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Foto
pesca a mosca
Come tanti pescatori a mosca abbraccio la filosofia del “catch and release”, sebbene non con un’ottica integralista, nel senso che occasionalmente trattengo qualche pesce per il piacere di mangiarlo; sostengo anche la diffusione delle riserve “no kill”, a condizione che la loro istituzione e successiva conduzione sia fatta con criterio e reale intenzione di salvaguardia dei pesci che le popolano, sebbene poi non sia un grande frequentatore di queste zone di pesca. Il mio concetto di pesca ecosostenibile in fiumi e torrenti è fondato sull’autodisciplina, ma mi rendo conto che il mio ordine di vedute non è condiviso da tutti e molti corsi d’acqua, se non fossero ripopolati regolarmente, o se non avessero tratti dove l’attività alieutica è bandita o soggetta a rigide restrizioni, sarebbero pressoché privi di pesce: tanti pescatori, purtroppo, continuano a vedere i fiumi come una sorta di supermercato dove fare la spesa senza limiti e gratuitamente.
  La mia scelta di frequentare in prevalenza le acque a libera pesca è motivata dal maggiore piacere nella cattura di una trota dal comportamento selvatico e naturale, giacché nelle riserve solo mosca i pesci, a forza di punture sulle labbra e alla costante convivenza coi moschisti, assumo atteggiamenti anomali, ma utili per sviare gli inganni di chi cerca di insidiarli. Sinceramente non amo sfidare quei salmonidi che tollerano la mia presenza se mi pongo a pochissimi metri da loro e che poi danno sfoggio della loro grande maestria nel rifiutare le varie imitazioni che gli propongo, magari continuando a bollare a ritmo sostenuto e in tutta tranquillità, come a farsi gioco di me. In simili casi, se il mio avversario è di generose dimensioni e meritevole di un’accesa sfida, comincio a mettere in atto i vari stratagemmi del mio repertorio, variando il sistema di presentazione delle mosche, o “innescando” sistematicamente artificiali diversi tra loro non soltanto per la forma, ma anche per il modo di stare sopra o sotto la superficie dell’acqua. L’esito di tali duelli è sempre incerto e non di rado, se prevale in me un senso di frustrazione perché non riesco a ingannare il pesce, getto la spugna e decreto la mia sconfitta. Prima che ciò avvenga, cerco di attuare tante soluzioni tattiche, appellandomi nelle fasi iniziali della sfida a strategie basate sull’analisi e sulla logica, scegliendo artificiali che vogliono imitare le prede di cui si sta effettivamente alimentando la trota e cercando di presentarli in maniera impeccabile; se ciò non porta ad alcun risultato, allora do libero spazio alla fantasia, estraendo dalle scatole mosche che non hanno nulla in comune con gli insetti in acqua e li propongo alla trota anche con tecniche poco convenzionali.

Grey Tapir
La Grey Tapir è un'ottima mosca per affrontare tanti fiumi a carattere torrentizio
CDC Brown Sedge
CDC Brown Sedge. Il cul de canard ci aiuta a realizzare imitazioni di tricottero adatte a forme di pesca piuttosto dinamiche


