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Anni fa, coinvolto da alcuni di amici, mi feci trascinare in un’esperienza di pesca che ampliò enormemente i miei orizzonti nel capo delle discipline alieutiche praticate con la canna da frusta. In pratica, all’alba di una fredda mattina di febbraio, mi ritrovai a percorrere, a passo sostenuto, gli oltre cinque chilometri di spiaggia che separano gli stabilimenti balneari di Principina a Mare dalla foce del fiume Ombrone, per poi immergermi in un mare piuttosto agitato e cercare, con ripetute serie di lanci e di recuperi, una spigola disposta ad abboccare. Un’avventura davvero entusiasmante, immerso in paesaggio dall’aspetto primordiale e spettrale, che si terminò, sfortunatamente, con un eclatante “cappotto”.
La mia indole di pescatore mi incita a non accettare le sconfitte, ma a dar vita ad una sorta di sfida ogni qualvolta ritengo che l’eventuale premio mi ripagherebbe degli sforzi e dei sacrifici sostenuti per conseguirlo. Successe così che, alla terza uscita di pesca, una splendida spigola di oltre un chilo e mezzo si “punse” le labbra con la mia mosca. Da quel momento la pesca in mare divenne per me una sorta di ossessione, esercitata prevalentemente sulla secca di fronte allo sbocco dell’Ombrone e finalizzata non solo alla cattura della spigola, ma anche del rombo, dell’elusivo pesce serra e della leccia.
Devo essere onesto, le probabilità di concludere con successo una battuta di pesca a mosca sulle coste italiane sono assai modeste e bisogna imparare a trarre godimento anche da elementi che prescindono dalla sola cattura. In sostanza, se si è disposti a lanciare come forsennati pesanti e lunghe lenze, armate di sostanziosi streamers, lottando talvolta con onde che ci arrivano addosso e che catturano la nostra lenza, riuscendo a trarre piacere da tutto questo, allora possiamo dedicarci alla pesca dei pesci marini dalla riva, tenendo a mente che, perseverando, le occasioni di soddisfazione non mancheranno e magari potremmo vivere le esperienze più emozionanti della nostra carriera di moschisti.
Sebbene sia possibile ingannare una spigola “innescando” un comune streamer da trota di buona misura, i nostri artificiali da mare, per essere particolarmente attrattivi, devono possedere specifiche qualità imitative ed essere realizzati su appositi uncini resistenti agli effetti corrosivi della salsedine. I serranidi che pattugliano la costa si nutrono di tutta una serie di molluschi, di crostacei e di piccoli pesci, perciò le nostre esche, per risultare più efficaci, devono assomigliare a simili prede. Numerosi sono gli streamers con le fattezze di cefalo, di latterino o di alice, presenti all’interno delle scatole dei moschisti che pescano regolarmente sul mare, alcuni dei quali molto popolari e ampiamente adoperati. Tra gli esemplari da me elaborati, l’imitazione di cefaletto che considero più bella e probabilmente efficace è la Shining Mullet. Dico probabilmente perché, ad oggi, le occasioni che ho avuto per verificare le qualità adescanti questa insidia sono state piuttosto contenute e sebbene abbia ottenuto dei risultati apprezzabili, credo che il numero di test che ho condotto sia insufficiente per definire la Shining Mullet un eccellente artificiale da spigola. Questa mosca, ad ogni modo, è strutturata in maniera assai simile a modelli di streamers, di provata efficacia, impiegati dai pescatori britannici sulle acque costiere dell’Inghilterra; da qui è lecito considerarla un’esca più che appropriata per tentare le spigole, ma volendo anche i pesci serra o le lecce, che “pascolano” in prossimità delle spiagge e delle foci dei fiumi del nostro Paese.
