsi in superficie, mentre altri accettano soltanto esche sommerse di generose dimensioni. Questa eventualità non mi impone necessariamente di impiegare di volta in volta una canna diversa, ma di sceglierne sin dall’inizio una molto versatile. La mia preferenza ricade così su una canna lunga circa otto piedi, che abbino a una coda di topo galleggiante del quattro e a un finale conico sui tre metri e mezzo. Con simile equipaggiamento riesco a manovrare con delicatezza e precisione una minuscola insidia di superficie sulla brevissima distanza, ma allo stesso tempo posso eseguire lunghi lanci se adopro streamers mediamente zavorrati e costruiti su ami di buona misura. Sostanzialmente sopperisco agli squilibri che creo tra i componenti dell’attrezzatura con la mia esperienza ed abilità e ciò è davvero un piccolo problema, almeno se considero il vantaggio di riuscire a modificare immediatamente il sistema di pesca in funzione del comportamento di caccia di ogni singolo pesce che intendo catturare.
Per il principiante dover lanciare un’esca piombata con un equipaggiamento leggero può comportare difficoltà apparentemente insormontabili. Il mio suggerimento, in questo caso, è di ricorrere ad una lenza di una misura più grande e di esercitarsi nelle tecniche di lancio, tenendo presente che con gli artificiali appesantiti non bisogna chiudere eccessivamente il loop della coda durante i volteggi e in fase di shooting: ciò forse renderà più lento e meno coreografico il lancio, ma semplificherà il governo in aria delle esche, evitando che queste sfreccino a breve distanza dalla nostra canna o dalla nostra testa.
Per il principiante dover lanciare un’esca piombata con un equipaggiamento leggero può comportare difficoltà apparentemente insormontabili. Il mio suggerimento, in questo caso, è di ricorrere ad una lenza di una misura più grande e di esercitarsi nelle tecniche di lancio, tenendo presente che con gli artificiali appesantiti non bisogna chiudere eccessivamente il loop della coda durante i volteggi e in fase di shooting: ciò forse renderà più lento e meno coreografico il lancio, ma semplificherà il governo in aria delle esche, evitando che queste sfreccino a breve distanza dalla nostra canna o dalla nostra testa.
Pale Watery DunDun. L’uso esclusivo delle mosche secche può pregiudicare il risultato di molte nostre battute di pesca, in quanto i pesci trascorrono buona parte della loro esistenza cacciando insetti sotto la superficie dell’acqua
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Ogni pescatore ha le proprie preferenze per ciò che concerne il modello, la potenza e la lunghezza della canna. L’acquisto di un nuovo attrezzo deve tenere conto di tali predilezioni, perché un equipaggiamento che ci piace influenzerà positivamente il nostro modo di affrontare i corsi d’acqua
Pupa di Chironomo. Impiegando piccole imitazioni galleggianti o emergenti è opportuno aumentare la lunghezza del terminale, riducendo anche la sezione del suo diametro al fine di rendere più delicata e silenziosa la posa
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SCEGLIAMO LA "GIUSTA" MOSCA

L’uso di un’attrezzatura versatile, ma non specifica per alcuni sistemi di pesca, ci impone molta attenzione nella scelta delle mosche, soprattutto di quelle affondanti. Qualunque ninfa, o streamer che sia, per risultare più efficace, deve raggiungere il livello di pastura del nostro avversario senza apparire troppo rigida e pesante, perché la sua attrattiva è fortemente condizionata dal modo di nuotare. Da qui, se l’artificiale riesce a mantenere un aspetto libero e vivo, ondeggiando, tremolando o pulsando mentre si muove in acqua, indurrà i pesci a seguirlo e poi ad attaccarlo con convinzione; al contrario, se la stessa insidia affonda come un sasso e nuota in modo inarticolato e pesante, perché gravata di una struttura di zavorra eccessiva e mal distribuita sul suo corpo, infonderà alla trote una sensazione di incertezza, che difficilmente sfocerà in una decisa abboccata. In virtù di questo fatto, dobbiamo rifornire le nostre scatole di ninfe e streamers del medesimo modello, ma appesantiti, in fase di costruzione, con quantità diverse di filo di piombo, o di altri elementi zavorranti. Tali mosche devono differire tra loro anche per la posizione della zavorra sul corpo. In qualche caso, infatti, potremmo aver bisogno di una vaporosa mosca che nuoti con un movimento a sali e scendi, magari per tentare un pesce apatico su un tratto d’acqua a flusso lento, o su un laghetto. La nostra scelta può ricadere così su streamers come i Dog Nobbler, o su ninfoni ricchi di appendici e con in testa un conetto di metallo: insidie con il baricentro spostato in avanti che affondano di muso, ma che sollevano ritmicamente la propria testa se recuperate a strappetti.
