In un mio viaggio sul fiume Gaula, in Norvegia, ho vissuto un’esperienza davvero singolare, che mi ha dimostrato ancora una volta quanto imprevedibile sia la pesca al salmone e quanto discutibili possano rivelarsi le regole a cui spesso ci appelliamo per praticarla. Sostanzialmente, durante la settimana del mio soggiorno a Storen, la cittadina meta del pellegrinaggio di tantissimi pescatori del Gaula, assistetti alla totale trasformazione del fiume, che da una condizione di bassissimi livelli – la pesca sulle sue acque stava quasi per essere chiusa a causa di un lungo periodo di siccità – si innalzò così tanto, ad opera di una copiosa pioggia, da rischiare di tracimare. Il fatto curioso è che, sebbene le condizioni ideali per la cattura dei salmoni fossero state quelle successive al giorno di massima piena, tutti i pesci che pescai caddero vittima delle mie mosche durante le giornate di secca. Evidentemente, con l’acqua bassa, ero riuscito ad individuare la buca più produttiva della riserva dell’Associazione di Storen, mentre la fortuna non mi aveva assistito quando il Gaula, gonfio di pioggia, si era riempito nuovamente di pesci “freschi”: nel secondo caso, l’insuccesso poteva essere imputato alla mia modesta conoscenza delle zone più indicate alla pesca con i livelli altissimi; i buoni risultati nella prima circostanza, invece, erano dovuti all’opera di investigazione, se così vogliamo definirla, che avevo condotto non appena arrivato a Storen, ma anche all’individuazione della mosca più efficace in quella situazione.
Affermo questo perché sulla “mia” buca particolarmente produttiva pescavano altri moschisti, alcuni davvero abili, ma pochi erano riusciti a totalizzare un discreto numero di catture. I pesci, tra l’altro, apparivano quasi tutti “colorati”, segno della loro lunga permanenza in acqua dolce, e quindi presumibilmente esperti in fatto di esche. Da qui l’ipotesi della maggiore attrattiva della mia Night Orange Tag, la mosca che avevo applicato alla lenza.
Insidia abbastanza popolare sulle sponde del Gaula, almeno nelle sue numerose varianti, la Night Orange Tag mi fu mostrata per la prima volta dall’amico Francesco Fedeli, il quale se ne serviva per svolgere la pesca notturna. Francesco non conosceva il nome originale della mosca, quindi, quando realizzai la mia versione personalizzata, decisi di battezzarla Night Orange Tag, con riferimento al suo “culetto” arancione e al notevole potere adescante che dimostrava di notte. Francesco mi disse che, impiegandola nelle sere di giugno di alcuni anni fa, riuscì a catturare dei salmoni del peso di dieci chili. Nell’agosto del 2003, quando ebbi modo di apprezzarne la grande efficacia, lanciandola sulle acque dell’Associazione di Storen, “mossi” circa sedici pesci, tra di loro è possibile che ci fosse anche qualche trota di mare, tuttavia ne portai a riva un numero piuttosto ristretto: i salmoni “colorati” spesso pizzicano con la punta delle labbra l’artificiale e quindi può risultare difficile conseguire la loro buona e duratura allamatura.
Affermo questo perché sulla “mia” buca particolarmente produttiva pescavano altri moschisti, alcuni davvero abili, ma pochi erano riusciti a totalizzare un discreto numero di catture. I pesci, tra l’altro, apparivano quasi tutti “colorati”, segno della loro lunga permanenza in acqua dolce, e quindi presumibilmente esperti in fatto di esche. Da qui l’ipotesi della maggiore attrattiva della mia Night Orange Tag, la mosca che avevo applicato alla lenza.
Insidia abbastanza popolare sulle sponde del Gaula, almeno nelle sue numerose varianti, la Night Orange Tag mi fu mostrata per la prima volta dall’amico Francesco Fedeli, il quale se ne serviva per svolgere la pesca notturna. Francesco non conosceva il nome originale della mosca, quindi, quando realizzai la mia versione personalizzata, decisi di battezzarla Night Orange Tag, con riferimento al suo “culetto” arancione e al notevole potere adescante che dimostrava di notte. Francesco mi disse che, impiegandola nelle sere di giugno di alcuni anni fa, riuscì a catturare dei salmoni del peso di dieci chili. Nell’agosto del 2003, quando ebbi modo di apprezzarne la grande efficacia, lanciandola sulle acque dell’Associazione di Storen, “mossi” circa sedici pesci, tra di loro è possibile che ci fosse anche qualche trota di mare, tuttavia ne portai a riva un numero piuttosto ristretto: i salmoni “colorati” spesso pizzicano con la punta delle labbra l’artificiale e quindi può risultare difficile conseguire la loro buona e duratura allamatura.
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IL DRESSING