La mia indole di pescatore mi incita a non accettare le sconfitte, ma a dar vita ad una sorta di sfida ogni qualvolta ritengo che l’eventuale premio mi ripagherebbe degli sforzi e dei sacrifici sostenuti per conseguirlo. Successe così che, alla terza uscita di pesca, una splendida spigola di oltre un chilo e mezzo si “punse” le labbra con la mia mosca. Da quel momento la pesca in mare divenne per me una sorta di ossessione, esercitata prevalentemente sulla secca di fronte allo sbocco dell’Ombrone e finalizzata non solo alla cattura della spigola, ma anche del rombo, dell’elusivo pesce serra e della leccia.
Devo essere onesto, le probabilità di concludere con successo una battuta di pesca a mosca sulle coste italiane sono assai modeste e bisogna imparare a trarre godimento anche da elementi che prescindono dalla sola cattura. In sostanza, se si è disposti a lanciare come forsennati pesanti e lunghe lenze, armate di sostanziosi streamers, lottando talvolta con onde che ci arrivano addosso e che catturano la nostra lenza, riuscendo a trarre piacere da tutto questo, allora possiamo dedicarci alla pesca dei pesci marini dalla riva, tenendo a mente che, perseverando, le occasioni di soddisfazione non mancheranno e magari potremmo vivere le esperienze più emozionanti della nostra carriera di moschisti.
Sebbene sia possibile ingannare una spigola “innescando” un comune streamer da trota di buona misura, i nostri artificiali da mare, per essere particolarmente attrattivi, devono possedere specifiche qualità imitative ed essere realizzati su appositi uncini resistenti agli effetti corrosivi della salsedine. I serranidi che pattugliano la costa si nutrono di tutta una serie di molluschi, di crostacei e di piccoli pesci, perciò le nostre esche, per risultare più efficaci, devono assomigliare a simili prede. Numerosi sono gli streamers con le fattezze di cefalo, di latterino o di alice, presenti all’interno delle scatole dei moschisti che pescano regolarmente sul mare, alcuni dei quali molto popolari e ampiamente adoperati. Tra gli esemplari da me elaborati, l’imitazione di cefaletto che considero più bella e probabilmente efficace è la Shining Mullet. Dico probabilmente perché, ad oggi, le occasioni che ho avuto per verificare le qualità adescanti questa insidia sono state piuttosto contenute e sebbene abbia ottenuto dei risultati apprezzabili, credo che il numero di test che ho condotto sia insufficiente per definire la Shining Mullet un eccellente artificiale da spigola. Questa mosca, ad ogni modo, è strutturata in maniera assai simile a modelli di streamers, di provata efficacia, impiegati dai pescatori britannici sulle acque costiere dell’Inghilterra; da qui è lecito considerarla un’esca più che appropriata per tentare le spigole, ma volendo anche i pesci serra o le lecce, che “pascolano” in prossimità delle spiagge e delle foci dei fiumi del nostro Paese.
IL DRESSING

