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Nelle fasi che precedono e che seguono una schiusa di
effimere è facile notare le trote che vanno ad occupare le postazioni di
pastura, o che gradualmente si allontanano da queste al termine del pasto. I
pesci hanno un comportamento nervoso e reattivo e spesso si muovono da un lato
all’altro per intercettare i primi insetti che si avventurano verso il punto di
emersione, o quelli che si sono attardati a sciamare assieme alla stragrande
maggioranza dei propri consimili.
Osservare un bel salmonide che caccia ninfe a mezz’acqua è un vero spettacolo, soprattutto se il fiume è cristallino e la sua superficie è liscia come il vetro, giacché si possono distinguere tutti i movimenti che compie per afferrare i piccoli insetti trasportati dalla corrente. La trota, infatti, oltre a oscillare come una banderuola al vento per mantenere la posizione e tenersi pronta allo scatto, muove di continuo gli occhi per avvistare i bocconi che si avvicinano: identificata la preda, può anticiparla con uno scatto in avanti o di lato, oppure può lasciarsi trasportare a valle dalla corrente mentre si dirige verso la ninfa, fermandosi un momento a osservarla quando l’ha raggiunta. L’abboccata che segue è rivelata da un energico rigonfiamento degli opercoli branchiali del pesce, o da un suo violento morso, o anche dal ripetuto movimento delle sue ganasce, segno che ha azzannato con delicatezza l’insetto e lo sta masticando.
Nel corso delle giornate che trascorro in riva ai fiumi dedico molto tempo alla pesca a ninfa, soprattutto quella a vista, e cerco solitamente di affrontare i miei avversari sulla brevissima distanza, perché provo una forte emozione a vederli cacciare e a scorgere le loro reazioni di attacco contro le mie insidie. Per praticare questo genere di pesca non ricorro a un’attrezzatura specifica, ma mi avvalgo della stessa canna che impiego con le mosche secche, preferendo, comunque, un attrezzo lungo almeno otto piedi e mezzo e in grado di lanciare una lenza del quattro o del cinque. Anche la coda di topo è quasi sempre la stessa che utilizzo con le imitazioni di superficie, vale a dire una lenza completamente galleggiante con profilo a doppio fuso e del numero quattro, ottima, a mio giudizio, per affrontare tantissimi fiumi di medie e piccole dimensioni. A questa innesto un finale conico sui dodici piedi, il cui terminale ha un diametro dell’0,16 o 0,14: questo tip lo sostituisco prima di ogni nuova uscita di pesca con una bracciata di monofilo di nailon dello 0,14, o più fine se i pesci si dimostrano particolarmente diffidenti e sono costretto a tentarli con artificiali di minutissime dimensioni.
Osservare un bel salmonide che caccia ninfe a mezz’acqua è un vero spettacolo, soprattutto se il fiume è cristallino e la sua superficie è liscia come il vetro, giacché si possono distinguere tutti i movimenti che compie per afferrare i piccoli insetti trasportati dalla corrente. La trota, infatti, oltre a oscillare come una banderuola al vento per mantenere la posizione e tenersi pronta allo scatto, muove di continuo gli occhi per avvistare i bocconi che si avvicinano: identificata la preda, può anticiparla con uno scatto in avanti o di lato, oppure può lasciarsi trasportare a valle dalla corrente mentre si dirige verso la ninfa, fermandosi un momento a osservarla quando l’ha raggiunta. L’abboccata che segue è rivelata da un energico rigonfiamento degli opercoli branchiali del pesce, o da un suo violento morso, o anche dal ripetuto movimento delle sue ganasce, segno che ha azzannato con delicatezza l’insetto e lo sta masticando.