PREDE DI GRANDI DIMENSIONI

tricottero
Alcune strategie che spesso mi aiutano a ingannare i pesci, soprattutto quelli di taglia maggiore, prevedono l’impiego di mosche secche di grandi dimensioni che faccio lavorare sul fiume, o appena sotto la superficie di questo, con sistemi di presentazioni dinamici. Metto in pratica tali tattiche quando accedo a certe riserve no kill soggette a regolamenti molto restrittivi sulle quali è proibito l’uso degli streamers, delle code affondanti, degli elementi di zavorra e degli strike indicators, in pratica aree dove si cerca di indurre i pescatori a impiegare quasi esclusivamente le imitazioni di superficie. Le mosche secche di grandi dimensioni possono permetterci di ingolosire la trota e di fomentare il suo istinto di predatrice fino a provocare la decisa abboccata. Qualunque pesce, di fronte a un corpulento insetto che transita nella sua zona di caccia, prova una certa eccitazione, conscio che quel generoso boccone soddisferà buona parte delle sue necessità alimentari. Un grande plecottero o tricottero, così come una mosca di maggio, è una ghiottoneria che ha un apporto calorico equivalente a quello da una trentina di chironomi, o a una decina di piccole effimere, e il salmonide, con un unico morso, riesce ad attenuare la propria fame con un moderato dispendio di energie. La trota che ha maturato esperienza sa che bisogna diffidare di qualunque preda dissimile dagli insetti in attività e che prima di addentarla bisogna analizzarla accuratamente. Succede così che il pesce, alla vista della nostra grossa esca, si irrigidisca un attimo, per poi seguire ed esaminare da vicino il potenziale pasto, magari lasciandosi trasportare dalla corrente per prolungare la sua osservazione. Rendendosi conto della falsità della preda è inevitabile che la rifiuti, oppure se ne torni in tutta tranquillità alla sua postazione di caccia. Questo evento accade abbastanza spesso sulle acque con flusso moderato e dalla superficie poco increspata, soprattutto se facciamo navigare in modo inerme l’imitazione sopra l’area di bollata del pesce. Insistere a insidiare un avversario così diffidente con un’analoga tattica di presentazione della mosca raramente produrrà dei risultati positivi, anzi rischiamo di incrementare ulteriormente la selettività e la sospettosità del salmonide, fino a renderlo pressoché imprendibile. È  preferibile, invece, fermarci un momento e valutare come impostare una diversa strategia di pesca, provando a stimolare la golosità della trota con un artificiale non soltanto di grossa taglia, ma che si muova in acqua in maniera “rumorosa” e frenetica, sperando di innervosire e rendere più aggressivo e reattivo il pesce.

Trota fario
Qualunque predatore di fronte a una possibile vittima che tenta di darsi alla fuga è indotto a scattare all’inseguimento e se riesce a intercettarla, la sbranare con foga e senza esitazione. Nella corsa, il cacciatore ha poco tempo di valutare la bontà della fuggitiva, o se si tratta di un animaletto reale o di una pelosa imitazione, così che, eccitato e concentrato nella sua azione d’attacco, può e assestare un fugace morso non appena la preda è a portata delle sue fauci. Sostanzialmente il pescatore che fa correre la propria esca davanti al muso del pesce cerca di provocare questa istintiva reazione di caccia. Un’imitazione di grosso tricottero o di plecottero che pattina in superficie genera una profonda scia sull’acqua che catalizza l’attenzione dei salmonidi e questi, attratti dalla sfrontatezza e irruenza dell’intruso, ma anche dal suo comportamento simile a quello una sedge appena emersa e che cerca di involarsi, o a quello di una mosca della pietra che corre sull’acqua mentre rilascia le proprie uova, non sempre trattengono la propria aggressività: in pratica possono scattare all’attacco per dare sfogo a un irreprimibile stato eccitazione. In virtù di questo fatto, le imitazioni di sedge e di stone flies ci permettono di far catture in molte critiche situazioni di pesca e l’efficacia di tali artificiali è influenzata dal modo in cui noi riusciamo a farli muovere sopra o appena sotto il pelo dell’acqua. In base al nostro sistema di affrontare il fiume, vale a dire a risalire o a scendere la corrente, dobbiamo stabilire la tecnica di presentazione più appropriata per presentare e fan nuotare la mosca, così che appaia davvero attrattiva per i nostri avversari. Su fiumi di ridotta ampiezza sovrastati da una lussureggiante vegetazione arborea e con profondità abbastanza contenuta, tendo spesso ad avvicinare le trote da dietro, in modo da evitare di essere visto e di allarmarle, soprattutto se i salmonidi manifestano un spiccata timidezza.
CDC Sedgehog
CDC Sedgehog. La peculiare struttura di certi artificiali contribuisce a farli stare appoggiati correttamente sull’acqua quando pattinano
Cavalletta
Anche le imitazioni di cavalletta si rivelano molto attrattive se recuperate a veloci strappetti


