In questi ultimi anni, il desiderio di catturare pesci di grossa taglia con la canna da frusta mi ha spinto a dedicarmi con maggiore interesse a forme di pesca diverse da quella della trota e a esplorare luoghi che in passato ero poco propenso a visitare, come le sponde dei grandi laghi. Uno stimolo ad allargare i miei orizzonti nel campo della pesca a mosca fomentato anche da quegli amici che già da qualche tempo vivevano avventure e disavventure con lucci e boccaloni, entusiasti di misurarsi con avversari importanti e solitamente difficili da catturare. Allamare un luccio di quasi un metro di lunghezza, oppure un black bass di due o più chili, soprattutto se si assiste all’intera sequenza di caccia del pesce, è un’esperienza davvero emozionante e indimenticabile ed è inevitabile che un moschista rimanga incantato da tale forma di pesca, speranzoso di incontrare nuovamente simili esagerati avversari. Il boccalone, in particolare, è un pesce che dà grandi soddisfazioni, giacché il suo comportamento imprevedibile lo rende un avversario davvero impegnativo, imponendo al pescatore che lo insidia molta pazienza, intuito e un pizzico di fortuna, rivelandosi al contempo un combattente acrobatico e spettacolare.
ESTATE: MOMENTO MAGICO

I
grandi laghi offrono ottime chance di insidiare black bass di buona taglia e
l’estate è un periodo assai propizio indurre tali pesci a inseguire e attaccare
la mosca artificiale. Confortati e stimolati dall’incremento della temperatura
dell’acqua, i boccaloni diventano più attivi e disposti ad azzannare uno
streamer che fila non distante dalle loro bocche, a condizione che l’insidia sia
di loro gradimento e che compaia nella loro area di pastura in quelle fasi della
giornata in cui sono inclini a cacciare.
All’inizio della bella stagione, quando il caldo non è ancora torrido e i black sono particolarmente affamati, perché reduci dalle fatiche della riproduzione, qualunque ora del giorno può rivelarsi propizia per conseguire una bella cattura, mentre in piena estate i momenti più redditizi sono la mattina presto e il tardo pomeriggio. Pescando dalla riva, magari lungo tratti di lago con sponde non eccessivamente alberate, il pescatore può impostare una strategia basata sulla ricerca dei suoi possibili avversari, percorrendo la sponda e osservando la superficie dell’acqua per scorgere uno o più black bass in perlustrazione. I pesci in assetto da caccia si muovono con fare apparentemente tranquillo, ma molto reattivo e ispezionano con nonchalance il sottoriva per individuare eventuali prede. Un pesciolino poco attento, una ranocchietta che si sposta tra i ciuffi delle piante acquatiche affioranti, o una libellula che lambisce l’acqua per poi appostarsi sullo stelo di una canna, possono richiamare l’attenzione del vorace centrarchide, il quale, irrigidendo le pinne e spostandosi senza compiere movimenti bruschi e allarmanti, si avvicina al potenziale boccone per esaminarlo e valutare da quale distanza compire il suo fulmineo assalto. Tale comportamento lascia trapelare solitamente una falsa indifferenza e ciò tranquillizza la preda, convincendola a non temere il grosso intruso che le gira lì attorno. Non solo, il black bass poco prima di attaccare rivela doti da ipnotizzatore: sventolando ritmicamente le pinne pettorali e ruotando il corpo con deboli colpi di coda, mantiene i propri occhi sulla preda e questa, confusa e forse intimidita, non ha il coraggio di reagire, consentendo al suo carnefice di svelare infine le sue reali intenzioni. Allora il persico trota assesta un poderoso colpo di coda, contrae violentemente gli opercoli branchiali, spalanca le enormi fauci e inghiotte il malcapitato in un sol boccone. Molte delle cacciate del black bass avvengono dopo questo gioco di sguardi e ciò dimostra al pescatore attento quanto efficaci e remunerative siano talvolta quelle tattiche impostate sulla staticità dell’imitazione.