Nel corso delle giornate che trascorro in riva ai fiumi dedico molto tempo alla pesca a ninfa, soprattutto quella a vista, e cerco solitamente di affrontare i miei avversari sulla brevissima distanza, perché provo una forte emozione a vederli cacciare e a scorgere le loro reazioni di attacco contro le mie insidie. Per praticare questo genere di pesca non ricorro a un’attrezzatura specifica, ma mi avvalgo della stessa canna che impiego con le mosche secche, preferendo, comunque, un attrezzo lungo almeno otto piedi e mezzo e in grado di lanciare una lenza del quattro o del cinque. Anche la coda di topo è quasi sempre la stessa che utilizzo con le imitazioni di superficie, vale a dire una lenza completamente galleggiante con profilo a doppio fuso e del numero quattro, ottima, a mio giudizio, per affrontare tantissimi fiumi di medie e piccole dimensioni. A questa innesto un finale conico sui dodici piedi, il cui terminale ha un diametro dell’0,16 o 0,14: questo tip lo sostituisco prima di ogni nuova uscita di pesca con una bracciata di monofilo di nailon dello 0,14, o più fine se i pesci si dimostrano particolarmente diffidenti e sono costretto a tentarli con artificiali di minutissime dimensioni.
INDIVIDUARE GLI INSETTI PRIMA DI SCEGLIERE LA MOSCA

Per quanto concerne la scelta della ninfa, l’esito della
giornata dipende spesso dalla capacità del moschista di individuare
gli animaletti presenti e in attività nel fiume e saper scegliere poi
l’imitazione più appropriata. Molte delle effimere predate dalle trote
in più periodi dell’anno appartengono al genere Baetis e si distinguono
per le contenute dimensioni, rapportabili a quelle di un artificiale
costruito su un amo del 14 o del 16. Di analoga taglia è anche
l’Ephemerella ignita, popolarissimo efemerottero che spesso domina il
panorama delle schiuse estive. Abbastanza diffusi sono pure gli
Ecdyonuridi e le Rhitrogene, il cui corpo e quasi il doppio delle
Baetis e può essere imitato costruendo mosche su ami del 12 o del 14 a
gambo lungo. Questi sono gli insetti che incontro con maggiore
frequenza sui miei fiumi e tante imitazioni che realizzo assomigliano
gli stati giovanili di tali invertebrati.
Escludendo quelle che sono le insidie d’attrazione, ovvero mosche con attributi o colorazioni sgargianti, dotate di poche qualità imitative e abboccate dalle trote perché stuzzicano la loro aggressività o curiosità – noti esponenti di questa famiglia di artificiali sono le Gold Head – possiamo analizzare alcune ninfe molto utili per insidiare i salmonidi più scaltri e selettivi. Metto da parte le Gold Head perché sono le mosche più diffuse e largamente impiegate dai moschisti moderni e quindi è facile incontrare pesci che sappiano riconoscerle e che le rifiutino categoricamente. La grande efficacia delle Gold Head si apprezza appieno sulle acque libere e poco frequentate dai moschisti, mentre sulle riserve “no kill” la loro attrattiva è alquanto incostante.
A inizio stagione, quando le trote sono reduci dalle fatiche riproduttive e hanno superato i rigori dell’inverno, che gli impone una dieta forzata inibendo l’attività sciamatoria degli insetti, possiamo servirci di mosche di buona taglia che ingolosiscano i nostri avversari, privilegiando, tuttavia, artificiali montati su ami non più grandi del n.12 e con ingredienti dalle tinte sobrie se ci imbattiamo in pesci piuttosto sospettosi e incerti. La Baetis rhodani, la Baetis scambus, assieme ad alcuni efemerotteri del genere Rhitrogena, sono tra i primi insetti a sciamare dai fiumi e costituisco spesso il pasto principale di molte trote, pasto che viene consumato perlopiù nelle ore calde. Buone imitazioni della B. rhodani e della B. scambus allo stadio di ninfa sono la Ninfa di Cove, la Pheasant Tail, o la Matt Green, quest’ultima elaborata dall’amico Gianluca per pescare ovunque abbondino effimere olivastre. Di solito questi artificiali hanno il corpo compatto costruito attorno a una consistente struttura di zavorra, quindi si prestano anche alla pesca in profondità. Un’efficacissima tecnica di presentazione, che induce le trote a istintivi attacchi, è lanciare una di queste mosche molto a monte rispetto alla postazione del salmonide, farla scendere a un livello piuttosto basso e indurla poi salire repentinamente verso la superficie, richiamando a noi la lenza, quando entra nella zona di caccia del pesce. Tale sistema di pesca è noto a tanti appassionati di pesca a ninfa e serve a provocare l’abboccata di quei pesci dal comportamento esitante, che si accostano alle nostre insidie senza decidersi ad azzannarle.