FACCIAMO SCIARE E  SALTARE LA MOSCA

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Conduco di solito l’azione di pesca sulla media distanza, eseguendo lanci inferiori ai dieci metri e depositando la mosca a ridosso delle sponde, o sotto le eventuali cortine di ramaglie che si protraggono dalla riva. Compiuto il lancio, consento alla corrente centrale più veloce di catturare la coda di topo e di trascinarla a passo sostenuto per un breve tratto, quindi sollevo leggermente la vetta della canna e con una morbida rotazione del polso creo un piccolo mending che indirizzo a monte, così da smorzarne la corsa della lenza. Questo modo di guidare la coda di topo fa sì che la mosca, non appena cade sull’acqua, scenda a valle per un piccolo tratto in modo inerme, poi inizi a sciare in superficie quando la lenza è trascinata via dalla corrente più forte e infine compia una brusca frenata con il mending. Tutto ciò rende l’imitazione simile a un plecottero alato che si stacca dal sottoriva e comincia a correre freneticamente sull’acqua, per poi rallentare un attimo e capire dove andare. Se la trota parte all’inseguimento dell’esca, la vedremo compiere una piroetta, scodare con crescente energia per raggiungere la preda e sgroppare con foga quando abbocca. L’attacco è quasi sempre violento e il pesce rimane spesso allamato in un punto abbastanza profondo della bocca: ciò dimostra con quanta convinzione e determinazione il salmonide ha voluto intercettare un boccone così sfuggente e invitante. Gli artificiali che preferisco impiegare con questa tecnica sono i Tapir, che si rivelano ottime e molto versatili imitazioni di grosse mosche della pietra, oppure i Plecotteri Alati, quest’ultimi, grazie alla loro taglia davvero ragguardevole, sono in grado di ingolosire anche le trote più svogliate. Per costruire tali insidie mi avvalgo di hackle di prima scelta e con ottime qualità di idrorepellenza, elasticità e densità delle fibre: nelle forme di pesca più dinamiche i piumaggi sono sottoposti a notevoli sollecitazioni e rischiano di perdere la loro fisionomia originale, piegandosi o sfibrandosi, fino a compromettere l’attrattiva dell’artificiale. Le trote non sempre si dimostrano così reattive al passaggio di una grossa sedge o di un tricottero e in qualche occasione vanno stimolate con un’esca che si comporti in maniera davvero sfrontata o addirittura irritante. A tutti noi sarà capitato di vedere una sedge saltellare ripetutamente su un tratto d’acqua e di assistere alla repentina bollata di una trota che, seguendo il ritmo delle picchiettate dell’insetto, ha sincronizzato la propria cacciata per non farsi scappare l’invitante preda. I salmonidi sono molto sensibili al “fascino” dei tricotteri danzanti e di solito manifestano il proprio stato di eccitazione quando qualcuno di questi esuberanti insetti entra nel loro cono visivo. Per stuzzicare i nostri avversari e renderli più reattivi, possiamo far saltare la mosca sulla loro testa prima di depositarla sull’acqua. L’attuazione di questa tattica ci impone di avvicinarci il più possibile alla trota, magari accucciandoci e tenendoci perfettamente alle sue spalle, così da non essere visti, e di compiere una serie di falsi lanci indirizzando l’imitazione poco più a monte della postazione del pesce, facendole “pizzicare” la superficie dell’acqua ogni volta che la lenza si distende completamente in avanti. L’artificiale si comporterà esattamente come un tricottero che saltella in superficie mentre depone le uova e come tale susciterà l’interesse del salmonide, interesse che potrebbe tramutarsi in eccitazione e quindi in un attacco. Per consentire alla trota di azzannare l’esca, bisogna farla posare per qualche secondo sull’acqua dopo una serie di volteggi.  Con questo sistema di pesca impiego imitazioni di tricottero di medie dimensioni e dalla silhouette piuttosto aerodinamica, il cui collarino è composto con hackle di gallo o piume di cul de canard miste ad altre fibre applicate a dubbing. Considerati i numerosi volteggi che si devono fare, una mosca che fende bene l’aria facilità la completa e tesa distensione del finale, così che è possibile farla picchiettare sull’acqua senza che la lenza entri in contatto con la superficie del fiume. Non solo. Questa strategia è alquanto “rumorosa” e può risultare spaventevole per tanti pesci, quindi un artificiale di contenute dimensioni ha un “tocco” più delicato sull’acqua, ma sufficientemente energico da provocare un chiaro e attrattivo plop.

