In questi ultimi anni, frequentando con una certa assiduità le sponde di vari laghetti sportivi nel periodo autunnale e invernale, ho impiegato sovente streamers di colore bianco o nero, tanto che se dovessi redigere una classifica delle mosche che mi hanno consentito il maggio numero di catture, tali esche si posizionerebbero ai primi posti.
Insidie come la Viva, la Tadpole, la Appetizer e la Baby Doll, sono tra i modelli che preferisco per tentare le iridee sui reservoirs, soprattutto su quei bacini ripopolati con trote di grosse dimensioni e soggetti a regolamenti restrittivi, che ammettono esclusivamente le esche artificiali. Con i salmonidi arcobaleno di taglia, infatti, specialmente quando i pesci appaiono pigri e diffidenti, risulta spesso vincente la tattica di tentarli con qualcosa di sostanzioso che fomenti la loro aggressività, o che li irriti, così da provocare un’irrefrenabile e istintiva reazione di attacco, indipendentemente dalla loro reale intenzione di assumere del cibo, e uno streamer bianco o nero che fila veloce davanti al loro muso, o che procede con andatura pulsante, magari vibrando le sue eventuali flessuose appendici, è un boccone davvero invitante e stimolante.
La scelta di “innescare” mosche dalle tinte albine o corvine dipende dalla luminosità della giornata e dalla limpidezza del bacino su cui stiamo pescando: questa è una teoria assai diffusa tra i pescatori con la mosca, che io condivido appieno. Col cielo coperto, al tramonto, oppure su acque velate, i più attrattivi sono gli streamers neri: uno dei modelli che preferisco in molte situazioni è la Viva Tadpole Variant, il cui aspetto ricorda quello di un girino con la punta del capo di colore giallo. Collegando al finale questa esca, adotto solitamente una strategia di presentazione all’insegna della lentezza, facendola procedere in acqua in modo regolare con uniformi e brevi recuperi della lenza, alternati a piccole pause: questa tattica è molto efficace quando nel lago sono presenti trote dal comportamento assonnato e che stazionano a mezz’acqua. Per far nuotare la mosca alla giusta profondità, monto sulla canna una coda di topo completamente galleggiante e permetto all’artificiale di affondare al giusto livello prima di avviare il recupero.
Nelle giornate luminose, le mosche dalle tinte albine acquistano un’elevatissima attrattiva e quindi sono quelle che impiego quando c’è il sole alto nel cielo, soprattutto se il laghetto è abbastanza trasparente. Per svolgere un’azione di pesca molto veloce, tattica che imposto quando le trote appaiono decisamente attive e reagiscono con prontezza agli artificiali in corsa, carico sulla canna una coda di topo affondante, munita di un finale sui due metri e mezzo, e quale mosca impiego di solito una Baby Doll costruita su un amo dei sei o dell’otto. Se i salmoni sono riluttanti ad inseguire i miei inganni piumosi, opto per una lenza galleggiante con innestato un finale sui tre metri e mezzo, in punta al quale lego un Appetizer, o qualunque altro artificiale candido realizzato con piume di marabù a profusione: in questo caso eseguo il recupero in maniera oltremodo lenta, imprimendo di tanto in tanto brevi accelerazioni.
Di recente, ho sperimentato una mosca dotata di un elevato potere adescante pescando sia col cielo scuro, sia in pieno sole. La caratteristica di questo artificiale è di essere realizzato con spezzoni di ciniglia bianca e nera avvolti a spire alternate sul gambo dell’amo, che gli conferiscono un aspetto zebrato. Zebra è il nome di questa insidia e credo che pochi nomi nel campo delle mosche artificiali siano così azzeccati, un artificiale che impiego in esemplari piuttosto piccoli quando le trote risultano eccessivamente disturbate dai pescatori, disdegnando qualunque loro offerta, o addirittura fuggendo via se un’esca passa troppo vicino al loro naso. La Zebra può essere assemblata con o senza la struttura di zavorra: nel primo caso il modello che si ottiene è indicato alla pesca con la coda di topo galleggiante e la sua andatura in acqua è a sali e scendi durante il recupero. L’esemplare leggero, invece, è ottimo per la pesca con la lenza affondante e segue in acqua un percorso regolare e in linea con la coda di topo, apparendo più libero nei movimenti, soprattutto se il recupero è effettuato a strappetti che contribuiscono a far pulsare il ciuffo di fibre di marabù.
Insidie come la Viva, la Tadpole, la Appetizer e la Baby Doll, sono tra i modelli che preferisco per tentare le iridee sui reservoirs, soprattutto su quei bacini ripopolati con trote di grosse dimensioni e soggetti a regolamenti restrittivi, che ammettono esclusivamente le esche artificiali. Con i salmonidi arcobaleno di taglia, infatti, specialmente quando i pesci appaiono pigri e diffidenti, risulta spesso vincente la tattica di tentarli con qualcosa di sostanzioso che fomenti la loro aggressività, o che li irriti, così da provocare un’irrefrenabile e istintiva reazione di attacco, indipendentemente dalla loro reale intenzione di assumere del cibo, e uno streamer bianco o nero che fila veloce davanti al loro muso, o che procede con andatura pulsante, magari vibrando le sue eventuali flessuose appendici, è un boccone davvero invitante e stimolante.
La scelta di “innescare” mosche dalle tinte albine o corvine dipende dalla luminosità della giornata e dalla limpidezza del bacino su cui stiamo pescando: questa è una teoria assai diffusa tra i pescatori con la mosca, che io condivido appieno. Col cielo coperto, al tramonto, oppure su acque velate, i più attrattivi sono gli streamers neri: uno dei modelli che preferisco in molte situazioni è la Viva Tadpole Variant, il cui aspetto ricorda quello di un girino con la punta del capo di colore giallo. Collegando al finale questa esca, adotto solitamente una strategia di presentazione all’insegna della lentezza, facendola procedere in acqua in modo regolare con uniformi e brevi recuperi della lenza, alternati a piccole pause: questa tattica è molto efficace quando nel lago sono presenti trote dal comportamento assonnato e che stazionano a mezz’acqua. Per far nuotare la mosca alla giusta profondità, monto sulla canna una coda di topo completamente galleggiante e permetto all’artificiale di affondare al giusto livello prima di avviare il recupero.
Nelle giornate luminose, le mosche dalle tinte albine acquistano un’elevatissima attrattiva e quindi sono quelle che impiego quando c’è il sole alto nel cielo, soprattutto se il laghetto è abbastanza trasparente. Per svolgere un’azione di pesca molto veloce, tattica che imposto quando le trote appaiono decisamente attive e reagiscono con prontezza agli artificiali in corsa, carico sulla canna una coda di topo affondante, munita di un finale sui due metri e mezzo, e quale mosca impiego di solito una Baby Doll costruita su un amo dei sei o dell’otto. Se i salmoni sono riluttanti ad inseguire i miei inganni piumosi, opto per una lenza galleggiante con innestato un finale sui tre metri e mezzo, in punta al quale lego un Appetizer, o qualunque altro artificiale candido realizzato con piume di marabù a profusione: in questo caso eseguo il recupero in maniera oltremodo lenta, imprimendo di tanto in tanto brevi accelerazioni.
Di recente, ho sperimentato una mosca dotata di un elevato potere adescante pescando sia col cielo scuro, sia in pieno sole. La caratteristica di questo artificiale è di essere realizzato con spezzoni di ciniglia bianca e nera avvolti a spire alternate sul gambo dell’amo, che gli conferiscono un aspetto zebrato. Zebra è il nome di questa insidia e credo che pochi nomi nel campo delle mosche artificiali siano così azzeccati, un artificiale che impiego in esemplari piuttosto piccoli quando le trote risultano eccessivamente disturbate dai pescatori, disdegnando qualunque loro offerta, o addirittura fuggendo via se un’esca passa troppo vicino al loro naso. La Zebra può essere assemblata con o senza la struttura di zavorra: nel primo caso il modello che si ottiene è indicato alla pesca con la coda di topo galleggiante e la sua andatura in acqua è a sali e scendi durante il recupero. L’esemplare leggero, invece, è ottimo per la pesca con la lenza affondante e segue in acqua un percorso regolare e in linea con la coda di topo, apparendo più libero nei movimenti, soprattutto se il recupero è effettuato a strappetti che contribuiscono a far pulsare il ciuffo di fibre di marabù.
|
IL DRESSING