All’inizio della bella stagione, quando il caldo non è ancora torrido e i black sono particolarmente affamati, perché reduci dalle fatiche della riproduzione, qualunque ora del giorno può rivelarsi propizia per conseguire una bella cattura, mentre in piena estate i momenti più redditizi sono la mattina presto e il tardo pomeriggio. Pescando dalla riva, magari lungo tratti di lago con sponde non eccessivamente alberate, il pescatore può impostare una strategia basata sulla ricerca dei suoi possibili avversari, percorrendo la sponda e osservando la superficie dell’acqua per scorgere uno o più black bass in perlustrazione. I pesci in assetto da caccia si muovono con fare apparentemente tranquillo, ma molto reattivo e ispezionano con nonchalance il sottoriva per individuare eventuali prede. Un pesciolino poco attento, una ranocchietta che si sposta tra i ciuffi delle piante acquatiche affioranti, o una libellula che lambisce l’acqua per poi appostarsi sullo stelo di una canna, possono richiamare l’attenzione del vorace centrarchide, il quale, irrigidendo le pinne e spostandosi senza compiere movimenti bruschi e allarmanti, si avvicina al potenziale boccone per esaminarlo e valutare da quale distanza compire il suo fulmineo assalto. Tale comportamento lascia trapelare solitamente una falsa indifferenza e ciò tranquillizza la preda, convincendola a non temere il grosso intruso che le gira lì attorno. Non solo, il black bass poco prima di attaccare rivela doti da ipnotizzatore: sventolando ritmicamente le pinne pettorali e ruotando il corpo con deboli colpi di coda, mantiene i propri occhi sulla preda e questa, confusa e forse intimidita, non ha il coraggio di reagire, consentendo al suo carnefice di svelare infine le sue reali intenzioni. Allora il persico trota assesta un poderoso colpo di coda, contrae violentemente gli opercoli branchiali, spalanca le enormi fauci e inghiotte il malcapitato in un sol boccone. Molte delle cacciate del black bass avvengono dopo questo gioco di sguardi e ciò dimostra al pescatore attento quanto efficaci e remunerative siano talvolta quelle tattiche impostate sulla staticità dell’imitazione.

Chi si dedica
abitualmente alla pesca del persico trota avrà assistito innumerevoli volte ai
pigri inseguimenti dell’esca da parte di quei pesci che gironzolavano
apaticamente presso il sottoriva e altrettanto spesso avrà provato delusione nel
vedere i black allontanarsi perché insospettiti o stanchi di “giocare”. A questi
stessi pescatori sarà capitato di far abboccare i boccaloni più indolenti
lasciando immobile l’artificiale per alcuni secondi davanti al loro muso. Le
ragioni di tali reazioni stanno nel rigido modo di nuotare dei nostri
artificiali, nettamente dissimile da quello di qualunque reale preda. Tale
falsità è percepita dal black bass esperto, magari perché reduce dall’incontro
con i nostri inganni uncinati, e il pesce, per evitare un’altra puntura, assume
un atteggiamento prudente e guardingo. Se la mosca rimane ferma e non affonda
come un sasso, magari perché costruita con materiali e un amo leggeri, il
persico trota può avere delle difficoltà a riconoscerla come pericolosa e,
incuriosito, può raggiungerla per esaminarla meglio. A quel punto può nascere in
lui una sensazione d’incertezza e d’imbarazzo, giacché sa di avere di fronte
qualcosa che non è proprio simile a ciò che abitualmente mangia, ma è anche
conscio che l’esserino lì di fronte, così inerme e vulnerabile, non può fargli
del male. Questo stato di dubbio può stimolare la sua audacia, inducendolo ad
assestare un morso all’esca per capire di cosa si tratti. Solitamente il black
bass non attacca con la massima convinzione, ma anzi e si prepara a risputare
immediatamente la preda se avverte qualcosa di strano. Abboccata e rigurgito
dell’artificiale si susseguono in un istante, talvolta senza che le mascelle
siano serrate completamente. Da qui, nonostante la nostra tempestiva ferrata,
l’amo non sempre riesce a pungere la bocca del pesce e la scena termina con una
clamorosa “padella”. Se non prova dolore o spavento, il black bass può essere
indotto ad abboccare di nuovo e per aumentare le nostre chance di cattura, è
opportuno ripresentare la mosca da un’altra angolazione, magari lanciandola più
a largo e fermandola in modo che il pesce sia costretto a darci le “spalle”
mentre la azzanna: in questa maniera l’uncino viene trascinato verso l’angolo
della bocca del pesce durante la ferrata, dov’è più facilmente che cozzi contro
un punto da pungere e in cui conficcarsi.