Escludendo quelle che sono le insidie d’attrazione, ovvero mosche con attributi o colorazioni sgargianti, dotate di poche qualità imitative e abboccate dalle trote perché stuzzicano la loro aggressività o curiosità – noti esponenti di questa famiglia di artificiali sono le Gold Head – possiamo analizzare alcune ninfe molto utili per insidiare i salmonidi più scaltri e selettivi. Metto da parte le Gold Head perché sono le mosche più diffuse e largamente impiegate dai moschisti moderni e quindi è facile incontrare pesci che sappiano riconoscerle e che le rifiutino categoricamente. La grande efficacia delle Gold Head si apprezza appieno sulle acque libere e poco frequentate dai moschisti, mentre sulle riserve “no kill” la loro attrattiva è alquanto incostante.
A inizio stagione, quando le trote sono reduci dalle fatiche riproduttive e hanno superato i rigori dell’inverno, che gli impone una dieta forzata inibendo l’attività sciamatoria degli insetti, possiamo servirci di mosche di buona taglia che ingolosiscano i nostri avversari, privilegiando, tuttavia, artificiali montati su ami non più grandi del n.12 e con ingredienti dalle tinte sobrie se ci imbattiamo in pesci piuttosto sospettosi e incerti. La Baetis rhodani, la Baetis scambus, assieme ad alcuni efemerotteri del genere Rhitrogena, sono tra i primi insetti a sciamare dai fiumi e costituisco spesso il pasto principale di molte trote, pasto che viene consumato perlopiù nelle ore calde. Buone imitazioni della B. rhodani e della B. scambus allo stadio di ninfa sono la Ninfa di Cove, la Pheasant Tail, o la Matt Green, quest’ultima elaborata dall’amico Gianluca per pescare ovunque abbondino effimere olivastre. Di solito questi artificiali hanno il corpo compatto costruito attorno a una consistente struttura di zavorra, quindi si prestano anche alla pesca in profondità. Un’efficacissima tecnica di presentazione, che induce le trote a istintivi attacchi, è lanciare una di queste mosche molto a monte rispetto alla postazione del salmonide, farla scendere a un livello piuttosto basso e indurla poi salire repentinamente verso la superficie, richiamando a noi la lenza, quando entra nella zona di caccia del pesce. Tale sistema di pesca è noto a tanti appassionati di pesca a ninfa e serve a provocare l’abboccata di quei pesci dal comportamento esitante, che si accostano alle nostre insidie senza decidersi ad azzannarle.
Matt Green. Molti costruttori di artificiali personalizzano le proprie creazioni al morsetto, realizzando esemplari specifici per ogni occasione di pesca
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La pesca a ninfa, se praticata a vista, è molto eccitante e ci consente spesso la cattura di trote di grossa taglia
Individuato il pesce, cerchiamo di avvicinarlo alle sue “spalle” fino a posizionarci in un punto comodo per eseguire il lancio
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UN "TRENINO" DI NINFE

Nel mese di marzo hanno luogo le consistenti sciamature
delle “March Brown”, efemerotteri di medio grandi dimensioni
appartenenti al genere Rhitrogena, diffusi sui fiumi abbastanza puliti.
Nelle ore che precedono la loro schiusa, è facile osservare le trote
che cacciano avidamente gli insetti in procinto di migrare verso il
punto di affioramento, talvolta manifestando una così grande euforia
alimentare da ridurre la propria prudenza e selettività. Splendide
imitazioni di ninfa di Rhitrogena sono la Gold Ribbed Hare’s Ear, la
Faccia di Lepre e la Brown Gacka, costruite su uncini dal 10 al 14.