Cominciamo il montaggio della Night Orange Tag, inserendo una piccola sezione di un tubicino di gomma siliconata su una delle estremità del cilindretto metallico: la sua funzione sarà quella di far aderire alla mosca l’ancoretta applicata in pesca. Quindi infiliamo il cilindretto su un ago inserito sul morsetto e fissiamo la seta di montaggio nera sul suo tratto prossimo al tubicino di gomma, che utilizziamo poi per legare uno spezzone di fine tinsel argentato ovale. Avvolgendo in strette spire il tinsel lungo una breve sezione del cilindretto, formiamo la prima parte del tag

Con uno spezzone di seta di montaggio, o floss, di colore arancione fluorescente, realizziamo la seconda porzione del tag davanti a quella preparata con il tinsel. Proseguiamo poi legando sull’estremità posteriore del cilindretto il capo di due spezzoni di tinsel argentato: il primo sottile e a sezione ovale e il secondo piatto

Giriamo ora, in stretti passaggi, il tinsel piatto attorno al cilindretto di metallo, creando in questo modo il corpo della mosca

Avvolgendo in ampie spire il sottile tinsel ovale su tutto il corpo, realizziamo l’anellatura della Night Orange Tag

Da un pezzo di pelliccia di orso bruno (o sostituto) tagliamo un mazzetto di peli e lo applichiamo davanti al corpo, legandolo in modo che i suoi apici si protraggano in avanti

Ribaltiamo il pelo di orso all’indietro e lo fissiamo in posizione con alcuni giri di seta di montaggio. Sopra le sottoali poniamo poi una serie di filamenti di Crystalhair perlescente, facendo sì che si estendano appena oltre le punte dei peli di orso

Avvolgendo l’hackle attorno a un breve tratto del cilindretto di metallo, realizziamo un piccolo collarino. Quindi, con i polpastrelli del pollice e del dito indice della mano sinistra, spingiamo tutte le fibre del collarino verso il basso e leggermente all’indietro e le blocchiamo in tale posizione col filato da costruzione

Dalla coda di volpe artica tinta di nero, preleviamo un denso ciuffo di pelo e lo fissiamo sul punto d’innesto del pelo d’orso, ponendolo in modo che sovrasti le sottoali

Stacchiamo da un collo di gallo della giungla due piume di medie dimensioni e le montiamo ai fianchi delle ali

Con alcuni giri della seta di montaggio realizziamo la testina della mosca, testina che poi saldiamo con una serie di nodini effettuati con l’apposito accessorio
MATERIALI PER IL DRESSING
TUBETTO: in alluminio o in ottote lungo dai 2 ai 5 centimetri
BLOCCA-ANCORETTA: tubicino di gomma siliconata
SETA DI MONTAGGIO: nera
TAG: fine tinsel argentato ovale e seta di montaggio, o floss, di colore arancione fluorescente
CORPO: largo tinsel (o mylar) argentato piatto
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
SOTTOALI: pelo di orso bruno sormontato da filamenti di Crystalhair perlescente
GOLA: hackle di collo di gallo tinto di nero
ALI: ciuffo di pelo di coda di volpe artica tinta di nero
GUANCE: gallo della giungla
TESTA: vernice nera
BLOCCA-ANCORETTA: tubicino di gomma siliconata
SETA DI MONTAGGIO: nera
TAG: fine tinsel argentato ovale e seta di montaggio, o floss, di colore arancione fluorescente
CORPO: largo tinsel (o mylar) argentato piatto
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
SOTTOALI: pelo di orso bruno sormontato da filamenti di Crystalhair perlescente
GOLA: hackle di collo di gallo tinto di nero
ALI: ciuffo di pelo di coda di volpe artica tinta di nero
GUANCE: gallo della giungla
TESTA: vernice nera