Dopo aver compiuto salti a ripetizione, ormai vinto, il pesce si fa condurre a
riva da pescatore
_ EP Bluegill. Quando il black è sospettoso, conviene tentarlo con un’imitazione più verosimigliante
EP Yellow Roach. Molti dei più
efficaci streamers da lago sono di colore giallo
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EP Black & Chartreuse Fry. Le mosche realizzate con i materiali di Enrico Puglisi sono ottime per tentare sia il luccio sia black bass
Il black bass vive spesso negli stessi ambienti del luccio e l’uso di un cavetto
d’acciaio impedisce la rottura del terminale quando allamiamo il vorace esocide
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SOTTO IL PELO DELL'ACQUA

In
estate i black bass amano muoversi e cacciare poco sotto la superficie
dell’acqua e su un grande lago si notano spesso piccoli gruppi di centrarchidi
che si avvicinano a tutto ciò che cade rumorosamente sull’acqua. Rane e
libellule sono parte integrante della dieta e per catturarle il pesce rimane
appostato a pochi centimetri dal punto di affioramento, prediligendo quelle
postazioni a ridosso di piante affioranti che richiamano gli anfibi e gli
insetti. Nelle fasi di ricerca dei nostri possibili avversari dobbiamo prestare
grande attenzione a quelle piattaforme vegetali che affiorano non lontano dalla
sponda, perché sono tra i migliori hot spot: queste zone ospitano non solo
ranocchie e libellule, ma anche piccoli pesci foraggio, che costituiscono
sovente il pasto principale dei boccaloni.
Quando i persici trota entrano in attività attorno a simili isolotti, si intrufolano spesso tra i grovigli delle piante sommerse, così da celarsi meglio e avvicinarsi il più possibile alle prede più nascoste. Succede che un black affamato, o eccitato perché ha puntato di un bel boccone, si lanci con foga dalla sua postazione ed esploda fuori dall’acqua nel bel mezzo di un ciuffo di piante. La cattura di un simile avversario è tutt’altro che semplice, giacché la mosca va lanciata in quei canaletti tra la vegetazione emersa e animata evitando che si incagli tra le piante. In pratica il recupero deve avvenire per tragitti di pochi centimetri e ciò rende più oneroso il nostro impegno per far apparire l’esca “viva” e appetitosa. Per rendere più fruttuosa l’azione di pesca, possiamo “innescare” streamers muniti di dispositivo anti alga: ottimi sono quelli che hanno uno o due occhielli di monofilo di nailon di grosso diametro tra l’occhiello e la punta dell’amo. Queste mosche riescono a scivolare tra le piante sommerse senza che l’amo vi si agganci e ci consentono di ispezionare efficacemente quegli spot dove si appostano solitamente i black bass di maggiore taglia.
Tutte le mosche realizzate con piumaggi lunghi e flessuosi si rivelano appropriate per pescare su questi tratti d’acqua, ma altrettanto efficaci sono quegli streamers assemblati con lunghe e folte fibre sintetiche, selezionati nei modelli sia imitativi sia di fantasia. La scelta dell’esemplare verosimigliante o d’attrazione dipende dalle nostre preferenze soggettive: se impieghiamo una mosca che ci dà fiducia e che riteniamo adatta alla circostanza, sicuramente la proporremo al pesce nel modo più corretto e con la massima convinzione, incrementandone inevitabilmente l’attrattiva. Tuttavia se l’artificiale suscita indifferenza o addirittura provoca fastidio ai nostri avversari, converrà rimpiazzarlo prima possibile, magari optando per un modello più piccolo e dalla colorazione sobria e quindi non spaventevole.
Quando i persici trota entrano in attività attorno a simili isolotti, si intrufolano spesso tra i grovigli delle piante sommerse, così da celarsi meglio e avvicinarsi il più possibile alle prede più nascoste. Succede che un black affamato, o eccitato perché ha puntato di un bel boccone, si lanci con foga dalla sua postazione ed esploda fuori dall’acqua nel bel mezzo di un ciuffo di piante. La cattura di un simile avversario è tutt’altro che semplice, giacché la mosca va lanciata in quei canaletti tra la vegetazione emersa e animata evitando che si incagli tra le piante. In pratica il recupero deve avvenire per tragitti di pochi centimetri e ciò rende più oneroso il nostro impegno per far apparire l’esca “viva” e appetitosa. Per rendere più fruttuosa l’azione di pesca, possiamo “innescare” streamers muniti di dispositivo anti alga: ottimi sono quelli che hanno uno o due occhielli di monofilo di nailon di grosso diametro tra l’occhiello e la punta dell’amo. Queste mosche riescono a scivolare tra le piante sommerse senza che l’amo vi si agganci e ci consentono di ispezionare efficacemente quegli spot dove si appostano solitamente i black bass di maggiore taglia.
Tutte le mosche realizzate con piumaggi lunghi e flessuosi si rivelano appropriate per pescare su questi tratti d’acqua, ma altrettanto efficaci sono quegli streamers assemblati con lunghe e folte fibre sintetiche, selezionati nei modelli sia imitativi sia di fantasia. La scelta dell’esemplare verosimigliante o d’attrazione dipende dalle nostre preferenze soggettive: se impieghiamo una mosca che ci dà fiducia e che riteniamo adatta alla circostanza, sicuramente la proporremo al pesce nel modo più corretto e con la massima convinzione, incrementandone inevitabilmente l’attrattiva. Tuttavia se l’artificiale suscita indifferenza o addirittura provoca fastidio ai nostri avversari, converrà rimpiazzarlo prima possibile, magari optando per un modello più piccolo e dalla colorazione sobria e quindi non spaventevole.