Fiume Nera
Ogniqualvolta il fiume me lo concede, imposto una strategia di pesca a scendere la corrente, lanciando la mosca con una forte angolazione a valle e in direzione della sponda opposta per poi farla derivare, sotto la spinta della corrente, verso la riva che percorro. Di solito impiego modelli di artificiale come il Tapir, oppure corpulente sedge o addirittura le cavallette, a cui consento di sciare sopra ampie porzioni d’acqua, così da scovare un pesce disposto a bollare. Questo sistema di pesca si presta ai fiumi un po’ più larghi e profondi, caratterizzati da lunghi e impetuosi correntoni intervallati da ampie buche: ottimi luoghi per tentare le trote con le sedge e i plecotteri draganti sono i colli delle buche con flusso centrale d’acqua molto sostenuto, ma altrettanto propizi sono i tratti di fine buca che precedono una lama poco profonda e con corrente vivace. Adottando questa tattica, possiamo catturare belle trote in qualunque momento della giornata, ma la sera è il momento più propizio per tentare il colpaccio: la scarsa visibilità del crepuscolo induce i pesci a uscire dai propri nascondigli per andare a occupare le aree di caccia, da dove hanno minori probabilità di scorgerci anche se peschiamo non lontani da loro.
  Oltre a far dragare la mosca da una sponda all’altra, per esaltare il potere adescante dell’esca, possiamo “strippare” di tanto in tanto la lenza, imprimendo delle brusche accelerazioni all’artificiale che attraversa i punti dov’è più probabile intercettare la trota. Impiegando un finale al fluorocarbon che tende ad affondare leggermente, l’imitazione si inabisserà non appena cominciamo a recuperare la lenza e procederà appena sotto il pelo dell’acqua, generando delle vistose turbolenze se il suo collarino è piuttosto voluminoso e oppone una tenace resistenza al flusso della corrente. La mosca che corre sotto la superficie assume sembianze molto particolari e il suo aspetto può dare origine a fenomeni di interpretazione da parte delle trote, arrivando ad essere scambiata addirittura per un piccolo pesciolino. Succede così che anche un pesce che segue una dieta prevalentemente carnivora sia attratto dalla nostra insidia e la intercetti con rapidità e senza esitazione: in pratica, i nostri Tapir o le nostre cavallette subiscono una sorta di trasformazione che da mosche secche le fa apparire simili a streamer con la vaga fisionomia di un avannotto.


Plecottero Alato
Un Plecottero Alato che scia sull’acqua induce spesso le trote più ingorde ad attaccarlo con violenza
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Un’imitazione di sedge o di mosca della pietra che scia in superficie risulta molto visibile e talvolta più attrattiva
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I plecotteri sono insetti esuberanti che catalizzano facilmente l’attenzione dei pesci quando pattinano velocissimi sulla superficie del fiume
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Qualunque tattica di pesca si rivela più efficace se riusciamo a proiettare la mosca sull’acqua con grande precisione
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