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Picture
Pearly Fry
Gli artificiali dalle forme ben definite e di aspetto elegante hanno su di me un forte potere attrattivo, in quanto sono un grande estimatore delle mosche belle e correttamente assemblate. Distinguere in un’imitazione l’accurato lavoro di montaggio, riscontrando in essa piccole sfumature stilistiche del costruttore che l’ha eseguito, mi induce a ritenere che quel piccolo oggetto uncinato abbia una sorta di “anima” e che, in quanto “vivo”, possa apparire più appetitoso per i pesci. Del resto considero la pesca a mosca, così come un po’ tutte le discipline alieutiche, un raffinato espediente per incrementare il piacere di una cattura e il moschista trae godimento da un’insieme di elementi, talvolta preferendone certuni ad altri, che partecipano alla sua sfida col pesce. Da qui si comprende perché molti di noi si consacrino alla smisurata dedizione dei sistemi di lancio, oppure all’uso “integralista” ed esclusivista di certe attrezzature o insidie, o anche allo sviluppo delle più artificiose imitazioni, il cui fine oggettivo è quello di ingannare più noi stessi che il pesce. Un appassionato della canna da frusta quasi mai si accosta alla sponda di un fiume con l’intento di riempire la sporta della spesa, bensì spera di trascorrere qualche ora di totale spensieratezza, concentrandosi in un’attività avvincente, che può regalargli attimi di esaltazione e di profondo appagamento.
  Questa mia continua ricerca del bello e ricercato mi stimola a cimentarmi nella preparazione delle mosche più disparate, verificandone il reale aspetto, la difficoltà di realizzazione e le qualità dei materiali richiesti per il dressing. Personalmente mi ritengo un costruttore tradizionalista, amante degli artificiali classici, o delle relative rielaborazioni. Tuttavia la curiosità spesso prevale sul mio lato conservatore e perciò sono propenso all’esperimento, dissociandomi da tutte le assurde regole dogmatiche che dominano sovente il mio sport.
  Con in mente questo concetto di “libertà”, cominciai qualche tempo fa ad accostarmi alla pesca in mare con la mosca, dedicandomi contemporaneamente alla preparazione degli artificiali specifici per insidiare i pesci predatori d’acqua salata. Ciò mi fece approdare ad un nuovo settore del campo della costruzione, limitato prevalentemente alla creazione di scintillanti imitazioni di pesciolino, che mi indusse ad impiegare una vasta selezione di materiali sintetici. Proprio sagomando singolari fettucce plastiche, ricoprendole di resine epossidiche, concepii alcuni dei miei più begli streamers da spigola: mosche con la fisionomia di una piccola acciuga, capaci di riprodurre in qualche caso la superficie squamata del corpo di un pesciolino. Molti di questi artificiali, in virtù della loro notevole attrattiva, si rivelarono ottimi per pescare anche in acqua dolce, diventando i miei preferiti per insidiare il black bass. Tra questi, uno dei più efficaci per ingannare i centrarchidi che cacciano le alborelle, o altri piccoli ciprinidi, è la Pearly Fry. La bontà di questa insidia non dipende solo dalle sue qualità imitative, ma probabilmente anche dalla miriade di luccichii che emette quando è investita dalla luce del sole, capaci di richiamare l’attenzione dei predatori e stimolando la loro aggressività. Per esaltare il suo potere adescante, è opportuno animarla in modo dinamico, vale a dire effettuando recuperi particolarmente veloci e senza pause.

IL DRESSING

 

Epoxy Buzzer 01
Iniziamo la costruzione della Pearly Fry innestando l’amo sulla ganascia del morsetto e applicando la seta di montaggio sul suo gambo, con la quale leghiamo, in prossimità della curva, un ciuffetto di pelo di orso polare, o di bucktail bianco. Questa prima porzione della coda deve estendersi all’indietro per una lunghezza equivalente a circa la metà dell’asse dell’uncino

 

Pearly Fry 02
Ai fianchi del mazzetto di pelo, fissiamo un buon numero di filamenti di Crystalhair perlescente: anche questi dovranno estendersi all’indietro per una lunghezza di circa la metà del gambo dell’amo

 

Pearly Fry 03
Da un rotolino di Partridge Mike Martinek’s Sidelite da sei millimetri tagliamo due pezzi di fettuccia che siano lunghi quanto l’asse dell’amo, li disponiamo appaiati ai fianchi dell’uncino e li blocchiamo in posizione con alcuni giri di seta di montaggio subito dietro l’occhiello

 

Pearly Fry 04
Avvolgiamo ripetutamente il filato da costruzione dietro l’occhiello e formiamo il muso dell’insidia, che poi fissiamo con una serie di nodini realizzati con l’apposito accessorio

 

Pearly Fry 05
Con alcune micro gocce di colla cianoacrilica uniamo il margine superiore e quello superiore dei due pezzi di fettuccia, facendo sì che i peli di orso e i filamenti di Crystalhair escano dall’estremità posteriore del corpo aperti a ventaglio: in pratica come la coda di un piccolo pesce. Quindi mescoliamo assieme una piccola quantità dei due composti della resina epossidica a rapido essiccamento e distribuiamo il preparato su l’intera superficie della fettuccia di Partridge Mike Martinek’s Sidelite, lasciando liberi soltanto uno o due millimetri posteriori: la resina va pennellata anche sul muso dell’artificiale

 

Pearly Fry 06
Ruotiamo in continuazione lo streamer fino a quando la resina abbia smesso di colare e applichiamo poi due Mirage Eyes ai lati del capo e, con un pennarello indelebile di colore rosso, disegniamo le branchie della mosca



Pearly Fry 07
Distribuiamo una nuova dose di resina epossidica sull’artificiale e ruotiamolo fino a quando il collante non si sia leggermente rappreso, quindi riponiamolo un luogo asciutto per farlo asciugare un intero giorno


MATERIALI PER IL DRESSING

AMO: da mare a gambo medio o lungo dal n.6 al n.1
SETA DI MONTAGGIO: bianca
CODE: pelo di orso polare (o bucktail bianco) e filamenti di Crystalhair perlescente
CORPO: sezioni di fettuccia di Partridge Mike Martinek’s Sidelite, silver o gold, da sei millimetri ricoperti di colla epossidic
OCCHI: Mirage Eyes

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