Oltre che per la pesca a vista praticata da valle verso monte, o
trasversalmente al flusso della corrente, queste insidie si prestano
alla composizione di “treni” di ninfe su un finale a braccioli, utili
per affrontare il fiume anche da monte verso valle: in pratica si
lanciano gli artificiali verso la sponda opposta e si fanno poi
derivare, sotto la spinta della corrente, verso la riva che si
percorre. Su piccoli fiumi poco profondi, questa tecnica può essere
attuata con una coda di topo galleggiante oppure con una sinking tip,
mentre su quelli più grandi è conveniente armare la canna con una lenza
affondante.
Via via che la stagione diventa sempre più calda, il panorama della schiuse si amplia e le trote hanno una più ampia scelta di bocconi da mangiare. Da maggio in poi, il problema della selettività dei salmonidi può mettere a dura prova l’abilità del pescatore ed è fondamentale disporre sempre di un’ampia selezione di artificiali, così da “innescare” il modello che i pesci gradiscono perché non ne sono ancora assuefatti. Molte specie di Baetis compiono la propria metamorfosi in individui adulti in questo periodo e la taglia di tali insetti è spesso più contenuta rispetto a quella delle medesime Baetis emerse in primavera. Da qui, gli eventuali rifiuti che riceviamo con le mosche che fino a poche settimane prima ci hanno concesso delle catture possono essere attribuiti non al modello errato, ma alle sue inadeguate dimensioni, perciò riforniamo la nostra scatola di ninfette preparate su diverse misure di amo, tenendo in grande considerazione le più piccole: un espediente per provocare l’abboccata di una trota difficile è di tentarla con un boccone minuscolo. Un’imitazione piccina, infatti, è meno spaventevole e riesce a celare meglio gli attributi dell’inganno che racchiude in sé stessa. Per curiosità e ritenendola poco pericolosa, il salmonide può darle un fugace morso, magari per saggiarne l’effettiva consistenza, consentendoci di conseguire la sua cattura. Ovviamente dovremo capire quando il nostro avversario ha intercettato l’insidia e la tiene in bocca per eseguire una corretta ferrata.
Via via che la stagione diventa sempre più calda, il panorama della schiuse si amplia e le trote hanno una più ampia scelta di bocconi da mangiare. Da maggio in poi, il problema della selettività dei salmonidi può mettere a dura prova l’abilità del pescatore ed è fondamentale disporre sempre di un’ampia selezione di artificiali, così da “innescare” il modello che i pesci gradiscono perché non ne sono ancora assuefatti. Molte specie di Baetis compiono la propria metamorfosi in individui adulti in questo periodo e la taglia di tali insetti è spesso più contenuta rispetto a quella delle medesime Baetis emerse in primavera. Da qui, gli eventuali rifiuti che riceviamo con le mosche che fino a poche settimane prima ci hanno concesso delle catture possono essere attribuiti non al modello errato, ma alle sue inadeguate dimensioni, perciò riforniamo la nostra scatola di ninfette preparate su diverse misure di amo, tenendo in grande considerazione le più piccole: un espediente per provocare l’abboccata di una trota difficile è di tentarla con un boccone minuscolo. Un’imitazione piccina, infatti, è meno spaventevole e riesce a celare meglio gli attributi dell’inganno che racchiude in sé stessa. Per curiosità e ritenendola poco pericolosa, il salmonide può darle un fugace morso, magari per saggiarne l’effettiva consistenza, consentendoci di conseguire la sua cattura. Ovviamente dovremo capire quando il nostro avversario ha intercettato l’insidia e la tiene in bocca per eseguire una corretta ferrata.