Affrontiamo il primo passo dell’assemblaggio del nostro streamer innestando l’amo sulla ganascia del morsetto e applicando sul suo gambo la seta di montaggio bianca, che impieghiamo per legare un folto e lungo ciuffo di bucktail bianco. Il mazzetto di peli deve essere fissato sotto l’asse dell’uncino, con gli apici rivolti in avanti, e la sua lunghezza dove essere equivalente a due volte e mezza di quella del gambo dell’amo

Sui peli di bucktail, montiamo un ciuffo di Partridge Hanks bianco, o di qualunque altra lunga e scintillante fibra sintetica del medesimo colore: la lunghezza dell’Hanks deve essere leggermente inferiore a quella del bucktail. Fatto ciò, leghiamo sopra l’amo un consistente mazzetto di filamenti di Flashabou color lavanda, posizionandolo in modo che si protragga dalla curva dell’uncino per una lunghezza corrispondente ad una volta e mezza di quella del gambo

Poniamo sull’asse dell’amo un nuovo ciuffo di Partridge Hanks, questa volta di colore verde oliva, e lo fissiamo in modo che i suoi apici si estendano in avanti fino a lambire le punte del bucktail

Ribaltiamo all’indietro i due ciuffi di Hanks e li leghiamo all’amo con ripetuti passaggi del filato di montaggio: l’ultimo giro di seta deve essere avvolto in prossimità di un’ipotetica verticale passante per la punta dell’uncino. Quindi fissiamo sul dorso della mosca un ricco mazzetto di filamenti di Crystalhair perlescente, facendo sì che i suoi apici si prolunghino all’indietro sorpassando leggermente le estremità delle fibre sottostanti

Sopra i filamenti di Crystalhair, montiamo un ciuffo di bucktail nero della stessa lunghezza. Dopo di che leghiamo all’amo un folto mazzetto di lunghi peli di coda di volpe artica tinta di nero, fissandolo con le punte protratte in avanti. La lunghezza di questi peli deve essere equivalente a tre volte, o anche a tre volte e mezza, di quella del gambo dell’amo

Avvolgiamo la seta bianca sull’asse dell’uncino fino a portarla in prossimità dell’ipotetica verticale passante per la punta dell’amo. Ribaltiamo poi all’indietro prima il ciuffo di bucktail bianco e quindi il mazzetto di pelo di volpe artica, fermandoli in posizioni con alcuni giri del filato di montaggio. Nel compiere questa operazione dobbiamo riuscire a creare due sezioni ben distinte e “pulite” del corpo e del capo dell’imitazione: quella sopra nera e quella sotto bianca

Servendoci di un annodatore a molla, o più semplicemente delle dita delle mani, eseguiamo una serie di nodini con la seta da costruzione sul punto di fissaggio posteriore dei vari peli e fibre

Uniamo assieme una modica quantità dei componenti per la preparazione della colla epossidica a rapido essiccamento e distribuiamo poi un’abbondante mano del composto sulla testa della mosca. Al termine di questa operazione, lo streamer deve essere ruotato in continuazione per qualche minuto, magari ponendolo sull’apposito strumento a motore, al fine di evitare che la colla coli via, producendo inestetismi, o deformità strutturali, alla nostra esca

Prima che la colla epossidica abbia perso completamente la sua vischiosità, applichiamo la peluria della barba di pavone sulla parte superiore della testa della mosca. Con una goccia di colla cianoacrilica, fermiamo poi due occhietti Mirage Eyes ai lati del capo; quindi, servendoci di un pennarello indelebile di colore rosso, disegniamo le branchie dell’imitazione

Prepariamo una nuova dose di colla epossidica e la pennelliamo sulla testa, facendola poi essiccare per qualche minuto ruotando continuamente lo streamer. A distanza di una giornata, se riteniamo che l’ultima mano di colla non sia stata sufficiente a rendere ben rifinita la mosca, possiamo applicarne una terza. Quando la nostra Shining Mullet sarà completamente asciutta, possiamo inserirla nella scatola di artificiali da mare, pronta per aiutarci a catturare una spigola che sta cacciando piccoli cefali
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: da mare dal 4 al 1
SETA DI MONTAGGIO: bianca
TESTA, CORPO E CODA: porzione ventrale composta con bucktail e Partridge Hanks (o EP Fibers) bianchi, porzione centrale formata con Flashabou color lavanda, Partridge Hanks verde oliva (o EP Fibers) e Crystalhair perlescente, porzione dorsale realizzata con bucktail e lungo pelo di volpe artica neri. La testa e il corpo devono essere rifiniti con due o tre mani di colla epossidica.
SQUAME: un pizzico di peluria asportato da una barba della penna della ruota del pavone distribuito sulla parte superiore del capo della mosca
OCCHI: Mirage Eyes
SETA DI MONTAGGIO: bianca
TESTA, CORPO E CODA: porzione ventrale composta con bucktail e Partridge Hanks (o EP Fibers) bianchi, porzione centrale formata con Flashabou color lavanda, Partridge Hanks verde oliva (o EP Fibers) e Crystalhair perlescente, porzione dorsale realizzata con bucktail e lungo pelo di volpe artica neri. La testa e il corpo devono essere rifiniti con due o tre mani di colla epossidica.
SQUAME: un pizzico di peluria asportato da una barba della penna della ruota del pavone distribuito sulla parte superiore del capo della mosca
OCCHI: Mirage Eyes