Deadly Black Cone. Gli artificiali pesanti sottopongono il finale a un forte stress. I terminale va quindi controllato con regolarità nel corso della battura di pesca
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Epoxy Green Gold Head. Se ipotizziamo di “innescare” con una certa frequenza ninfe molto zavorrate dobbiamo optare per l’uso di una canna abbastanza potente, caricata con una lenza del quattro o anche del cinque
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I tratti di mare con fondale misto offrono rifugio e cibo a una moltitudine di potenziali prede
dei serranidi: in simili luoghi il pescatore ha la possibilità di realizzare buoni carnieri
dei serranidi: in simili luoghi il pescatore ha la possibilità di realizzare buoni carnieri
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FINALI, PIOMBINI E STRIKE INDICATORS

Operando le sostituzioni dei vari tipi di artificiale, possiamo essere costretti talvolta a modificare parzialmente la struttura del finale. Impiegando su un’acqua piatta mosche secche piccole e poco “vestite”, è opportuno optare per un finale un po’ più lungo di tre metri e mezzo, al fine di incrementare la delicatezza della posa: in pratica dobbiamo aggiungere all’estremità della lenza una bracciata di nailon dello 0,14 o dello 0,12. Viceversa, per facilitare il passaggio di potenza dalla coda di topo all’esca quando “inneschiamo” sostanziosi streamers, possiamo ridurre leggermente la lunghezza del finale, facendo sì che il diametro del tip sia attorno allo 0,16 o 0,18; un terminale così spesso, tra l’altro, resiste più a lungo alle forti sollecitazioni impresse dall’azione di pesca con gli artificiali grossi e pesanti.
Per evitare di cestinare un costoso finale al termine di una giornata di pesca in cui abbiamo adoprato molti modelli di mosca, possiamo rimpiazzare la punta di questo con un breve spezzone di monofilo di nailon dello 0,18, al quale poi annodiamo il terminale di cui ho bisogno. In pratica trasformiamo un finale conico in uno parzialmente a nodi. Tale rigenerazione del “pre-tip” può essere effettuata più volte, col risultato di rendere utilizzabile ed efficiente il medesimo finale anche per un’intera stagione.
Al fine di esaltare al massimo la versatilità della nostra attrezzatura è buona regola equipaggiarci anche di una scatola di pallini di piombo del numero tre e di una confezione di strike indicators. I primi, fissati sul terminale a circa quindici/venti centimetri dall’esca, sono utili quando le trote stanno abboccando minuti insetti che nuotano molto in profondità e le nostre piccole imitazioni si rivelano insufficientemente pesanti per scendere al livello di caccia dei pesci. Alcuni moschisti sono riluttanti all’uso dei pallini di piombo, ritenendoli un bieco espediente per far catture ad ogni costo. Personalmente non condivido questo punto di vista, in quanto giudico più frustante rinunciare alla cattura di un bel salmonide per l’inadeguatezza dei miei artificiali, piuttosto che aggiungere un po’ di zavorra alla lenza.
Stesse reazioni di diniego le ottengono gli strike indicators, considerati dai “puristi” piccoli galleggianti consoni soltanto alla pesca al tocco. I segnalatori di abboccata si rivelano preziosi quando non possiamo pescare a vista a causa della scarsa limpidezza dell’acqua, oppure per presentare al meglio le nostre ninfe in situazioni particolari, ad esempio, quando vogliamo far filare gli artificiali all’interno dei corridoi di piante acquatiche posti al centro di un chalk stream. In genere sui fiumi ricorro con una certa sporadicità agli strike indicators, mentre sui laghetti sportivi me ne servo regolarmente se “innesco” le imitazioni di pupa di chironomo, o altre piccole ninfe.
Per evitare di cestinare un costoso finale al termine di una giornata di pesca in cui abbiamo adoprato molti modelli di mosca, possiamo rimpiazzare la punta di questo con un breve spezzone di monofilo di nailon dello 0,18, al quale poi annodiamo il terminale di cui ho bisogno. In pratica trasformiamo un finale conico in uno parzialmente a nodi. Tale rigenerazione del “pre-tip” può essere effettuata più volte, col risultato di rendere utilizzabile ed efficiente il medesimo finale anche per un’intera stagione.
Al fine di esaltare al massimo la versatilità della nostra attrezzatura è buona regola equipaggiarci anche di una scatola di pallini di piombo del numero tre e di una confezione di strike indicators. I primi, fissati sul terminale a circa quindici/venti centimetri dall’esca, sono utili quando le trote stanno abboccando minuti insetti che nuotano molto in profondità e le nostre piccole imitazioni si rivelano insufficientemente pesanti per scendere al livello di caccia dei pesci. Alcuni moschisti sono riluttanti all’uso dei pallini di piombo, ritenendoli un bieco espediente per far catture ad ogni costo. Personalmente non condivido questo punto di vista, in quanto giudico più frustante rinunciare alla cattura di un bel salmonide per l’inadeguatezza dei miei artificiali, piuttosto che aggiungere un po’ di zavorra alla lenza.
Stesse reazioni di diniego le ottengono gli strike indicators, considerati dai “puristi” piccoli galleggianti consoni soltanto alla pesca al tocco. I segnalatori di abboccata si rivelano preziosi quando non possiamo pescare a vista a causa della scarsa limpidezza dell’acqua, oppure per presentare al meglio le nostre ninfe in situazioni particolari, ad esempio, quando vogliamo far filare gli artificiali all’interno dei corridoi di piante acquatiche posti al centro di un chalk stream. In genere sui fiumi ricorro con una certa sporadicità agli strike indicators, mentre sui laghetti sportivi me ne servo regolarmente se “innesco” le imitazioni di pupa di chironomo, o altre piccole ninfe.