Le imitazioni di piccole Baetis allo stadio di ninfa sono versatili in quanto a condizioni d’uso e ci consentono di affrontare con successo la stragrande maggioranza dei corsi d’acqua
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PVC. Nella nostra scatola è bene custodire una ricca selezione di artificiali, così da disporre sempre di quello più adatto alla situazione di pesca
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Le Gold Head sono mosche molto diffuse e quindi è facile incontrare pesci che sappiano riconoscerle e che le rifiutino categoricamente
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CONCENTRIAMOCI NEGLI ORARI DI MAGGIORE ATTIVITA'

Indipendentemente dalla tecnica adottata, la piena estate
e l’autunno sono periodi molto impegnativi per il moschista, perché le
trote, ormai grasse e satolle dall’abbondanza di cibo a disposizione,
tendono ad alimentarsi prevalentemente in certe ore della giornata,
scegliendo ben definite specie di insetto. Le prime ore della mattina e
la sera sono i momenti più propizi per incontrare un salmonide in
caccia: al crepuscolo il pesce è attratto perlopiù dagli invertebrati
sciamanti, mentre al mattino è più probabile che si concentri sulle
ninfe. Quando affronto un’acqua piuttosto vorticosa, magari ben popolata
da grandi effimere attive il pomeriggio e la sera, come ad esempio gli
Ecdyonuridi, opto per ninfe di generose dimensioni che hanno la stessa
colorazione di quelle che imitano le Rhitrogene (il genere Ecdyonurus e
Rhitrogena appartengono alla medesima famiglia Heptageniidae). Se le
trote non appaiono eccessivamente paurose, scelgo artificiali montati
su ami del 12, o anche del 10 a gambo lungo, con i pesci timidi,
invece, riduco di un paio di taglie la misura delle mosche. Sui chalk
stream trasparenti e con flusso moderato preferisco impiegare quasi
sempre ninfe piccole anche quando abbondano effimere corpulente, giacché
ritengo molto allarmante per i miei avversari il plop di un grosso
artificiale che cade in acqua.
Nella pesca a vista con artificiali di buona taglia è talvolta possibile tenere sott’occhio l’insidia che entra nella zona di pastura della trota e scorgere poi quando è abboccata. Impiegando imitazioni di misura ridotta ciò è pressoché impossibile e l’attimo in cui ferrare va stabilito dall’interpretazione dei comportamenti del pesce, ricordandoci che non dobbiamo reagire come fulmini quando vediamo la trota scattare, bensì aspettare che si fermi repentinamente, o che compia un chiaro movimento con la bocca o con le branchie, segno inequivocabile che ha ingerito qualcosa. Decodificare gli attacchi dei nostri avversari richiede una certa pratica che si acquisisce soltanto con l’esperienza diretta, oltre a ciò, dobbiamo sviluppare una certa sensibilità, che molti chiamano “sesto senso”, perché tante abboccate risulteranno davvero difficili da scorgere e noi dovremo affidarci soltanto alla nostra intuizione per allamare il pesce.
Nella pesca a vista con artificiali di buona taglia è talvolta possibile tenere sott’occhio l’insidia che entra nella zona di pastura della trota e scorgere poi quando è abboccata. Impiegando imitazioni di misura ridotta ciò è pressoché impossibile e l’attimo in cui ferrare va stabilito dall’interpretazione dei comportamenti del pesce, ricordandoci che non dobbiamo reagire come fulmini quando vediamo la trota scattare, bensì aspettare che si fermi repentinamente, o che compia un chiaro movimento con la bocca o con le branchie, segno inequivocabile che ha ingerito qualcosa. Decodificare gli attacchi dei nostri avversari richiede una certa pratica che si acquisisce soltanto con l’esperienza diretta, oltre a ciò, dobbiamo sviluppare una certa sensibilità, che molti chiamano “sesto senso”, perché tante abboccate risulteranno davvero difficili da scorgere e noi dovremo affidarci soltanto alla nostra intuizione per allamare il pesce.
"Release or not release". Il rilascio di una trota catturata su un’acqua libera è
subordinato al codice di autodisciplina che il pescatore si è imposto
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La Ninfa di Cove è una variante
della celebre Pheasant Tail che imita tanti giovani efemerotteri presenti nei
nostri fiumi
Brown Gacka. A inizio stagione,
quando i salmonidi sono affamati perché reduci dalla riproduzione,
vale la pena utilizzare insidie corpulente
Faccia di Lepre. Le mosche più efficaci, salvo alcune eccezioni, sono quelle che hanno la stessa fisionomia e colorazione degli insetti effettivamente presenti nel fiume
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