Affrontiamo il primo passo della costruzione della Zebra innestando l’amo nella ganascia del morsetto e avvolgendo sul suo gambo uno spezzone di sottile filo di piombo per creare la struttura di zavorra

Fissiamo la seta di montaggio all’uncino e la giriamo attorno alle spire di piombo, così da farle aderire saldamente all’asse dell’amo; quindi, in prossimità della curva, leghiamo un folto ciuffo di fibre di piuma di marabù tinta di bianco, montandolo in modo che si protragga all’indietro per una lunghezza leggermente superiore a quella del gambo dell’amo

Sul punto d’innesto della coda, blocchiamo le estremità di due spezzoni di ciniglia, uno nero e l’altro bianco, e il capo di un pezzetto di sottile tinsel argentato ovale

Girando assieme i due spezzoni di ciniglia attorno ai due terzi posteriori del gambo dell’amo, formiamo la prima porzione del corpo della mosca

Avvolgendo la ciniglia nera fino all’occhiello dell’uncino, costruiamo l’ultima parte del corpo dell’artificiale

Formiamo la testa della mosca con alcuni giri della seta di montaggio e la rifiniamo con il nodo finale e una goccia di colla
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: a gambo lungo dal n.14 al n.8
ZAVORRA (facoltativa): sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: rossa fluorescente
CODA: marabù bianco
CORPO: ciniglia bianca e nera
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale
ZAVORRA (facoltativa): sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: rossa fluorescente
CODA: marabù bianco
CORPO: ciniglia bianca e nera
ANELLATURA: sottile tinsel argentato ovale