Nel corso delle prime calde giornate di primavera, quando i fiumi cominciano ad essere molto produttivi per i pescatori a mosca, soprattutto per coloro che usano soltanto le imitazioni di superficie, vista la consistenza e la frequenza delle schiuse degli insetti, amo stare sul fiume dalla mattina alla sera. La temperatura dell’aria, non ancora eccessiva, rende piacevole frustare una lenza in aria anche nelle ore del mezzodì, anzi proprio in questa fase del giorno si verificano le schiuse più intense, favorendo le chance di allamare una trota di taglia su bollata.
Le settimane di fine aprile e di maggio sono splendide per qualunque moschista, ma chi si cimenta nelle differenti tecniche e adopra i diversi tipi di artificiale, sa sfruttare veramente al meglio le opportunità di questo periodo. Quando gli insetti non stanno sciamando, infatti, se ci armiamo di una selezione di ninfe e le facciamo filare nelle correntine, ai margini o dentro le buche, oppure lungo il sottoriva, possiamo catturare qualche bel pesce anche nei momenti morti delle giornata, magari impostando l’azione di pesca con una tecnica rilassante. In altre parole, possiamo decidere di comporre un trenino di ninfe su un finale a braccioli, abbinarlo ad una coda di topo affondante e ispezionare ampie porzioni di fiume pescando a “scendere”, effettuando i lanci in direzione della riva opposta e con una stretta angolazione a valle, spostandoci con la corrente di qualche passo dopo ogni passata. Questo è un sistema che apprezzo molto perché non richiede eccessiva concentrazione e regala attimi di grande emozione: avvertire la vibrazione del vettino della canna nell’istante in cui avviene l’abboccata è uno degli aspetti più eccitanti della pesca alla trota, indipendentemente dalla tecnica e dall’attrezzatura impiegata. Il pesce allamato a valle, inoltre, tende ad aprire immediatamente le pinne e a fuggire sfruttando la spinta della corrente, esercitando una notevole pressione sulla nostra lenza, così che il combattimento diventa particolarmente impegnativo e avvincente anche con trote non troppo grandi.
Innumerevoli sono le ninfe adatte alla composizione dei trenini per pescare a scendere e ogni moschista ha la propria combinazione vincente per affrontare i vari fiumi. Di regola si “innesca” una mosca piuttosto appesantita in punta – spesso la scelta ricade su una Gold Head – e due artificiali di minori dimensioni e magari con buone qualità imitative, sui braccioli del finale. In alternativa alle ninfe con la testa dorata, sui fiumi a flusso sostenuto, mi avvalgo sovente di una popolare mosca americana, la Zug Bug, la cui fisionomia e colorazione contribuiscono a farla assomigliare a diversi invertebrati acquatici. Ideata dal pescatore Arnold Gingrich, questa insidia è ottima sulle acque ricche di tricotteri e di plecotteri e ben si presta alle forme di pesca che prevedono il suo dragaggio – se così possiamo definirlo, dato che non produce alcuna scia in superficie – da una sponda all’altra mentre peschiamo da monte verso valle.
Le settimane di fine aprile e di maggio sono splendide per qualunque moschista, ma chi si cimenta nelle differenti tecniche e adopra i diversi tipi di artificiale, sa sfruttare veramente al meglio le opportunità di questo periodo. Quando gli insetti non stanno sciamando, infatti, se ci armiamo di una selezione di ninfe e le facciamo filare nelle correntine, ai margini o dentro le buche, oppure lungo il sottoriva, possiamo catturare qualche bel pesce anche nei momenti morti delle giornata, magari impostando l’azione di pesca con una tecnica rilassante. In altre parole, possiamo decidere di comporre un trenino di ninfe su un finale a braccioli, abbinarlo ad una coda di topo affondante e ispezionare ampie porzioni di fiume pescando a “scendere”, effettuando i lanci in direzione della riva opposta e con una stretta angolazione a valle, spostandoci con la corrente di qualche passo dopo ogni passata. Questo è un sistema che apprezzo molto perché non richiede eccessiva concentrazione e regala attimi di grande emozione: avvertire la vibrazione del vettino della canna nell’istante in cui avviene l’abboccata è uno degli aspetti più eccitanti della pesca alla trota, indipendentemente dalla tecnica e dall’attrezzatura impiegata. Il pesce allamato a valle, inoltre, tende ad aprire immediatamente le pinne e a fuggire sfruttando la spinta della corrente, esercitando una notevole pressione sulla nostra lenza, così che il combattimento diventa particolarmente impegnativo e avvincente anche con trote non troppo grandi.
Innumerevoli sono le ninfe adatte alla composizione dei trenini per pescare a scendere e ogni moschista ha la propria combinazione vincente per affrontare i vari fiumi. Di regola si “innesca” una mosca piuttosto appesantita in punta – spesso la scelta ricade su una Gold Head – e due artificiali di minori dimensioni e magari con buone qualità imitative, sui braccioli del finale. In alternativa alle ninfe con la testa dorata, sui fiumi a flusso sostenuto, mi avvalgo sovente di una popolare mosca americana, la Zug Bug, la cui fisionomia e colorazione contribuiscono a farla assomigliare a diversi invertebrati acquatici. Ideata dal pescatore Arnold Gingrich, questa insidia è ottima sulle acque ricche di tricotteri e di plecotteri e ben si presta alle forme di pesca che prevedono il suo dragaggio – se così possiamo definirlo, dato che non produce alcuna scia in superficie – da una sponda all’altra mentre peschiamo da monte verso valle.
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IL DRESSING