Una veloce slamatura assicura al nostro avversario il rapido recupero delle
forze quando lo rilasciamo
I bassi fondali con ramaglie
affioranti sono spot frequentati abitualmente dai boccaloni in cerca di una
preda
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Rainbow Mullet. Le mosche dalle
vivaci colorazioni incuriosiscono il black bass e questo può attaccarle per
verificare se siano buone da mangiare
I poppers ci consentono di praticare una forma di pesca molto spettacolare,
giacché il pesce “esplode” fuori dall’acqua quando abbocca
Il pelo di cervo è amato da tanti costruttori di poppers, giacché consente la
realizzazione d’insidie molto imitative ed efficaci
Golden Crease. Le Crease si prestano alla pesca sia in acqua dolce, sia al mare.
Recuperate a veloci strappetti, queste esche procedono a saltelli sulla
superficie, sollevando uno sciame di spruzzi d’acqua
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SALTELLI STIMOLANTI
In
alternativa agli streamers che viaggiano sotto l’acqua, possiamo scegliere
quelle esche che lavorano completamente emerse, vale a dire i poppers. Queste
insidie sono costruite con cilindretti o fettucce di foam opportunamente
sagomati, oppure con bicchierini di sughero o di balsa scanalati e che vanno poi
colorati per renderli simili a una rana, o a un’improbabile preda aliena dalla
variopinta livrea. Per aumentare la loro efficacia, i costruttori li rifiniscono
con ciuffi di piume e di folti collarini di hackle, che riescono a tremolare
anche quando la mosca compie piccolissimi e lenti spostamenti. In qualche caso i
cilindretti di balsa o di foam vengono muniti di sottili elastici, la cui
funzione è di imitare le zampette di un inverosimile animaletto. I poppers
possono essere assemblati anche con il pelo di cervo, che va legato all’amo in
densi mazzetti e poi sagomato a colpi di forbice: alcuni costruttori realizzano
questi artificiali con sorprendente maestria, ottenendo modelli molto eleganti
ed efficaci.
La pesca con i poppers va condotta in modo rumoroso, giacché si cerca di irritare il pesce e indurlo a un’istintiva reazione di attacco. In pratica si lancia l’artificiale in modo che cada sulla superficie del lago da buona altezza: ciò provoca un rumoroso plop sull’acqua. Si attende quindi qualche secondo prima di avviare il recupero, giacché i boccaloni più curiosi possono essere richiamati dal tuffo della mosca e aggredirla immediatamente. Se non accade nulla, iniziamo a “strippare” la lenza in modo veloce e per brevi tragitti: strippare significa recuperarla a gugliate con la mano che non impugna la canna. L’obiettivo è indurre l’artificiale a sollevare una pioggia di schizzi mentre saltella in superficie, così da renderlo irritante e facilmente intercettabile per un pesce nei paraggi. Di tanto in tanto va concessa una piccola pausa al popper, al fine di renderlo simile a una rana che dopo faticosa nuotata cerca di riprendere fiato. Queste fasi di stasi rendono più vulnerabile il boccone e spesso il black bass parte all’attacco proprio quando la mosca si è appena fermata, o mentre riparte per la sua corsa.
La pesca con i poppers va condotta in modo rumoroso, giacché si cerca di irritare il pesce e indurlo a un’istintiva reazione di attacco. In pratica si lancia l’artificiale in modo che cada sulla superficie del lago da buona altezza: ciò provoca un rumoroso plop sull’acqua. Si attende quindi qualche secondo prima di avviare il recupero, giacché i boccaloni più curiosi possono essere richiamati dal tuffo della mosca e aggredirla immediatamente. Se non accade nulla, iniziamo a “strippare” la lenza in modo veloce e per brevi tragitti: strippare significa recuperarla a gugliate con la mano che non impugna la canna. L’obiettivo è indurre l’artificiale a sollevare una pioggia di schizzi mentre saltella in superficie, così da renderlo irritante e facilmente intercettabile per un pesce nei paraggi. Di tanto in tanto va concessa una piccola pausa al popper, al fine di renderlo simile a una rana che dopo faticosa nuotata cerca di riprendere fiato. Queste fasi di stasi rendono più vulnerabile il boccone e spesso il black bass parte all’attacco proprio quando la mosca si è appena fermata, o mentre riparte per la sua corsa.