Affrontiamo il primo passo della creazione della Zug Bug innestando l’amo sulla ganascia del morsetto e applicando sul suo gambo uno spezzone di sottile filo di piombo, che poi impieghiamo per preparare la struttura di zavorra, girandolo in stretti in stretti passaggi attorno a un tratto dell’asse dell’uncino più o meno lungo a seconda di quanto intendiamo appesantire l'artificiale

Fissiamo la seta di montaggio rossa sul gambo dell’amo e leghiamo con essa, in prossimità della curva, tre o quattro barbe della “spada” del pavone. Queste codine vanno disposte in modo che si protraggano all’indietro per circa cinque o sei millimetri

Sul punto di fissaggio delle codine fermiamo col filato da costruzione l’estremità di uno spezzone di sottile tinsel dorato ovale e l’apice di tre o quattro barbe di penna della ruota del pavone. Quindi realizziamo il corpo dell’artificiale girando in stretti passaggi le barbe di pavone attorno a quasi tutto il gambo dell’uncino

Eliminiamo le eccedenze delle barbe di pavone e avvolgiamo in larghi giri il tinsel su tutto il corpo, formando così l’anellatura

Da un collo di gallo o di gallina rosso naturale stacchiamo un’hackle che abbia le fibre lunghe un po’ meno del busto della mosca e la leghiamo per la sua punta davanti al corpo

Servendoci dell’apposita pinzetta avvolgiamo l’hackle attorno alla porzione di uncino interposta tra il corpo e l’occhiello, realizzando un rado collarino con le fibre protratte leggermente all’indietro

Da una penna grigia della spalla del germano tagliamo un segmento di fibre e lo poniamo sul dorso della mosca, fissandolo subito dietro l’occhiello

Con un taglio netto riduciamo il segmento di fibre di germano ad una lunghezza equivalente ad un terzo del gambo dell’amo

Realizziamo la testina della mosca con alcuni giri della seta di montaggio e la saldiamo infine con una serie di nodini e con una goccia di colla trasparente
MATERIALI PER IL DRESSING
AMO: a gambo lungo dal n.12 al n.10
ZAVORRA: sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: rossa
CODE: barbe della “spada” del pavone
CORPO: barbe di penna della ruota del pavone
ANELLATURA: sottile tinsel dorato ovale
BOZZE ALARI: fibre di penna grigia della spalla del germano (il montaggio originale prevede le fibre di anatra mandarina color limone)
HACKLE: di collo di gallo o di gallina rosso naturale
ZAVORRA: sottile filo di piombo
SETA DI MONTAGGIO: rossa
CODE: barbe della “spada” del pavone
CORPO: barbe di penna della ruota del pavone
ANELLATURA: sottile tinsel dorato ovale
BOZZE ALARI: fibre di penna grigia della spalla del germano (il montaggio originale prevede le fibre di anatra mandarina color limone)
HACKLE: di collo di gallo o di gallina rosso naturale